XXIX

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19:30

Louis era pronto ormai da un'ora.

Non voleva rischiare di tardare neanche di pochi secondi.

Harry sarebbe arrivato entro mezz'ora e lui non vedeva l'ora.

Non aveva idea di dove sarebbero andati, ma voleva scoprirlo.

"Amico, se continui a girare così per la casa sarò costretto a chiamare l'igiene mentale!" affermò Liam ridendo di un Louis un po' troppo nervoso.

"È che non riesco a star fermo neanche un attimo! Mancano ancora trenta minuti e non ho idea di cosa fare!"

"Fatti un bicchierino, non è la tua risposta a tutto?" chiese lui ovvio.

"Beh sì, ma non questa volta! Voglio essere completamente lucido, voglio vivermi anche tutta l'ansia che n'è scaturita"

"Sei matto fino al midollo, Louis Tomlinson"

"Ancora ti stupisci?" chiese divertito.

"Beh, no!"

"Oh, senti, ha suonato un clacson! Potrebbe essere arrivato in anticipo?!"

Louis si catapultò alla finestra per guardare chi fosse arrivato sotto al palazzo, ma trovò solo un fattorino che consegnava una pizza ad un inquilino del piano di sopra.

"È lui?"

"No, neanche questa volta!"

"Basta Lou, arriverà, ora rilassati" disse Liam tranquillo.

"E se non dovesse farlo?"

Continuava a pensare che non sarebbe arrivato, che sarebbe finita precisamente come la prima volta.

Con lui che avrebbe pagato un caffè.

Per una sola persona.

"Allora vorrà dire che è un vero idiota"

Louis gli sorrise.

Poi il citofono suonò.

Louis corse a rispondere "Sì? Harry! Sali!"

"Bene, è arrivato il mio momento di sparire!" asserì Liam dinanzi all'estremo entusiasmo del ragazzo.

Mentre scese le scale si trovò Harry di faccia.

"Secondo piano, terzo interno sulla sinistra"

Harry lo guardò sorpreso.

"Non c'è di che" continuò Liam, lasciandolo solo.

Seguì le indicazioni ancora intontito fin quando non arrivò alla porta.

L'interno 247.

Senza pensarci due volte bussò.

Tre colpi secchi di nocca.

Louis, il quale era attaccato alla porta da quando aveva risposto al citofono, seguì la regola dei sette secondi e mezzo.

Quella per cui bisognava aspettare almeno sette secondi e mezzo prima di aprire la porta, rispondere ad una chiamata o ad un messaggio.

Una cosa infantile che si portava dietro da quando era un ragazzino.

Per baciare Eleanor Calder, la figlia dei vicini, e scoprire che in realtà fosse gay c'erano voluti ben sette secondi e mezzo.

E tanti ne aveva impiegati per macchiarsi la sua camicia con una bomba alla crema circa un mese prima.

"Harry! Sei arrivato!"

Splendido, sullo stipite della porta gli sorrise con fascino.

"Spero non ti dispiaccia questo anticipo, è che ho fatto prima del previsto e ho pensato che fosse meglio bussare, invece che rimanere in strada a contare i mattoni"

SerendipityWhere stories live. Discover now