Capitolo 10: Firenze

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Domenica 27 Giugno

Io e Federico siamo in giro ormai da molto tempo, ma passare il pomeriggio con lui è stato stupendo.

Abbiamo riso, scherzato, parlato come persone normali.

Mi sono resa conto che parlare con lui è parlare Lorenzo, mi esce spontaneo cominciare una conversazione.

Non posso dire lo stesso con Matteo.

Oggi mi ha messo in imbarazzo, forse perché in precedenza non ci siamo mai rivolti la parola.

Eppure con Federico è stato semplice, solo i primi attimi mi hanno messa in confusione, ma ora mi comporto come se ci conoscessimo da una vita.

Con Matteo è stato strano. Guardarlo mi ha fatto capire che qualcosa in lui lo turba, eppure questo sentimento l'ho notato solo quando mi ha guardata e quando mi guarda. Mentre parlava con Manuel a pranzo non ho percepito quello stesso sguardo che ha lanciato a me.

Forse mi trova inutile qui, in realtà avrebbe anche senso visto che io non c'entro nulla con loro.

Forse gli do su i nervi e potrei capirlo (in qualche modo, più o meno).

Ma in ogni caso, ora sono qui con Federico e mi sto divertendo, non dovrei pensare ai drammi di un ragazzo con cui ho scambiato mezza parola.

Mezza parola in cui lui mi ha fatto due complimenti.

Dovrei seriamente smetterla di pensare a lui mentre sono con Fede, sono pessima.

In questo momento sono seduta al tavolo del McDonald e sto aspettando che lui torni dal bagno.

Fede non voleva portarmi qui, se devo essere onesta, ma ho insistito io perché il Mc è sempre la risposta a tutto.

Inoltre abbiamo finito di mangiare, dobbiamo solo uscire e tornare, in qualche modo, a Coverciano.

Sorrido appena lo vedo arrivare in lontananza con quelle sue labbra poste sempre all'insù.

Mi alzo per avvicinarmi a lui e per uscire dal McDonald.

«mi sono divertita» gli confesso guardandolo di traverso «anche io, molto» Fede mi prende per mano e mi fa girare nella sua direzione.

Una sua mano è intrecciata alla mia mentre l'altra si posa dolcemente sulla mia guancia.

«Sofia?» i miei occhi sono puntati nei suoi, ma lui non sta guardando me, lui sta guardando le mie labbra «posso baciarti?» il suo sguardo, dalle mie labbra passa ai miei occhi che io chiudo istintivamente.

Sorrido scuotendo la testa in segno di negazione «certo che no» lui mi lascia il volto e così io apro gli occhi «non voglio che tu me lo chieda»

«voglio un bacio alla sprovvista, devi colpirmi» lui posa la sua fronte sulla mia «va bene, ho capito» mi spinge leggermente mentre alle mie orecchie giunge la sua calda risata «ti bacerò nel momento più inaspettato di sempre»

Gli poso le mie mani sulle sue guance ed annuisco «esattamente quello che voglio signor Federico» mi mordo il labbro.

Questa situazione mi ha messo un po' in imbarazzo, ma non mi sentivo di baciarlo, soprattutto perché fino a qualche minuto fa stavo pensando ad un altro.

Ovviamente non lascerò che i miei pensieri vincano sui miei sentimenti.

«è successo qualcosa?» mi domando posandomi una mano sulla schiena mentre camminiamo verso il centro «no, niente perché?» mi giro a guardarlo.

Lui scuote la testa «ti ho infastidita con la questione del bacio, vero?» inarco le sopracciglia e lo guardo male «perché mai? Federico Chiesa cosa ti rende così insicuro?»

Gli sorrido tenendo le labbra strette «tu mi piaci Sofia, come un colpo di fulmine, sei stata un colpo di fulmine, ma non credo che tu sei stata colpita dallo stesso fulmine» improvvisamente divento seria.

La mia mano si unisce nuovamente alla sua «non è così Federico»

«ci conosciamo da molto poco, io non mi sono mai innamorata e l'amore non fa per me, non so esattamente cosa provo quando sono con te» i miei occhi sono di nuovo nei suoi «dammi solo un po' di tempo»

Federico annuisce e poi mi porta una ciocca di capelli dietro le orecchie «tutto il tempo che vuoi» gli sorrido e poi mi allontano un po'.

«è meglio che torniamo a Coverciano, domani ci dobbiamo svegliare presto» annuncio guardando le stelle «ci?» domanda alzando anche lui lo sguardo «io sarò la vostra ombra, quando vi allenate io sono con voi e vi osservo sempre» faccio con le mani I'm segno di un fantasma.

Lui aggrotta le sopracciglia e mi guarda «sono perplesso» scoppio a ridere quando si porta una mano dietro la testa per grattarsi la nuca «Mancini mi ha chiesto di osservarvi, una fisioterapista in più non fa mai male» ammicco con il sorriso sulle labbra.

«e avete anche ragione» con questa ultima frase, ci dirigiamo verso un taxi che ci porterà a "casa".

Loving is not easy || Federico Chiesa? Matteo Pessina? ||Onde histórias criam vida. Descubra agora