Capitolo 23: Quello che lui ha dentro

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Sabato 10 Luglio

Preparo la mia borsa con i pochi abiti all'interno.

Oggi partiamo per Londra.

Domani è il grande giorno della finale è sono così felice che i ragazzi siano arrivati a tanto.

Si meritano di vincere domani ed io sarò in prima fila a fare il tifo per loro.

Sorrido osservando la figura di Federico steso sul letto con gli occhi chiusi.

Io so che sta facendo finta di dormire, ma faccio finta di nulla perché è così tranquillo che mi mette tenerezza.

Mi dispiace aver dubitato di lui.

Come potevo non sapere che lui non fosse fidanzato? Voglio dire, la sua vita, come quella degli altri giocatori, è, sfortunatamente, pubblica.

Ma io non mi sono informata ne nulla, ma confidavo in lui.

Con quel messaggio, Benedetta, mi aveva terrorizzata a morte.

Poi Fede mi ha raccontato per bene il loro rapporto e ho capito che, nonostante lui sia felice con me, non riesce a farla andare via del tutto.

E lo comprendo.

Non per i miei "forse" sentimenti per Matteo, ma perché credo che il primo amore sia difficile da cancellare via.

Scaccio via dalla testa questi miei pensieri continuando a riempire la valigia.

Non che ci debba mettere chissà quante cose, però comunque voglio la più totale tranquillità.

Che ovviamente non mi viene data perché Federico mi butta un reggiseno in testa «carino questo» lo prendo e lo osservo «hai dei gusti particolari» sistemo il reggiseno in valigia.

«nero, classico senza pizzo rimarrà sempre il più elegante di tutti» alza il busto prendendo la mia mano per baciarla «lo dici solo perché sono io?» chiedo guardandolo storto e lui scuote la testa «no, certo che no»

Scoppio a ridere prendendo le ultime cose e poi chiudo la valigia «tu non ne hai una da fare?» indico l'oggetto per terra.

Lui sospira e successivamente annuisce «sfortunatamente si» si alza dal letto infilandosi velocemente la maglietta.

Sorrido a quella scena così goffa, ma allo stesso tempo così tenera «vado, augurami buona fortuna soprattutto spera con me che Nicolò l'abbia già fatta altrimenti ci metterò un eternità» mi sorride lasciandomi un ultimo bacio sulle labbra.

Federico esce fuori dalla mia stanza e poi mi alzo in piedi.

«scusami» sento una voce maschile da dietro la porta «tranquillo, sei venuto per parlarle?» questa è la voce del ragazzo che è appena uscito «si»

Quando sento la sua voce vado in panico.

Perché proprio ora vuole parlarmi?

«no, quello più avanti» sento dire da Matteo ad una domanda che non ho sentito di Federico.

Mi sono distratta a pensare, come al solito, a lui. Non posso, e non voglio, crederci!

Matteo bussa alla mia porta e dopo qualche secondo la apro rivelando la figura di Matteo.

«ciao?» chiedo spostandomi di lato per farlo entrare, ma lui non si muove «hai già fatto la valigia» afferma indicandomela per terra «si»

«allora? Entri o preferisci fare la muffa davanti la porta?» chiedo spostandomi ancora di più.

Lui si muove e finalmente decide di entrare nella stanza.

Chiudo la porta e poi mi avvicino alla valigia che, con prontezza, alzo e sistemo vicino alla porta.

«scusami per averne parlato con Federico, ma non ci ho visto più Fia» perdo un battito quando sento quel soprannome.

Nessuno mi aveva mai chiamata in quel modo, non per qualcosa, ma perché nessuno ci aveva mai pensato.

«Fia?» domando inarcando le sopracciglia «scusami, non lo uso più» faccio un paio di passi vicino a lui e gli prendo il braccio «si, puoi chiamarmi così» gli sorrido.

Però poi mi ricordo che non devo essere così amichevole e aperta con lui «non fa nulla Matteo, abbiamo risolto grazie a te» mostro un sorriso forzato e poi mi allontano da lui.

«mi fa piacere» comincia a fare avanti e indietro per la stanza «sai che all'inizio volevo scoprire tutto di te?» gli dico sedendomi sul divanetto posto nella stanza.

Lui aggrotta le sopracciglia «cosa?»

Sorrido «si perché nei tuoi occhi ho sempre visto qualcosa che ti tormenta» inizio col dire sistemandomi meglio sul divanetto bianco «ma non qualcosa che ti tormenta in modo "cattivo"» mostro le virgolette «cioè anche, ma non sempre»

Lui si siede sul letto di fronte a me puntando i suoi occhi nei miei «lo vedo anche ora»

«mi ero promessa che ti avrei parlato molto e avrei cercato di conoscerti per capire cosa non andava» sul mio volto compare un sorriso amaro «ma alla fine abbiamo sempre parlato di me, di Federico e non sono mai riuscita ad approfondire te»

Vedo il suo sguardo rabbuiarsi e così si alza subito dal letto «scusami, devo andare» con passo svelto si avvicina alla porta, ma io lo fermo «perché scappi da te stesso?» gli chiedo prendendolo per mano.

«perché quello che i miei occhi stanno dicendo a te non farebbe piacere, voglio tenerlo solo per me» mi posiziono davanti la porta con ancora la sua mano stretta.

Lui continua a stringerla e non fa nulla per evitare questo contatto fisico.

I miei occhi cadono sulle sue labbra e il desiderio di baciarlo si fa spazio nella mia mente, ma non posso farlo.

«Sofia per quanto io ti possa volere bene, quello che ho dentro devo sconfiggerlo da solo, tra un po' ti dirò» i miei occhi sono ancora fissi sulle sue labbra, non riesco a toglierli.

«tra un po' potrebbe essere anche tra un'ora, quando capirò bene come fare» lui mi prende anche l'altra mano, ma non per sentirmi vicina, ma per spostarmi dalla porta.

La spalanca e senza neanche girarsi esce dalla stanza.

Come potevo mai pensare che lui volesse stringermi la mano?

Chissà se riuscirà mai a parlarmi di quello che dentro, da come ne ha parlato è come se fosse, come al solito, combattuto.

Loving is not easy || Federico Chiesa? Matteo Pessina? ||Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu