Capitolo 16: tra gesti e baci

1K 62 4
                                    

Martedì 6 Luglio

Il viaggio di ieri è stato divertente e pieno di vita con i soliti ragazzi che urlavano e gioivano.

Sempre con la loro bellissima canzone portafortuna, insomma, se ha funzionato per le prime partite, dovrà pur funzionare per la semifinale.

E così, ieri sera, siamo atterrati a Londra e, come a Monaco di Baviera, ho condiviso la stanza con i tre dell'ave maria.

Non ci sono mancate ovviamente le risate.

Le sere con loro tre passano sempre tra risate ed io credo di amare tutti questi ragazzi.

Sono una squadra stupenda e piena di amore, meritano molti successi.

E spero che finalmente questo anno sia il LORO anno.

Risparmio il viaggio dall'hotel a Wembley.

Seduta sempre vicino a Federico che si stava letteralmente mangiando le mani dall'ansia.

Ed io pensavo che qualcuno più ansioso di me fosse difficile da trovare.

Invece me lo sono letteralmente ritrovato affianco.

Al contrario dell'Allianz Arena, Wembley è uno stadio inglese e sappiamo tutti come sono fatti gli stadi inglesi.

Mi ritroverò letteralmente a bordo campo e di conseguenza, il Mister mi ha fatto sistemare nelle panchine, leggermente più in alto in modo da non distrarre i ragazzi.

Loro, in questo momento sono in campo che si stanno riscaldando, mentre io e molti dello staff siamo a bordo campo che li osserviamo.

Federico anche questa volta ha voluto che indossassi la sua maglia e così ho fatto, in modo da renderlo felice, ma a bordo campo ho evitato di espormi.

Sto indossando un cappotto molto lungo, anche perché qui a Londra non fa così caldo.

Alzo lo sguardo osservando il cielo e penso ai miei familiari e ai miei amici che mi hanno permesso questo viaggio.

Insomma, sono grande si, ma comunque ho lasciato la mia famiglia per correre qui con Lorenzo e provare le stesse emozioni che provano loro ad ogni singola partita, ad ogni loro tiro, ad ogni loro passaggio.

Penso che questo mese sia stato il più bello degli ultimi anni e pensare che domenica, speriamo, finirà tutto, mi si spezza il cuore.

Amo questi ragazzi quanto amo la mia famiglia.

Si perché loro sono una famiglia, ma un po' mi sento anche io parte di questa grande famiglia.

E il mio pensiero va a Leo che non è qui in questo momento fisicamente, ma è qui con il suo cuore e sta tifando più di tutti noi.

Sorrido quando Fede alza lo sguardo ed incontra subito i miei occhi.

Questo è un ragazzo d'oro, non smetterò mai di dirlo.

È un bambino nel corpo di un giovane ragazzo che ha reso la sua passione un'ispirazione per i futuri talenti del nostro calcio (e chi lo sa, magari anche all'estero sono arrivati a conoscere quanto Federico Chiesa sia fantastico).

Li vedo correre tutto dentro agli spogliatoi e vorrei così tanto seguirli, ma so che non posso.

Così mi avvicino alle panchine e mi siedo più in alto.

Ho la più completa paura che qualche telecamera possa riprendermi se devo essere onesta.

Da quando nella panchina dell'Italia c'è una ragazza con indosso la maglietta del numero quattordici (ricordo che sfortunatamente il numero è posto anche davanti).

Mi sfilo il giaccone quando vedo i ragazzi cominciare ad entrare in campo mentre alcuni, come Matteo, si siedono davanti a me.

Sospiro al calcio di inizio.

La partita è cominciata e le due squadre sono più o meno allo stesso livello.

Osservo il pallone andare a destra e sinistra, i vari tiri che cercano le due porte, ma nessuno dei quei palloni riesce ad entrare.

Questa partita è così tanto entusiasmante che neanche mi rendo conto del tempo che passa.

Mi ritrovo a sbuffare quando l'arbitro fischia la fine del primo tempo.

Mi alzo in piedi cercando di raggiungere i ragazzi, ma Matteo mi ferma «resta qua, saranno incazzati» e hanno anche ragione.

L'arbitra gio non mi sembra molto equo, ma intanto io sono di parte e preferisco non esprimermi, ma da quello che mi ha detto Matteo, penso che il mio pensiero è il suo coincidono.

«stai tranquilla, ti faccio sapere» Matteo si avvicina agli ragazzi e tutti si dirigono nello spogliatoio.

Come quarantacinque minuti fa, qui fuori ci troviamo solo io e lo staff.

Di conseguenza mi alzo il giaccone e mi avvicino a bordo campo, facendo notare il mio pass e osservando il campo verde.

Quei quindici minuti passano in fretta perché mi ritrovo subito i ragazzi nuovamente in campo, pronti e carichi per il secondo tempo.

Sorrido quando vedo Matteo avvicinarsi a me.

Mi prende per un braccio e insieme saliamo verso le panchine.

«il Mister mi ha caricati e anche noi che siamo in panchina li abbiamo spronati, faranno di tutto pur di segnare» mi lascia il braccio ed io gli sorrido «grazie»

Mi siedo allo stesso posto in cui mi trovavo prima e osservo la partita iniziata da un paio di minuti.

In questo secondo tempo abbiamo il primo ammonito dopo soli sei minuti di ripresa: Sergio Busquets ha fatto fallo di Immobile.

Ed ecco che, dopo dieci minuti da quel giallo, proprio con assisti di Ciro, Fede riesce a segnare un gol strepitoso.

Gol che ricorda quello di suo padre.

Sfreccia verso la bandierina e si lascia scivolare sulle ginocchia.

Ma poi si alza di scatto, osservando bene le panchine e ricomincia a correre nuovamente.

Sorrido quando abbraccia Mancini, ma poi comincia a salire i gradini.

Neanche il tempo di elaborare quello che sta accadendo che mi ritrovo le sue labbra sulle mie.

Un bacio non molto lungo, ma pieno di significato.

Lui si stacca dalle mie labbra e si allontana da me, ritornando in campo.

Questo suo gesto mi ha scossa, in senso positivo.

Mi ha così tanto scossa che non riesco neanche più a sedermi sulla panchina.

Loving is not easy || Federico Chiesa? Matteo Pessina? ||Where stories live. Discover now