2.

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Il ritorno a casa dopo la scoperta della giornata è così silenzioso che mi sembra quasi che manchi l'aria. Abbasso il finestrino dell'auto per lasciare che l'aria gelida possa sfiorare il mio viso, ho bisogno che qualcosa mi faccia tornare con i piedi per terra e che...

«Abbassa, ho freddo» la voce di Monique affianco a me si fa sentire. 

Albert, dal lato della sua gentilezza, si è offerto di accompagnarla a casa e io mi sono trovata a condividere il sedile posteriore con lei. Non che mi faccia piacere, passare del tempo con lei è l'ultima cosa che voglio, ma per rispetto decido di darle retta e di alzare il dannato finestrino per evitare che possa raffreddarsi o qualsiasi altra cosa. 

«Vinnie...» si allunga poi in avanti toccandogli la spalla:«... Accendi l'aria condizionata?»

Spalanco gli occhi sconvolta dalla sua richiesta. Non ho idea di che cosa abbia in mente, ma quando torna a sedersi composta con la cintura allacciata mi lancia un'occhiata divertita. Non mi pare ci sia molto da ridere in una situazione in cui la sua di vita, e quella di due ragazzi, stanno per prendere una piega totalmente diversa. Deve avere altri pensieri per la testa, non me. 

Provo a ignorarla. 

«Dove vuoi che ti lasci, Monique?» domanda Albert.

«A casa vostra» dice lei.

«Ma sono dall'altra parte della città» si lamenta.

«Non voglio stare da sola questa notte» la voce di Monique si fa di nuovo piccola.

«Oh...» esce dalla bocca di Albert, che guarda Vinnie come se volesse quasi chiedergli il permesso. 

«Fai come ti pare» è la risposta di Vinnie. 

«Bene» sorride di nuovo Monique. 

Appoggio la mia testa al finestrino e sposto il mio sguardo su Vinnie. Da questa prospettiva riesco a vedere il suo viso di lato, teso e preoccupato: fisicamente è in questa macchina, mentalmente è da tutt'altra parte. I suoi occhi fissano un punto inesistente e vorrei tanto allungarmi verso di lui per prendergli la mano e dirgli che andrà tutto bene, ma non ci riesco. É più forte di me. 

Tra le dita della mia mano sento ancora le sue incastrate alle mie, non riesco a smettere di pensare al modo in cui ha cercato sicurezza nella mia stretta... Che cosa vuol dire? Che cosa ha pensato in quel momento? Vorrei tanto entrare nella sua testa e capire ogni cosa che fa e dice. Ma a quanto pare, forse, non avrò nemmeno occasione di scoprirlo. 

Ho la sensazione che Monique sarà più presente del dovuto nel nostro appartamento, visto che Cole non si prenderà mai la responsabilità di starne vicino in attesa di queste cinque settimane. Cinque lunghe settimane... Sembrano così lontane, quasi impossibili da raggiungere. Eppure le cose cambiano in così poco tempo, la mia vita è cambiata in quattro di settimane, figuriamoci quante altre cose si evolveranno fino alla risposta del test di Monique. 

E vorrei tanto che possano cambiare insieme a Vinnie, ma sento che non sarà così. 

Non l'ho mai sentito così tanto distante. 

Eppure siamo nella stessa macchina. 

«Ti sei addormentata di nuovo?» la voce di Vinnie mi riporta con il pensiero nella macchina:«Dobbiamo fare qualcosa per questo tuo problema, continui a restare imbambolata e guardare nel vuoto» 

«Forse deve prendere appuntamento da uno psicologo, e di quelli bravi» commenta Monique aprendo la portiera dell'auto. 

«Che diavolo c'entra?» le chiedo. 

«Parlo in generale» e si alza in piedi per poi sbattere di nuovo la portiera. 

Vinnie non fa nemmeno caso a quello che la sua ex fidanzata ha appena detto e se ne esce dall'auto senza aggiungere un'altra parola. Albert mi guarda dal finestrino posteriore e ride:«Se provi a lasciarmi da sola con lei questa sera, giuro che potrei veramente impazzire» gli dico quasi minacciandolo. 

«Solo se non mi lasci da solo anche tu, non la sopporto» commenta.

«Se ce ne andassimo? Ci inventiamo una scusa e ce ne andiamo?» propongo. 

Ma non riesco ad avere una risposta immediata perché la portiera dell'auto si apre improvvisamente. 

«Volete uscire da questa dannata macchina?» è Vinnie. 

«Sì, arriviamo» gli dice Albert, fa finta di cominciare a cercare qualcosa per dare il tempo a Vinnie di richiuderla e appena lo fa:«Posso essere d'accordo con te, a condizione che ci andiamo a bere qualcosa di forte»

«Fortissimo, voglio tornare a casa e non capire più niente» puntualizzo.

«Mi piace» approva Albert. 

Usciamo entrambi dall'auto e ci incamminiamo verso la porta d'ingresso dell'edificio. Monique e Vinnie sono proprio lì che ci stanno aspettando, probabilmente il biondino si è dimenticato le chiavi di casa. Sta fermo, con la schiena appoggiata al muro e le mani nelle tasche dei pantaloni. Batte il piede sinistro con impazienza e alza gli occhi al cielo quando vede me e Albert che finalmente usciamo dall'auto. I suoi riccioli biondi, sotto questo cielo grigio, sembrano spenti quanto il suo sguardo. Penso di non averlo ancora visto così...

Albert tira fuori le chiavi e apre il portone, andando avanti insieme a Monique. Faccio anche io un passo per entrare, ma Vinnie mi prende il braccio e mi blocca. 

«Questa sera tu dormi in camera» dice.

Mi ammutolisco immediatamente. 

«I-in che senso?» chiedo.

«Quanti sensi ci sono in "questa sera tu dormi in camera mia"?» domanda quasi annoiato. 

«Non vuoi dormire con Monique, potrebbe avere bisogno di te» gli dico.

«Non riesco» risponde:«E poi se avrò bisogno saprà dove trovarmi»

Lascia andare la presa sul braccio e si sposta come per andare avanti ed entrare nell'edificio, ma sono io questa volta a bloccare la sua entrata:«Come stai?»

Incontra il mio sguardo, ma il suo viso resta immutato. 

«Come dovrei stare?» chiede lui.

«Una merda?» provo io.

«Una merda» conferma lui. 

«Sai che cosa potrebbe farti bene?» gli dico.

«Cambiare stato?» domanda.

«No» rispondo:«Uscire a prenderti una boccata d'aria, io e Albert stavamo pensando di uscire e di andare a bere qualcosa -»

«Fate come volete» è la sua risposta immediata, mi passa accanto sfiorandomi la spalla. 

«Quindi è un no?» gli chiedo. 

«Non è giornata» chiude così la conversazione e se ne va. 


PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora