12.

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«Hacker, mi sembrava di averti visto in giro» commenta Aaron.

«E speravo anche di non doverti più vedere» aggiunge Vinnie.

Riesco a fatica a seguire i loro discorsi, per un momento non mi sento più le gambe e cerco un appoggio per non cadere a terra. Ma come diavolo mi sono ridotta in questo stato? Devo andarmene via da qui, ho perso il controllo e ora rischio solo di rovinare la serata a tutti. Chiamerò un taxi, sì, chiamerò un taxi e mi farò portare a casa.

«É amica tua?» continua Aaron.

«Esattamente, quindi ti chiedo di levarti dalle palle» nel rispondere, sento le braccia di Vinnie sfiorare i miei fianchi. Le sue dita premono con forza sulla mia pelle, ormai insensibile per via dell'alcol, per tenermi in piedi.

«Non è off limits quindi?»

«É off limits perché è ubriaca»

«É stata lei a venire da me, a portarmi quassù e quasi scoparmi. Io voglio solo finire ciò che ha appena iniziato» risponde il tipo.

Perché diavolo sono stata così stupida? Ho gli occhi aperti ma davanti a me è come se non vedessi nulla. Quanto vorrei avere la forza di aprire la bocca e di rispondergli male, ma non voglio nemmeno peggiorare la situazione a Vinnie, che si è trovato coinvolto per niente. Aspetta, ma lui è qui... In un battito di ciglia raccolgo le ultime forze che ho in corpo per tenermi in piedi da sola e farfuglio un confuso:«Sto bene» spingendolo via da me.

Ricordo a me stessa di essere ancora arrabbiata con lui.

Cammino con l'intenzione di andarmene dritta in bagno, chiudermi là dentro per il resto della serata o fino a quando non mi sarò ripresa abbastanza da essere in grado di capirmi dove diavolo mi trovi.

Ma le mie intenzioni vengono frenate da Aaron:«Mi piace come ragioni» ammicca.

Mi libero dalla sua stretta sulla mia mano:«Se ti dico di lasciarmi stare, allora mi devi lasciare stare»

«Ti piace fare la difficile» insiste lui non capendo le mie parole.

Non sono stata abbastanza chiara?

«Ora io andrò in quel bagno, mentre tu tornerai al piano di sotto» gli dico.

«Il destino vuole che le nostre strade si incrocino, guarda caso anche io volevo andare in bagno»

«Aaron hai dei problemi?» si mette di nuovo in mezzo Vinnie.

«Che cazzo vuoi Hacker? Non vedi che sto cercando di concludere qui? Cosa ti importa?» poi mi prende per la mano e quasi mi trascina dietro di sé. Inciampo sulle mie stesse scarpe nel movimento brusco che fa, ma non cado a terra per fortuna.

Il mio sguardo cerca quello di Vinnie, poi i miei occhi si chiudono. Un altro momento di mancamento, sento il mio corpo formicolare e allungo una mano per appoggiarmi a qualcosa. La mia mano vaga a vuoto, fino a quando qualcuno mi afferra e mi aiuta a stare in piedi, di nuovo. Quando apro gli occhi, vedo Albert che con un sorriso dolce mi guarda come se gli facessi solo tanta tenerezza. Poi il suo sguardo si sposta dal mio e lo seguo... Aaron è appoggiato al muro davanti al bagno, in punta di piedi. Vinnie lo tiene per aria con una sola mano, aggrappata alla maglietta del ragazzo. Gli sferra un pugno che va a colpire gli zigomi di Aaron, la sua testa segue il movimento del pungo. Reagisce ovviamente, un bel pugno si assesta sui fianchi di Vinnie che molla la presa.

«Ce la fai a stare in piedi?» la voce di Albert.

Annuisco con insistenza, l'ultima cosa che voglio è che Vinnie si mette in mezzo a una rissa o che si faccia male per colpa mia. Riesco a seguire la scena di Albert che raggiunge Vinnie, ma lui gli fa cenno di allontanarsi e lasciar fare a lui. Per un secondo penso solo che sia pazzo, poi nei suoi occhi leggo una voglia irrefrenabile di prendere a pugni quel ragazzo, non per me, quanto per una vendetta personale che non conosco. I due si conosco già, ma perché?

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora