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Che cazzo Vinnie, c'ero prima io in bagno. La voce di Nick scuote tutta la casa. In qualche modo, sono riusciti tutti a fregarlo e a rubargli il posto in bagno. 

Ho continuato a fissare quel portachiavi per dieci minuti di fila, senza riuscire a capire di chi sia. Ma nel dubbio, l'ho già agganciato alle uniche due chiavi di casa che ho: quelle di questo appartamento e della porta del condominio. Le uniche chiavi che ho con me da mesi. Non ho neanche avuto l'occasione di avere quelle del mio appartamento con Cole, la proprietaria ci aveva lasciato un'unica copia, nei nostri piani c'era l'appuntamento per farne un doppione. Ma a quel doppione non ci siamo mai arrivati per ottime ragioni. 

Sono in piedi davanti allo specchio a sistemarmi il rossetto rosso scuro sulle labbra, quando qualcuno bussa alla porta della mia stanza. E se bussa, non si tratta di Vinnie. 

«Sì» dico, voltandomi. 

La porta si spalanca e Albert, con una camicia bianca e un paio di pantaloni grigi, entra:«Wow» i suoi occhi mi squadrano dalla testa ai piedi. Ammetto di essermi impegnata per questa sera: questo pomeriggio, nel mentre che Aaron cercava i bicchieri di plastica, ne ho approfittato per andare in un negozio affianco e comprarmi un vestito rosso a tema. È corto appena sopra le ginocchia e scollato il giusto sul mio seno, per evidenziarne le circonferenze. È un rosso scuro, lo stesso del mio rossetto, e mette in mostra tutte le mie forme. L'unica cosa che non mi piace è che  è senza maniche, ho la schiena e le clavicole scoperte. Nulla che una giacca o e un blazer non possa sistemare. E poi sono sicura che farà molto caldo. Fortuna che avevo un paio di calze color carne di scorta. 

I capelli neri invece li ho lasciati lisci, diciamo che il mio outfit fa già abbastanza. 

Albert mi scorre e con gli occhi azzurri e si schiarisce la voce prima di dire qualsiasi cosa abbia in mente:«Sei- cioè, stai- cioè questa sera stai molto bene» non distoglie lo sguardo dai miei fianchi:«Non che tu di solito non stia bene, ma wow, stai..»

«Grazie» sorrido:«Anche tu stai molto bene, sono sicura che Claire la penserà come me» 

«A proposito di Claire..» e io che pensavo di aver detto una cosa giusta:«Sono venuto qui proprio per parlarti di lei» si gratta la nuca e attraversa la stanza per andare a sedersi sul letto. 

È molto serio. Troppo. 

«È successo qualcosa?» chiedo. 

«No» dice: «Cioè sì» 

Claire non mi ha detto niente. Hanno litigato? Dall'ultima volta che hanno parlato, non ho saputo più nulla ne da parte sua ne da parte della mia migliore amica, pensavo fosse tutto a posto. Mi affianco ad Albert sul letto, ma la cosa non fa altro che metterlo ancora di più in imbarazzo, fa un saltino per mettere leggera distanza tra di noi e si passa freneticamente la mano sulla fronte. 

«Avete litigato?» domando. 

«No» dice:«Ma vorrei chiederti di farle in qualche modo che per questa sera voglio che manteniamo le distanze. So che siete migliori amiche ed è squallido da parte mia chiedertelo, ma penso di avere bisogno di tempo per pensare a come comportarmi con lei e come gestire qualsiasi cosa ci sia tra di noi»

«Non ti piace?» devo saperlo. 

«No» dice:«Cioè sì, mi piace. Ma vedi, ci sono delle cose di lei che non mi vanno a genio. Mi sentirei un'egoista di merda a chiederle di cambiare per me, non lo farei mai con nessuna persona, soprattutto con quella che dovrebbe avere una relazione con me»

«È un pensiero molto maturo» provo a consolarlo:«Non c'è niente di male se non ricambi i sentimenti di una persona. Per esperienza personale, e per il fatto che conosco la mia migliore amica, ti posso garantire che peggiorerai solo che la situazione provando a ignorarla. La metterai in crisi e proverà a parlarti per tutta la serata» non voglio che Claire si illuda. Non se lo merita, anche se tutto questo casino con Albert se l'è creata da sola, con le sue stesse mani. 

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora