55.

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Cammino avanti e indietro con il taccuino degli appunti delle lezioni in mano, i miei piedi freddi non stanno fermi per l'agitazione e in questa casa di notte si spegne il riscaldamento con la scusa che, essendo tutti a letto, e sotto le coperte, non ne abbiamo bisogno. E chi pensa a me, studentessa universitaria, che alle due di notte deve ripassare un tomo intero di microeconomia? Nessuno.

Aspetto che la teiera scalda l'acqua per prepararmi una camomilla, gli esami in generale mi mettono ansia. Non so come faccia a prendere tutto con calma Claire.

Non sa se passerà l'esame e con quanto, la sua testa è stata per tutto il pomeriggio fissa e ferma ad Albert. Hanno parlato per ore mentre io studiavo, una cosa positiva è che almeno ho potuto avere tutta la camera per me. Quando Claire è rientrata mi è sembrata molto demoralizzata, ma con la scusa del ripasso di tutto non mi ha voluto dire niente... che si vergogni del fatto che Albert la sta mettendo alle strette? Non è abituata a essere rifiutata, questo no.

«Cosa ci fai sveglia a quest'ora?» si stropiccia gli occhi Vinnie, varcando la soglia del salotto.

La sua voce accogliente e roca mi fa saltare dallo spavento, non me lo aspettavo. Sono talmente concentrata su questi fogli che non mi rendo conto delle persone e dei rumori attorno a me.

Alzo il taccuino per mostrarglielo e fargli capire che no, non sono una pazza che gira per casa a caso.

«Ah giusto... l'esame» si passa le mani tra i capelli e mi guarda curioso. Mi sento il suo sguardo addosso, ma non lo fa con malizia, piuttosto come se stesse cercando di notare qualcosa:«Hai freddo?» si vede così tanto?

Solo adesso che me lo chiede mi rendo conto che sono appoggiata con la schiena sul bancone della cucina, in piedi ma comunque china, come se stessi cercando di raggomitolarmi tutta. Le braccia intrecciate mi tengono al caldo, per quello che possono.

«Un po'» rispondo, senza alzare lo sguardo.

Lui svanisce, convinta che sia tornata a letto. Mi volto, appoggiando il taccuino, per prendere la teiera dal fornello e lasciare che l'acqua calda inumidisca la bustina di camomilla nella tazza. È così calda che mi sento le palpebre pesanti, tempo mezz'ora e rischio di crollare... ma non posso, mi manca ancora tutto il capitolo finale. Posso saltarlo? No, perché sono la classica persona che appena pensa "salto questo capitolo perché non è importante" se lo trova come domanda di punta dell'intero esame.

Mentre ripasso a mente e sussurrando un termine, mi sento qualcosa di caldo ma leggero sfiorare le spalle. Alzo lo sguardo di lato, e vedo gli occhi profondi di Vinnie che fissano il quadernino mezzo aperto. Le sue mani tengono i lembi di una coperta morbida e profumata, che mi appoggia sulle spalle.

«Non vorrei congelassi completamente e non potessi dare l'esame» sussurra al mio orecchio, sfiorandomi la pelle sensibile.

Le sue mani sono ancora salde sulle mie spalle, come se avesse paura che la coperta possa scivolare via, e i suoi occhi profondi si spostano sui miei, non mi ero accorta di starlo fissando da così tanto tempo. Non è un gesto romantico, ma è un'attenzione che pensavo non mi riservasse mai. Appoggio le mie dita sulle sue, per sorreggere il lembo di cotone...

La stanza si svuota d'aria, rimango senza fiato nel silenzio più assoluto e lui lo nota. Perché nel silenzio più assoluto, riesco a percepire il battito cardiaco forte sotto i polpastrelli delle dita e la cosa non sembra dargli fastidio, ma nemmeno piacere. Le nostre mani si sfiorano, calde e attente... Così come i nostri occhi sono fermi, immobili... Ci schiariamo entrambi la voce nello stesso momento e torniamo alla realtà.

Mi sistemo per bene la coperta:«Grazie» sussurro.

Vinnie si appoggia con la schiena la bancone e incrocia le braccia: «Sembri tenerci molto a questo esame, non è che ho azzeccato la punizione a caso?»

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora