18.

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E se a lui quel "di conseguenza" non andasse bene? Continuo a tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi, il lampione fuori dalla mia finestra riesce a illuminargli il viso abbastanza da mettere in risalto i tratti del suo volto. I riccioli gli fanno ombra sullo sguardo, che non riesco a decifrare. Se di solito aveva quella tendenza a guardarmi con sguardo provocatorio, adesso non è così. Adesso mi guarda come se dalla mia risposta dipendesse tutto, e per tutto intendo qualsiasi cosa esista tra di noi. Perché deve essere tutto così difficile? Non lo è stato con Cole. Qualche appuntamento e poi la domanda di essere la sua ragazza. Perché invece con Vinnie deve essere tutto complicato? 

«Se quel di conseguenza non dovesse andarti bene...» se quel di conseguenza non dovesse andargli bene, che cosa?:«... allora tornerei a vivere la mia vita come se nulla fosse, avendoti nella mia testa solo come un ricordo»

«E questo che cosa vorrebbe dire?» domanda con voce roca. 

«Che farei il possibile per cancellarti dalla mia testa» rispondo seria. 

Lui insiste con lo sguardo. Forse sbaglio io, forse sono io il problema tra i due. 

«E se a me non andasse bene nemmeno questo?» 

«Allora prendi una scelta, fai la tua decisione, prima che possa essere troppo tardi» non è da me mettere alle strette le persone, ma non ce la faccio più:« Nel frattempo io non posso fare altro che aspettarti» allungo anche io la mano verso la sua guancia e gli accarezzo il viso. La sua pelle morbida si scalda sotto al mio tocco e chiude gli occhi come per concentrarsi su di esso. 

Non ho idea di che cosa gli passi per la testa, vorrei saperlo, ma so che ciò che sta succedendo a lungo andare non potrà farci del bene. Ci frena. Ci blocca. 

Apre gli occhi e la prima cosa che fa è accertarsi di far scontrare di nuovo le nostre labbra. I miei pensieri evaporano in questo momento, sembra così facile lasciarsi andare, così facile cancellare ogni litigio o dubbio che io abbia su di lui. Il suo tocco quasi brucia sulla mia pelle, ma mi ricordo che non può andare avanti così. Non posso farlo. Non voglio svegliarmi domani mattina con il pensiero di esserci cascata di nuovo o di avergli fatto pensare che ci sarò sempre solo per andare a letto con lui. Non è così che deve andare. 

Nel momento in cui sposta il braccio per avere presa sul mio corpo e farlo avvicinare al suo, raccolgo tutta la forza di volontà che mi è rimasta in corpo e mi allontano dal bacio. 

Non capisce e per questo si sporge di nuovo in avanti. 

Ma io indietreggio di nuovo. 

«Che succede?» domanda sottovoce. 

«Non ce la faccio»

«Che cosa non riesci a fare?»

«Questo» indico me e lui:« Non posso più andare avanti così»

«Perché pensi che ti abbia scambiata per una puttana? Ancora con questa storia?» sembra innervosirsi. 

«Potrebbe essere» rispondo. 

«Potrebbe essere? Sono venuto qui a cercare di parlarti dopo una cosa che mi hai detto a caso, dal nulla e sarei venuto qui per scopare? Se a te da fastidio essere scambiata per una persona che non sei, vale lo stesso per me. Cioè, che cazzo di pensiero hai tu di me? Che mi vado a scopare qualsiasi essere vivente che mi trovi davanti? Che ogni volta che io abbia messo piede in questa stanza sia stato questo il motivo? Scopare?» chiede prendendo le distanze anche lui. 

«Scusami se quelle poche volte che ho cercato di avere anche solo una conversazione con te, te ne sei sempre andato via» dico. 

«Non parlo senza sapere che cosa dire, mi prendo il mio cazzo di tempo»

«Non è questo il punto Vinnie» 

«No, l'ho capito io qual è il punto. Non hai capito niente di me, è questo il vero punto»

«Nemmeno tu di me» sottolineo. 

«Forse ho capito anche troppo di te. Sei fottutamente testarda, con un paraocchi costante, non vedi le cose che stanno oltre alle azioni e alle parole» alza la voce. 

«Che cosa avrei dovuto vedere oltre alle parole e azioni? Se ogni volta siamo finiti in quel letto?»

«Non solo in quello» puntualizza. 

«Che cazzo c'entra?» domando confusa. 

«Mi sto rompendo i coglioni»

«Certo, è questo che succede ogni volta no? Ti rompi i coglioni e te ne vai. Non sai cosa rispondere, e te ne vai. Restiamo in silenzio, e te ne vai. Scappare sempre non ti porta a niente» ho un nodo alla gola che non riesco a mandare via. 

«Scappo anche adesso, così lo aggiungi alla tua lista visto che ti piace tanto ricordare e sbattere le cose in faccia alle persone e mi risparmio anche altri discorsi inutili che stai facendo» ha il coraggio di dire. 

«Inutili...» mi scappa una risata nervosa:«... a quanto pare siamo in due a non riuscire a vedere oltre le parole, sei uguale a me»

«Avevo voglia di parlarti, non ti scopare, ma ora non mi interessa più nemmeno quello. Grazie per la chiacchierata Beth» mi prende in giro afferrando la maniglia della porta. 

«Facile dirlo dopo averti messo con le spalle al muro» rispondo innervosita. 

Non appena apre la porta della stanza, sentiamo un ahia provenire dal corridoio e un rumore sordo. Quando guardo meglio, Nick si tocca la fronte con un'espressione di dolore sul viso. Ci stava ascoltando? Albert affianco a lui che si gratta la nuca con aria da colpevole:«Stavamo passando proprio di qua»

«Se voi due non vi fate i cazzi vostri, la prossima volta non sarà la porta a colpirvi in faccia» risponde Vinnie andandosene via e chiudendo rumorosamente la sua di porta. 

Mi sento mancare l'aria e ho urgente bisogno di uscire di casa per camminare e pensare ad altro. Prendo in mano il cellulare e cammino affianco ai due spioni per mettermi le scarpe e uscire. 

«Dove stai andando?» mi chiede Albert. 

«Ho bisogno di prendere una boccata d'aria» sento un peso sul petto, che diavolo mi succede? 

«Vuoi che ti accompagni? É buio fuori»

«No» rispondo seccata mentre cerco di allacciarmi le scarpe. Tengo lo sguardo fisso su queste maledette scarpe fino a quando nel mio campo visivo vedo comparire una mano, quella di Albert. Solo quando le appoggia sulle mie mi rendo conto che stavo tremando dal nervoso, e che per questo non riuscivo ad sistemare i lacci...

«Va tutto bene?» mi chiede con sguardo dolce. 

Lo guardo negli occhi quasi incantata, poi torno in me:«Sì, voglio uscire e stare da sola per un po'»

«Non sei tu a sbagliare» se ne esce dal nulla. 

Che ha ascoltato la nostra conversazione è chiaro, ma non ci voglio pensare. La mia testa è così piena di rabbia che ha già cancellato metà della conversazione tra me e Vinnie. Annuisco e mi alzo in piedi per prendere la giacca. Controllo che ci siano le chiavi e, senza salutare nessuno, nemmeno Albert che è ancora vicino a me, esco dall'appartamento. 

Penso di non aver mai fatto queste scale così in fretta, mi trovo all'ingresso del condominio in un attimo. Il freddo gelido invernale mi ricorda che sono ancora in me, la mia pelle torna a gelare dopo il tocco caldo di Vinnie e sento quella sensazione percorrere tutto il mio corpo. Realizzo solo ora, lentamente, che cos'è successo... Poteva finire tutto così bene, invece no. 

«Vaffanculo» dico sotto voce, tra me e me. Alzo lo sguardo davanti a me, non so nemmeno dove andare. Nell'attimo stesso in cui sposto gli occhi, mi rendo conto di quanto questa città sia piena di lucine... Natale... Si sta avvicinando il periodo di Natale... 

«Ora capisco perché piaci a Vinnie» una voce familiare mi fa quasi trasalire dalla paura. 

Quando mi volto nella sua direzione, capisco perché l'ho riconosciuta. 

«Volevo Vinnie, ma tu forse sei un'esca migliore» risponde abbozzando un sorriso malizioso.

«Che cosa ci fai qui, Aaron?»




PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora