21.

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«Che cosa ti aspetti che ti dica?» domanda liberandosi dalla mia presa. 

Non sarebbe Vinnie se non mi avesse dato una risposa fastidiosa come questa. 

«Dovresti dire qualcosa?» provoco io. 

«Perché me l'hai detto?» 

«Non lo so, sentivo di dover essere sincera con te. Tanto, non te ne frega niente no?» ma so che non è così. Deve essere come credo io. Se ha reagito in quel modo deve esserci una spiegazione, non può aver detto così tante volte il nome di Aaron a caso, non può essere stato così scontroso solo per il litigio che abbiamo avuto prima. Sarei un vero clown se fosse il contrario e se fosse tutto solo nella mia testa. 

Lui mi guarda chinando leggermente la testa e mi osserva. Starà forse cercando di capire se sto dicendo la verità? Tanto non lo potrà mai sapere. 

«Spero che tu ne sia rimasta soddisfatta» risponde acidamente. 

«Almeno lui l'ha fatto» dico io. 

«Cosa?» alza le sopracciglia. 

«Almeno lui ha avuto il coraggio di baciarmi, oggi» 

«Non me ne frega un cazzo» puntualizza, ma dal tono della voce dimostra tutt'altro. 

La sua reazione mi diverte un po', nonostante mi dispiaccia che lui creda che io abbia baciato qualcun altro. Faccio un passo verso di lui e avvicino la mia mano in modo da sfiorargli le dita, ma senza incastrarle tra le mie. Tengo lo sguardo basso e guardo le nostre mani vicine, che però non si toccano.

«Sai come l'ha fatto?» domando a bassa voce. 

Sollevo lo sguardo per guardarlo negli occhi e lui tende la mascella, mettendo in mostra le linee. Alzo le dita e le faccio sfiorare sulla pelle del suo polso, per poi risalire lentamente lungo il suo braccio. 

«Mi ha messo la mano dietro il fianco, sfiorando quella linea sottile che la divide dai glutei...» continuo. 

Prende un respiro profondo appena le mie dita tracciano la traiettoria verso le sue clavicole. Ma non distoglie mai lo sguardo dal mio. Mi mancava sfiorare la sua pelle con questa sicurezza, come mi manca in modo soffocante sentire il sapore delle sue labbra. Non so che cosa mia stia prendendo, sarà la reazione che ha avuto o il fatto che il litigio di prima mi ha fatto solo che mancare la sua presenza... Ma non riesco a smettere di provocarlo nella speranza che mi dimostri che, in fondo, qualcosa ha sentito nel momento in cui gli ho mentito sul bacio di Aaron. 

Nel mentre che gli dico cosa ha, nella mia testa, fatto Aaron con la mano libera afferro la sua mano e la porto sul mio fianco:«Proprio qui...»

Il suo pomo d'Adamo si alza con nervoso. Si morde il labbro inferiore e il petto si alza con un ritmo sempre più profondo. 

«NO QUELLE PATATE ERANO MIE» si sente urlare dalla cucina Nick. 

Noi siamo ancora fermi in mezzo al corridoio, chiunque potrebbe venire qui e vederci. Ma non me ne importa. 

«Beth... Mi stai innervosendo» sussurra Vinnie. 

«Perché? Hai detto che non ti importa» gli dico:«Ho bisogno di confidarmi con qualcuno e di raccontare cos'è successo, fanno anche questo gli amici no?»

«Non me ne frega un cazzo» continua a insistere ma a bassa voce:«Ma se lo trovo, ho un motivo per mirarlo con il pugno»

Le mie dita ora si spostano sfiorando il suo collo. Risalgono ancora verso il suo mento e il labbro inferiore ora libero dalla stretta dei denti:«Poi mica stretta di più a lui» lascio che i nostri corpi si avvicinino. Il mio seno incollato al suo petto. 

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora