1. Don't rain on my parade

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-Dunque... signorina Park Yona, giusto?

La donna sorrise, appoggiando la schiena alla sedia imbottita e sistemandosi in una posa rilassata, le braccia incrociate sotto al seno e una gamba accavallata sull'altra.

-Esatto- replicò, sollevando un angolo della bocca mentre l'uomo annuiva con un sorriso cordiale.

Era intrigata. Erano passati almeno due minuti da che aveva messo piede nell'ufficio e ancora non aveva ricevuto il check up di circostanza. Solitamente, il suo ingresso a un qualsiasi colloquio di lavoro era puntualmente accompagnato da un'occhiata scettica che partiva dalla punta decolorata dei suoi capelli all'estremità dei suoi stivaletti a stiletto ricoperti di borchie. Uno sguardo contrariato, un sopracciglio alzato e una smorfia malcelata sulla bocca seguivano come prassi. La questione veniva temporaneamente accantonata per lasciar spazio ai convenevoli di routine, per poi essere recuperata più avanti nella conversazione con un classico "È richiesto un abbigliamento formale adeguato al luogo di lavoro". Yona, a quel punto, sorrideva ampiamente piegando il capo e rispondendo che quello era il suo miglior "abbigliamento formale". Faceva perfino lo sforzo di indossare una triste, insipida camicetta nera invece che il classico top sfilacciato con il logo dei Pink Floyd.

Curiosamente, il responsabile delle risorse umane del giorno non aveva ancora ceduto al seguire le abitudini dei suoi predecessori, ignorando completamente il resto del suo corpo e concentrandosi invece sul suo viso.

-Bene, signorina Park. La ringrazio per essere venuta qui oggi, spero che il nostro incontro risulterà proficuo.

La donna, sorridendo, piegò il capo studiando con discrezione il volto cordiale dell'uomo che ancora non sembrava in procinto di giudicare il suo stile di abbigliamento. Scorrendo con gli occhi, ne analizzò la mandibola volitiva e la barba curata, le labbra sottili ma eleganti e il naso sporgente. Poi, scivolò sulle braccia adeguatamente muscolose e le grandi mani che stringevano il suo curriculum. Fino a raggiungere l'anello dorato nell'anulare sinistro.

Yona si trattenne dallo schioccare la lingua contro i denti.

"Peccato."

-Le sue referenze sono ottime e la sua agenzia ci ha caldamente consigliato di rivolgerci a lei date le nostre necessità. Le hanno già comunicato con chi dovrà lavorare?

La donna aprì, con un sorriso saccente, la borsa di denim sdrucito ed estrasse il dossier accuratamente organizzato in una cartella di plastica, prima di appoggiarlo con un gesto fluido sulla scrivania.

-Sì e ho già preparato una bozza di programma che potrete studiare. Nell'ultima pagina troverete anche la lista di materiali di cui avremo bisogno.

L'uomo delle risorse umane, stendendo la bocca in un'espressione colpita, prese prontamente a sfogliare il plico di fogli, scorrendo con le dita pagina dopo pagina.

-La ringrazio per la sua efficienza ma... tre gruppi da due persone l'uno? Noi avevamo in mente lezioni collettive, tutti e sei insieme. Ci avevano detto che era questo il suo metodo.

Yona, sollevando appena le sopracciglia, sporse il mento con uno sguardo fiero.

-Ed è vero, ma le circostanze erano diverse. Avevo classi di minimo venti studenti costituite da persone che facevano un lavoro d'ufficio fino alle cinque. Ero piuttosto limitata.

Senza distogliere lo sguardo dall'uomo, sciolse le braccia e sollevò la mano con le lunghe unghie laccate di nero.

-Mi avete chiesto risultati tangibili nel giro di pochi mesi perciò questa è la mia soluzione. Dal momento che loro non hanno un classico lavoro, credo proprio che potrete riuscire a modificare le loro schedule in modo che si incastrino con le lezioni.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now