7. Waving through a window

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Da che avevano fatto il loro ingresso nella piccola sala conferenze, ne Jin ne Jungkook avevano emesso una parola. Il silenzio era come una corda che li teneva legati alla sedia, come un muro invisibile che li separava impietosamente e che rendeva un'impresa immane emettere la prima parola. Sfondare quella barriera di imbarazzo e disagio richiedeva coraggio e la volontà di affrontare l'elefante nella stanza: il burrone che Jin aveva scavato intorno a sé era talmente profondo che ogni minima interazione con i suoi amici pareva una scalata.

L'uomo si morse il labbro inferiore, contemplando il tavolo chiaro. Schiuse la bocca, emise un respiro ma... nulla uscì. Immediatamente la richiuse, pregando ogni divinità che Jungkook non avesse notato il suo patetico tentativo di iniziare una conversazione.

"Andiamo. Di' qualcosa, qualsiasi cosa!"

Nulla. La sua lingua era incollata al palato, la sua saliva gli inondava la bocca a causa del nervosismo che aveva preso possesso del suo corpo e gli tremavano le labbra. Ridicolo. Disgustoso.

Seokjin non era così.

Un anno prima, se si fosse ritrovato da solo con il più giovane del gruppo, avrebbe già iniziato a battibeccare allegramente con lui, punzecchiandolo, scherzando e prendendolo in giro. Sarebbero sembrati come due scolaretti delle elementari. Anche se l'uomo era più grande di cinque anni, il suo livello di maturità talvolta regrediva drasticamente, portandolo a essere considerato il maknae ufficioso dei BTS. Forse era per quel motivo che si trovava così bene in compagnia di Jungkook, che riusciva a ricambiare la sua energia e il suo humor.

E invece eccoli lì, incapaci di sostenere una singola, banale conversazione. Jin avrebbe voluto prendere un martello e sfondarlo, quel muro fra di loro. Voleva distruggerlo mattone dopo mattone e rivedere quella frazione del se stesso passato che aveva sempre un sorriso sul volto, che amava ridere e che amava far ridere gli altri.

Ma il solo pensiero lo faceva soffocare.

Schiuse nuovamente le labbra, il fantasma di un suono intrappolato nella sua gola. E fu allora che la porta si aprì.

-Good morning, young lads. Vi sono mancata?(Buongiorno, giovanotti)

L'insegnante fece il suo ingresso nella stanza con un ampio sorriso dipinto sul volto che, come la volta precedente, era esaltato da un make up elaborato che ne metteva in evidenza i lineamenti. Sotto alla giacca di pelle nera con i risvolti ricoperti di borchie, sfoggiava una t-shirt con il logo dei Pink Floyd, infilata in un paio di jeans costellati di strappi. Infine, la sua statura era leggermente accentuata da un paio di anfibi con una spessa platform, che la alzavano di almeno dieci centimetri. E Seokjin si accorse troppo tardi di aver percorso avidamente il corpo della donna in una maniera fin troppo palese a un occhio esterno.

-Buongiorno sunbaenim- risposero in coro i due studenti, il più giovane con timida insicurezza mentre il più grande con malcelato imbarazzo. L'uomo abbassò lo sguardo alle sue grandi mani, prendendo a giochicchiare distrattamente con la manica della sua felpa lilla e percependo la presenza della donna che aveva preso posto davanti a lui.

-Dunque, come penso saprete a questo punto, la lezione di oggi si concentrerà sulla pronuncia. Vogliamo iniziare a stabilire delle basi, in modo che quello che imparerete da ora in poi possa essere utilizzato in maniera corretta.

Seokjin annuì appena, mantenendo lo sguardo basso e gli occhi incollati alle sue dita. Le sue interessantissime, importantissime dita che avevano bisogno di tutta la sua attenzione e, forse, di una manicure. I ragazzi avevano già detto a lui e Jungkook che la prima lezione non era stata terribile. Jimin e Taehyung, che avevano iniziato quel lunedì, erano piuttosto entusiasti dei loro risultati, mentre Hoseok e Yoongi, che avevano seguito il martedì, avevano trovato l'insegnante non così dispotica come pensavano.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now