32. Dead girl walking

103 19 4
                                    

Seokjin ebbe l'impressione che fosse passato solo un battito di ciglia dal momento in cui il suo telefono si era illuminato con un messaggio a quel preciso istante, in cui si ritrovava davanti alla porta della camera della donna con i palmi sudati e un dito tremante sollevato sul campanello. Deglutendo, rivide confusi flash di se stesso che rispondeva al messaggio in uno sprazzo alieno di coraggio, prima di fiondarsi in bagno per rinfrescarsi dal sudore delle lunghe ore di volo, spruzzarsi la prima colonia che aveva trovato rischiando di bruciarsi gli occhi, sciacquarsi la bocca con il campione di collutorio dell'hotel ingurgitando metà del liquido e caracollare in camera alla ricerca di una maglia semplice ma sufficientemente lusinghiera.

Ed eccolo lì. Era davvero lui? Gli sembrava di guardare il suo corpo dall'esterno come se fosse un personaggio di un RPG. Chi era quell'uomo fermo come un allocco davanti alla porta di una donna sola che gli aveva offerto di bere? Prima che potesse trovare la risposta, lo vide premere il dito sul campanello della porta.

"Che cosa cavolo hai fatto?", voleva urlargli.

Ma l'uomo rimase paralizzato con le braccia tinche lungo i fianchi, anche quando la donna aprì la porta con un sorriso stanco salutandolo prima di farlo entrare. Non era il suo solito sorriso, notò. Non era né quel ghigno malizioso che precedeva una delle sue frasi canzonatorie e neppure uno di quei sorrisi genuini e indulgenti che talvolta gli rivolgeva quando faceva un errore durante una lezione. Seguendola all'interno della stanza, ebbe appena il tempo di riflettere su cosa potesse passarle per la testa, prima che il suo sguardo cadesse sulla valigia aperta sul pavimento, ancora carica di vestiti, e sulla totale assenza di oggetti personali sparsi in giro per la stanza. E fu solo allora, spalancando gli occhi, che notò l'accappatoio che avvolgeva il corpo della donna.

Lei, come se nulla fosse, si diresse verso la valigia aperta, estraendo una t-shirt nera con il logo dei Nirvana e un paio di leggings, prima di prendere a scavare sotto i vestiti rimasti con le sopracciglia contratte. Quando, alla fine, estrasse quello che cercava con una smorfia vittoriosa, Jin si morse le labbra, voltando di scatto la testa nel tentativo di fingere un'assorta contemplazione dell'arredo della stanza. Ma per quanto cantilenasse nella sua testa, pareva non essere in grado di cancellare l'immagine della biancheria di pizzo nero nelle mani della donna e il calore che gli aveva incendiato le orecchie non sembrava di conseguenza intenzionato a dissiparsi.

-Perdonami, ho fatto una doccia al volo mentre arrivavi. Vado un attimo a vestirmi e torno- disse allora Yona, sorridendogli mentre si dirigeva verso il bagno. Jin annuì distrattamente, voltandosi nella sua direzione ma evitando con accuratezza i suoi occhi fino a che non fu sparita dietro la porta. E, una volta solo, spalancò le palpebre, piegandosi in avanti con le mani sulle ginocchia e traendo un lungo respiro come se avesse appena corso una maratona.

"Aspetta un attimo, se ha preso la... biancheria dalla valigia... allora vuol dire che...

Jin spalancò ancora di più gli occhi, catapultando una mano davanti alla bocca mentre il pensiero che cercava di abortire tornava a riempirgli la testa. Era nuda. Era completamente nuda e lui era stato a un soffio da lei. L'uomo si schiaffeggiò le guance, afferrandosi il volto in fiamme.

"Smettila di pensarci, smettila di pensarci, pensa a... pensa a... unicorni e prati verdi..."

Nell'istante in cui il "click" della porta del bagno risuonò nella stanza, Seokjin si fiondò in piedi, incastrando le braccia dietro alla sua schiena e fingendo di ondeggiare per l'ambiente con noncuranza. La rigidità dei suoi passi di certo non lo aiutava ma non aveva scelta. Forse, se continuava a fare finta di niente sarebbe davvero riuscito a cavarsela.

-Eccomi. Non stare lì in piedi, accomodati sul letto. Non sono una che si fa problemi.

Jin deglutì, emettendo un verso di assenso che suonò fastidiosamente instabile. Appoggiando il suo peso con cautela sulle lenzuola ancora intonse, studiò la donna mentre si piegava davanti al piccolo frigorifero, studiandone il contenuto con versi contrariati.

Solitary (K.SJ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora