26. Words fail

114 17 5
                                    

La voce di Seokjin suonò più altalenante quando ribadì quella frase per il suo amico. Affondando il viso nella sua maglia bianca, lasciò che le poche lacrime rimastegli prendessero a scorrere sulle sue guance, soffocando i leggeri singhiozzi nel cotone. Sì, era davvero felice per Jimin. E poteva accettare la sua felicità senza ritenerla un attacco personale e senza provare quella venerea invidia che non aveva fatto altro che inacidirgli il cuore da un anno. Se Jimin, invece che preoccuparsi di contattare la sua anima gemella come prima cosa aveva avuto l'urgenza di parlare con lui, voleva dire che neanche le diverse circostanze avrebbe cambiato le cose fra di loro. Con o senza anima gemella, Jimin era quel tipo di persona che metteva i suoi amici al primo posto. E Jin avrebbe fatto lo stesso.

Traendo un lungo respiro, il maggiore diede una pacca sulla spalla del ragazzo, allontanandosi appena dal suo corpo.

-Forza, dobbiamo festeggiare. Festeggiamo sempre quando uno di noi trova la sua metà.

Jimin sollevò appena il capo quel tanto che bastava per permettergli di guardarlo negli occhi. Le sue pupille scure lo scrutavano come se ancora stesse cercando di distinguere se quella che aveva davanti era la realtà o meno, con le sopracciglia contorte in un'espressione incerta e la bocca appena arricciata a indicare la sua esitazione. Jin, allora, cercò di aprirsi nel sorriso più convincente che potesse indossare.

-Andiamo.

Dandogli un'altra pacca gentile, si sciolse dall'abbraccio che li aveva tenuti intrecciati per quelli che ormai dovevano essere minuti, facendo poi un cenno con il capo verso la sala da pranzo e avviandosi in modo che il minore lo seguisse. Quando finalmente emersero dal corridoio buio, Jin si accorse degli sguardi ansiosi che si appoggiarono prontamente su di loro senza alcuna pretesa di noncuranza. L'attenzione dell'intera stanza calamitava avidamente attorno ai corpi dei due, lasciando che il loro ingresso fosse accompagnato da un silenzio carico di aspettativa. Nessuno emise un fiato, ma ogni presente sembrava attendere il minimo cenno, la più piccola parola. Persino Yona, convenne Jin, li osservava con una sorta di disinvolta apprensione. Non sembrava tanto inquieta quanto il resto del tavolo, ma dietro ai suoi occhi felini pareva comunque nascondersi una docile preoccupazione concentrata su di lui.

Seokjin sapeva che doveva fare qualcosa. Doveva rompere quell'aria di tensione che li circondava e, in qualche modo, dissipare l'angoscia dei suoi amici. Certo, non aveva il coraggio di erompere in un allegro "Sto bene adesso! Spero che mi perdonerete per essere stato una persona orribile nell'ultimo anno e per aver reso le vostre vite un inferno oltre che a essere diventato un peso per l'intero gruppo, ma adesso andrò in terapia quindi tutto si risolverà e io non sarò più depresso!".

Non era così facile.

Lui non era mai stato il tipo da discorsi solenni, sopratutto quando era con tutti e sei i suoi compagni. Gli avrebbe chiesto scusa e avrebbe parlato con ognuno di loro, ma lo avrebbe fatto separatamente e quando avrebbe sentito che l'atmosfera lo avrebbe permesso. Per il momento, però, doveva accontentarsi di piccoli passi e sperare che i suoi compagni cogliessero le sue intenzioni. Deglutendo, perciò, portò una mano sulla schiena di Jimin, spingendolo dolcemente in avanti per porlo al centro dell'attenzione della stanza, mentre con estrema cautela portava lo sguardo su una persona che lo fissava con enigmatici occhi scuri, intenti a scrutarlo in cerca di discernere i suoi pensieri.

Piccoli passi.

Poteva farcela.

-Yoongi, abbiamo ancora quel soju stupidamente costoso che ci avevano regalato gli sponsor? Dobbiamo brindare.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now