5. Anybody have a map?

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-Didi, oppa ci odia, non è vero?

La testa di Diana scattò all'indietro e le sue ciocche bionde frustarono l'aria per la rapidità del gesto. I suoi occhi si concentrarono sull'espressione tenebrosa sul viso di Estella, che aveva lo sguardo incollato al pavimento e le mani nervosamente agganciate davanti a sé. Lasciando che gli angoli della sua bocca si piegassero appena all'ingiù, la giovane allungò un braccio e circondò le strette spalle della più piccola.

-Ti riferisci a Jin, non è vero?

La ragazza non emise un suono, ma la sua testa annuì e i suoi vorticosi ricci ricaddero in avanti sul broncio malinconico che si era dipinto sulle sue labbra.

-No Tella, non ci odia. Però lo sai, oppa sta provando dei sentimenti molto... complicati, in questo periodo.

Estella annuì nuovamente, ma quell'espressione malinconica non si cancellò dal suo viso e neppure l'aria delusa e vagamente colpevole che sembrava aleggiare nel suo cuore. Diana non poteva capire, ovviamente. Lei era arrivata da soli pochi mesi quando avvenne l'incidente e fino ad allora non aveva avuto molte occasioni per legare con Jin. Era diverso con lei allora, questo era indubitabile. Le lanciava battute, si faceva aiutare da lei a cucinare per i ragazzi e talvolta le chiedeva di insegnargli qualche ricetta inglese. Ma la ragazza non aveva avuto il tempo di sperimentare per davvero in prima persona chi era veramente Kim Seokjin.

Per Estella era differente. Prima dell'incidente, era stata quasi ufficialmente adottata dall'uomo come sua sorellina minore. La trattava con la stessa cura con cui trattava Jungkook, con quella affettuosa famigliarità che li rendeva uniti in una maniera esclusiva. La ragazza le aveva raccontato che, dopo aver incontrato Taehyung quattro anni prima, trasferirsi non era stato facile. Il cambio di cultura era stato uno shock non indifferente per lei che veniva da un paese espansivo e conviviale, cresciuta in una famiglia numerosa e molto affiatata. E se non fosse stato per Jin, che aveva praticamente riempito quel posto di fratello maggiore di cui sentiva così tanto la mancanza, la ragazza aveva ammesso che non sapeva come sarebbe riuscita ad ambientarsi.

Poi, era successo l'incidente.

-Non ci guarda neppure negli occhi, Didi. Non ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che ha mangiato a tavola quando eravamo presenti noi.

Diana strinse le labbra, rendendo la presa sulle spalle della ragazza ancora più ferma. Avrebbe voluto arrabbiarsi, ma con chi? Non poteva dare la colpa a Seokjin. Non era colpa sua. Lei non poteva neanche immaginare il dolore e la sofferenza che dovevano attraversarlo ogni giorno e capiva, razionalmente, che la loro presenza non era altro che un costante rammemoratore di tale dolore. Lo capiva. E non poteva dare la colpa al legame o alla sua anima gemella. Non poteva dare la colpa a nessuno, se non alle circostanze avverse. Eppure, sentiva una morsa impietosa allo stomaco ogni volta che vedeva quelli che amava soffrire per quelle infauste conseguenze.

Estella. I ragazzi. Yoongi.

Perfino lui, con il suo atteggiamento da asociale che pareva essere disinteressato nei confronti di tutto e di tutti. Diana sapeva che, anche se non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce, gli mancava il suo hyung come era un tempo.

-Vedrai che le cose miglioreranno. Oppa dovrà solo imparare a lasciare che gli altri entrino nella sua barriera e lo aiutino a guarire. Noi forse non ne siamo in grado in questo momento, ma sono convinta che qualcuno che ci riuscirà esiste- disse, accarezzando la spalla della sua amica. Questa, con lo sguardo ancora abbassato a terra, sospirò.

-Adesso andrai a casa dato che hai le prove al pomeriggio?

Diana fece per replicare, quando una breve vibrazione la interruppe portandola a sfilare il cellulare, sepolto nell'ampia tasca della sua salopette. La smorfia di tristezza, lentamente, si sollevò in un sorriso accennato mentre le sue dita scivolavano sullo schermo.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now