29. A little fall of rain

118 17 5
                                    

La mente di Namjoon era talmente assorbita nel libro fra le sue mani che gli ci volle qualche secondo per notare i colpetti che stava ricevendo nell'avambraccio. Aggrottando la fronte, si tolse l'airpod dall'orecchio e girò il viso in direzione di Hoseok, sistemato nel posto accanto a lui. Il maggiore lo fissava con pupille attente e impazienti, le sopracciglia sollevate in un'espressione di puro entusiasmo e la bocca distesa in un sorriso complice ai cui lati erano già evidenti due piccole fossette.

-Che...

Hoseok, sollevando il dito davanti alla bocca, gli toccò il braccio prima di indicare un punto alla loro destra, verso la fila di posti che percorreva il fianco dell'aereo. Namjoon, in preda alla confusione, voltò il viso scrutando i sedili uno dopo l'altro, fino a che non incontrò il bersaglio che il suo amico aveva puntato. E fu allora che il giovane sentì la bocca arrotondarsi in un O sorpresa, sollevando a sua volta le sopracciglia mentre si girava verso Hoseok, serrando infine le labbra per impedire al più piccolo suono di uscire.

-Hyung!- sussurrò, mettendosi una mano davanti alla bocca mentre continuava a far rimbalzare lo sguardo sulla scena accanto a loro. L'amico, dal canto suo, era caduto vittima di un attacco di risa silenziose, che cercava di ammortizzare coprendosi la bocca a sua volta.

-Riesci a crederci?- gli chiese allora il maggiore, scatenando delle risate anche in Namjoon, che si morse il labbro inferiore nel tentativo di fare meno rumore possibile. In effetti, non riusciva davvero a crederci. Jin, addormentato contro il corpo della loro insegnante di inglese, che si era assopita con la testa appoggiata sulla spalla di lui. Sembrava una scena surreale. Sembrava quasi che, nel giro di pochi giorni, l'ultimo anno fosse stato cancellato via con una spugna. Ogni traccia di oscurità, dolore e tristezza rimossi, sciacquati e strofinati al punto che non rimaneva che la splendida immagine del loro hyung com'era un tempo. Ma non poteva essere così facile, pensò Namjoon.

-Credi sia solo una fase?- mormorò con lo sguardo incollato sulla scena. Si accorse solo allora che la risata era morta dalla sua bocca, mentre Hoseok continuava a mostrare un sorriso canzonatorio scattando una foto alle due persone addormentate. Dopo aver abbassato il telefono, il suo amico trasse un lungo respiro.

-Ho sentito da Sejin che ieri ha fatto una seduta con una psicoterapeuta e che si sono organizzati per continuare in videochiamata anche mentre siamo in America.

Namjoon spalancò gli occhi, voltandosi verso il maggiore per cercare conferma che le sue parole fossero vere. Avevano provato così tante volte a convincerlo a rivolgersi a un esperto... aveva davvero finalmente deciso di provarci? C'era davvero la possibilità che questo cambiamento sarebbe diventato permanente?

-Tae ha detto che sono andati a bere insieme domenica. Ha raccontato che gli ha chiesto scusa per il modo in cui ha trattato lui ed Estella dall'incidente e che cercherà di fare del suo meglio per rimediare.

Namjoon riportò gli occhi sull'uomo addormentato. Era finito? Il loro periodo di separazione, sofferenza e incertezza era davvero finito? E lui, come leader, quale ruolo aveva avuto in tutto ciò? Nessuno. Non era stato in grado di aiutare Jin nella maniera in cui necessitava. Forse, però, andava bene così. Forse ci voleva qualcuno di diverso, qualcuno di speciale per trovare la chiave per schiudere il loro hyung.

Namjoon non aveva tutte le risposte del mondo.

Avrebbe voluto avercele. Ma sapeva che esistevano problemi che non poteva risolvere, sentimenti che non poteva comprendere e situazioni in cui non poteva intervenire. Forse questo non lo rendeva il leader perfetto, ma doveva accettare quella realtà. Il risultato era quello che contava. Se il Seokjin che amavano sarebbe tornato da loro, allora non aveva importanza di chi fosse il merito. L'importante era che fossero insieme, come una volta.

Solitary (K.SJ)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora