33. Reflection

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La mattina seguente, Yona fu svegliata da quelle famigliari coliche di cui aveva previsto l'arrivo. Arricciandosi su se stessa in posizione fetale sotto alle lenzuola, immerse la testa fra le braccia e strinse i denti in attesa che le fitte si calmassero e le permettessero di stare in piedi. Quei dolori acuti, simili a rapide e infime coltellate all'addome, continuarono per diversi minuti, mentre la donna chiudeva gli occhi e traeva respiri profondi.

"Uno..."

Concentrandosi sull'aria che entrava nel suo naso e riempiva il suo petto, abbassava il suo diaframma, allargava il suo sterno e si fermava nei suoi polmoni, iniziò a contare ogni respiro che emetteva. Quando sentiva che non poteva incamerare più, schiudeva le labbra e lasciava che un sibilo basso vi fuoriuscisse. Come un palloncino stretto fra le dita all'apertura, si lasciava sgonfiare lentamente, espellendo secondo dopo secondo sempre più aria. Sempre più aria finché non sentiva il petto cavo e completamente contratto, il diaframma sollevato al massimo e i polmoni prosciugati.

"Due..."

E anche se la sua testa diventava più leggera e iniziava a girare per il maggiore apporto di ossigeno, almeno stava zitta. Rimaneva intrappolata nella meccanica di quei lunghi respiri, nel conteggio ripetitivo, nella sensazione di ogni singolo organo che veniva influenzato dal suo esercizio.

Le fitte tacquero alla decima espirazione ma Yona rimase nella stessa posizione per almeno un altro paio di minuti. Con gli occhi socchiusi, scrutava l'angolo del comodino immerso nella semioscurità della stanza, vedendo, ma senza osservare. Ciò che i suoi occhi davvero le mostrarono fu la bocca rosea, piena e così deliziosamente carnosa che era stata a un soffio dalla sua e la sua stupida coscienza che aveva voluto ritirarsi invece che approfittare di quell'opportunità. Un'altra Yona, in un'altra occasione e dopo una giornata differente, se ne sarebbe fregata. Ma forse questa volta non voleva che finisse tutto lì. Un bacio, una notte di intimità e una mattina di sguardi sfuggenti e promesse vuote. Sarebbe stato facile, eppure... non con lui. Non voleva questo con lui e la cosa, in effetti, la spaventava.

Che cosa voleva?

Se lo desiderava solo fisicamente, perché non aveva colto l'occasione? E se voleva qualcosa di più... avrebbe potuto? Avrebbe rischiato, per lui?

Quando le note di On my own iniziarono a risuonare melanconicamente nel suo orecchio, Yona si sciolse dalla sua posizione fetale e allungò la mano per afferrare il cellulare sul comodino. Strizzando gli occhi davanti alla luminosità, aprì KakaoTalk per visualizzare la notifica che le indicava un messaggio non letto.

Da: Pa'
Io e Jewel arriveremo in tarda mattinata, dove ti possiamo raggiungere? Possiamo venire anche dove lavori in modo da risparmiarti un po' di tempo.

La donna deglutì i pensieri e le cospirazioni della sua testa, facendo scivolare le dita sullo schermo. Quando una nuova colica prese ad aleggiarle nell'addome ancora una volta, trasse un altro profondo respiro.

Da: Te
Ok, ti mando la posizione appena arrivo.

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Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now