8. Immortal

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Taehyung si stravaccò per terra, aprendo le braccia come una stella marina sul mare di parquet che gli faceva da letto. Il sudore gli colava sul collo e si intrappolava sulle sue sopracciglia e sul suo labbro superiore, dandogli una fastidiosa sensazione di solletico. Con ampi respiri, cercò di fermare il bruciore al petto e di incamerare sufficiente aria per calmare i suoi polmoni assetati di ossigeno. Voltando pigramente la testa, vide accanto a sé il corpo abbandonato di Jimin che sembrava trovarsi nel suo stesso stato, così come gli altri quattro ragazzi presenti nella stanza.

La nuova coreografia li avrebbe uccisi. Era un dato di fatto: sarebbero morti. Non c'era cardio che potesse prepararli a tutto il saltare e il correre e il cambiare posizione e la maledetta dance break che sembrava durare un'eternità...

Chiudendo le palpebre, tentò di cancellare dalla sua visuale le tracce chiare lasciate dalla luce delle lampade sul soffitto.

-Come pensate stia andando per Jungkookie?- mormorò con voce roca. Era preoccupato? Sì. Era curioso di vedere che cosa sarebbe riuscita a ottenere la nuova insegnante? Eccome. Ma iniziava a perdere la fiducia. Vedere Seokjin ritirarsi sempre di più in se stesso, tagliare fuori tutti i ragazzi ma sopratutto lui, per il semplice motivo che aveva ciò che lui non poteva avere... Taehyung aveva sentito una ferita crearsi nel suo cuore. Lo faceva sibilare ogni volta che vedeva il suo hyung isolarsi, rifiutarsi di mangiare, rifiutarsi di accettare l'aiuto di cui aveva bisogno.

Loro erano una famiglia. Tutti i problemi che avevano affrontato fino a quel momento li avevano condivisi insieme ed erano sempre riusciti a trovare una soluzione. Erano sempre stati presenti l'uno per l'altro, anche quando non potevano materialmente eliminare la sofferenza, almeno per mostrare la loro presenza, il loro supporto. Ma Jin li aveva chiusi fuori. Aveva serrato la porta e vi si era rintanato dentro, impendendo a chiunque di entrare nel suo mondo e offrirgli una mano o anche solo un orecchio. Una spalla per piangere. Un abbraccio per lenire il dolore.

Nulla. E Taehyung si sentiva impotente. Così maledettamente impotente.

-Mi ha scritto adesso. Sembra che stia andando... bene?- rispose Jimin, con un sopracciglio sollevato in un'espressione dubbiosa.

-Wow, ti ha risposto in meno di ventiquattr'ore? Incredibile- sbuffò Hoseok con ironia. Taehyung, socchiudendo gli occhi, si voltò a guardare il suo amico.

-In che senso è andata bene? Gli ha parlato o sono semplicemente riusciti a mantenere un rapporto pacifico?

Jimin arricciò le sopracciglia con lo sguardo incollato allo schermo del cellulare.

-Ha detto che sembra migliorare. Ha lanciato una battuta delle sue e...

Il ragazzo si bloccò, le labbra carnose che si aprirono gradualmente.

-... ha riso. Sembra essere di buon umore.

L'attenzione della stanza gravitò improvvisamente intorno al giovane. Quello era un passo avanti. Un enorme passo avanti! Quanto tempo era passato da che avevano visto Seokjin ridere sinceramente quando non si trovavano davanti alle telecamere?

Era davvero...

Era davvero possibile sperare?

"Sometimes when I look in the mirror
I still see your face resting on my shoulder"

Taehyung sorrise, accantonando i pensieri che gli affollavano così rumorosamente la testa.

-Jimin, che ore sono?

Il suo amico ripose di nuovo lo sguardo sul cellulare.

-Le dodici. Tella ti chiama?- replicò allora con un tono canzonatorio.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now