43. Who lives, who dies, who tells your story

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Yoongi si stropicciò gli occhi, mentre i suoi timpani emettevano un fastidioso "pop" a causa dell'ampio sbadiglio che era sfuggito dalla sua bocca. Accendendo lo schermo del cellulare, vide che erano le undici e mezza.

"Ancora un quarto d'ora", si disse. Un quarto d'ora e poi se ne sarebbe tornato a casa.

Quando riportò lo sguardo sul foglio di carta sotto le sue mani, però, le linee nere iniziarono a ballare davanti alla sua vista, offuscate e confuse. Le lettere si mescolavano fra di loro creando strani miscugli e le parole parevano scarabocchi incomprensibili che il suo cervello non riusciva a riconoscere. Sospirando, appoggiò il capo sulla sua mano, strizzando le palpebre per poi riaprirle e cercare di mettere a fuoco le scritte della penna a sfera. Non appena avevano messo piede fuori dall'aereo, erano stati catapultati in sala prove a prepararsi per Music Bank e M Countdown, senza un minuto di tregua. La sera prima, Yoongi non si era neppure fermato nello studio da quanto era esausto. Ancora a due giorni di distanza, infatti, sentiva gli effetti del jet lag che non era riuscito a smaltire perché non aveva fatto altro che correre dal momento che erano tornati in Corea. E la data d'uscita del mixtape si avvicinava.

Yoongi si morse il labbro inferiore, tamburellando con ipnotica lentezza la penna sul foglio. Di questo passo, sarebbe stato costretto a posticipare l'uscita ancora una volta. L'agenzia avrebbe capito, certo. Non era come posticipare un progetto del gruppo e non era ancora stato fatto nessun annuncio ufficiale perciò non c'erano problemi con la schedule della promozione. Ma non avrebbero neppure apprezzato. E lui non si riteneva un buon soldatino ligio al dovere, ma se c'era un valore di cui poteva andare fiero era la sua serietà nel  lavoro e negli impegni che prendeva. Il fatto che dava il cento percento del suo tempo, della sua attenzione e del suo impegno nei progetti che intraprendeva. E tanto più quel progetto, uno che per lui era tanto personale.

Yoongi cercò di raddrizzare la schiena per impedire alla sua testa di ciondolare in avanti, ma senza successo. Era come se il suo capo fosse diventato pesante tonnellate, come se i suoi muscoli improvvisamente avessero perso tutta la loro forza e non fossero più in grado di sorreggere neppure le palpebre. Ma lui sbatté gli occhi, almeno una decina di volte perché non sembrava funzionare, e seppellì un altro sbadiglio fra le labbra strette.

Quando mi guardo allo specchio
Vedo l'ombra di un uomo che non conosco
Mi chiedo come qualcuno possa portare rispetto per lui

Ma quando mi guardo nei tuoi occhi
Inizio a vedere perché qualcuno potrebbe amare quell'uomo

Per un istante, un sorriso timido comparve nella memoria di Yoongi. Lo stesso sorriso che aveva salvato come sfondo del telefono, e non come bloccoschermo perché i suoi amici lo avrebbero preso in giro fino alla fine dei suoi giorni se lo avessero visto. La data d'uscita del mixtape si faceva più vicina, la metà delle tracce era ancora incompleta eppure eccolo lì, a scrivere una nuova canzone che probabilmente non avrebbe mai neppure usato. Come avrebbe potuto? Praticamente ogni riga trasudava l'identità della persona che l'aveva ispirata, al punto che gli mancava solo di descrivere i capelli biondi che pettinava fra le dita e gli occhi verdi in cui si specchiava per renderla appena più ovvia. Sarebbe stato imbarazzante condividere quelle parole con il mondo. Non era mai stato riservato nel parlare delle sue emozioni e delle sue esperienze nella sua musica, ma in qualche modo quella situazione era diversa. Non era semplicemente un esporsi nella sua vulnerabilità, era un esporre la propria vulnerabilità nei confronti di un'altra persona. Ammettere quanto quella persona tenesse la sua sanità mentale e il suo cuore attorcigliati sulla punta delle dita, detenendo il potere di trasformarlo in un burattino inginocchiato al suo cospetto a un solo schiocco di indice e pollice.

Quella canzone urlava "Ti amo" mentre la sua bocca raramente usava pronunciarlo.

La penna scivolò dalle mani di Yoongi, emettendo un piccolo tonfo sul tavolo e portandolo a sbattere nuovamente gli occhi. Seppellendo un altro sbadiglio, osservò la sua mano riprendere l'oggetto e iniziare a scrivere parole tremolanti di cui non riusciva a comprendere il senso.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now