34. Say no to this

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-Dove sei stato ieri sera, Jin-hyung?

L'uomo si voltò di scatto verso Hoseok che, seduto accanto a lui nella green room, lo fissava con un ghigno maledettamente saccente sulle labbra.

-Di cosa stai parlando?

Il suo amico non parve notare la sua espressione corrucciata, perché la smorfia sul suo volto non fece che allargarsi ancora di più, attirando anche l'attenzione dei maknae seduti vicino a loro nel divano di pelle.

-Volevo venire a trovarti ieri sera, ma quando ho bussato alla tua stanza non c'eri.

Jin spalancò istintivamente le palpebre, sentendo un brivido freddo camminargli lungo la colonna vertebrale. Schiudendo le labbra, iniziò a balbettare impacciatamente.

-Devi... Devi avermi preso in un momento in cui ero in bagno.

Hoseok, però, scosse la testa assottigliando gli occhi.

-Ho insistito per diversi minuti prima di gettare la spugna e il caso vuole che poco dopo ti ho visto tornare nella tua stanza veloce come una furia e con il viso in fiamme. Perciò... dov'eri, hyung?

Seokjin strinse le labbra, percependo già il calore concentrarsi sulla punta delle orecchie mentre cercava di congiurare una scusa qualsiasi alla velocità della luce. Nulla, però, sembrava voler raggiungere il suo cervello, perciò si preparò per porre una mano sulla spalla del suo dongsaeng e cercare di distrarlo cambiando completamente argomento. Prima che potesse emettere una sola parola, però, la porta della stanza si aprì in uno spiraglio. Attraverso di esso, il viso che era la causa del suo presente imbarazzo si affacciò indossando un ampio sorriso. Quel sorriso, tuttavia, fece aggrottare le sopracciglia del giovane. Le sue labbra, infatti, erano tese in maniera innaturale, in una piega forzata e tremante. Ma erano i suoi occhi a confonderlo di più. Sembravano privi di ogni traccia di calore, vuoti e risonanti di un turbamento che stonava con il resto del suo viso.

Seokjin aveva visto il suo sorriso canzonatorio, il suo sorriso sincero e il suo sorriso preoccupato. Ma l'espressione che indossava la donna in quel momento fece formare un groppo di preoccupazione nel suo petto e l'uomo non aveva la più pallida idea di cosa fare al riguardo.

-Scusate, ragazzi, posso chiedervi un favore?- chiese Yona con un tono eccessivamente zuccheroso. Doveva forse imitare il tono che usava quando cercava giocosamente di addolcire una dura lezione o una notizia che non sarebbe loro piaciuta. Ma usato in quel modo pareva nascondere qualcosa che la donna non voleva mostrare. I membri, allora, si guardarono fra di loro e, dopo un istante di esitazione, annuirono con un velo di curiosità. Lei, se possibile, sorrise ancora di più. Seokjin, però, notò le nocche bianche che stritolavano il bordo della porta.

-Posso presentarvi la mia... una persona?

L'uomo studiò il lampo di incertezza che attraversò il viso di Yona a quella frase interrotta e il suo cervello, lentamente, iniziò a mettere insieme i pezzi del puzzle. E, quando il gruppo ebbe acconsentito, ne ebbe la conferma. Una ragazzina adolescente dai tratti asiatici, evidentemente ingentiliti da un'influenza occidentale, comparve timidamente alle spalle dell'insegnante non appena la porta si aprì completamente. Lo sguardo di Seokjin, però, fu catturato dall'uomo di mezz'età che stava in piedi dietro di loro con uno sguardo incerto che saettava dal pavimento alle due persone davanti a lui.

-Questa è Jewel- presentò a quel punto la donna, indicando con la mano la ragazzina, che si piegò immediatamente in un profondo inchino.

-È... un onore conoscervi...- balbettò la giovane, con il viso rosso e le mani tremanti. I ragazzi, aprendosi in sorrisi indulgenti, la salutarono ringraziandola e cercando di calmarla con parole d'incoraggiamento. Gli occhi di Seokjin, nel mentre, non facevano che continuare a saettare in direzione dell'uomo dalla statura nervosa fermo sulla soglia della porta e sul pugno serrato in una morsa appoggiato al fianco di Yona.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now