22. Waiting on a miracle

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I giorni avevano iniziato a mescolarsi come tessere di un puzzle completamente bianco. Prove, soundcheck, photoshoot, fitting per gli abiti delle esibizioni. Un susseguirsi di attività diverse che rendevano le ore veloci come libellule. Quella settimana era stato talmente assorbito da se stesso che continuava a svegliarsi senza avere la minima idea se fosse martedì o venerdì. Perciò, quando il sabato arrivò, fu Jungkook a dovergli ricordare che avevano lezione insieme quella mattina.

E, seduti in quella stessa piccola sala riunioni a ripetere esercizi per migliorare la pronuncia, Jin non poté fare a meno di lasciare che la sua mente si dissociasse dal suo corpo ancora e ancora. La sua attenzione era talmente labile da riuscire a rimanere concentrata appena per una frase prima di distaccarsi e portarlo al pensiero della serata che lo attendeva.

Se doveva essere sincero con se stesso, avrebbe preferito essere investito da un tram piuttosto che essere costretto a stare in mezzo a un gruppo di persone felici e fingere di divertirsi. Forse, avrebbe dovuto trovare il modo di passare. Dire che non si sentiva bene avrebbe funzionato. Non appena i suoi amici sentivano quelle fatidiche parole, si allontanavano immediatamente con un'espressione colpevole e contrita.

A quel pensiero, però, Jin sentì una fitta di rimorso chiudergli lo stomaco. Aveva già fatto quel ragionamento. Aveva già deciso dentro di sé che doveva almeno fare un piccolo sforzo. Smetterla di mentirgli, smetterla di allontanarli e provare, almeno, a fare un passo verso di loro. Se non poteva stare bene fisicamente, poteva quanto meno cercare di migliorare emotivamente. I suoi occhi, inavvertitamente, si sollevarono sulla donna davanti a lui. I capelli corvini dalle punte blu erano sollevati in una coda alta che metteva in evidenza il lungo collo e il profilo della donna. I suoi occhi felini erano accentuati da una linea di eye-liner più artistica del solito, che terminava in una punta alta e ritornava indietro con una curva sopra alla piega della palpebra. Le sue labbra erano dipinte da un rossetto bordeaux che le aveva già visto un'altra volta e che sottolineava il suo sorriso divertito.

Non sapeva se considerare la donna una motivazione per darsi una scossa o tutto il contrario. Una parte di lui voleva pensare di poter finalmente scrollarsi di dosso il suo trauma e provare a sperare di nuovo in una vita normale, nella possibilità di trovare qualcuno da amare e forse ottenere quell'immagine nella sua testa che aveva sempre agognato realizzare. Avere una famiglia. Ma l'altra parte di lui non faceva che ricordargli quanto flebile e ridicola quella speranza era. Che lei aveva sicuramente un'anima gemella a cui tornare, che non avrebbe mai voluto un essere così imperfetto e distrutto come lui, che lui non sarebbe mai riuscito a superare i suoi ostacoli mentali e fisici e ricominciare a vivere per davvero.

E, inevitabilmente, finiva sempre per dare ragione a quella seconda parte di sé.

-Seokjin-ssi, tu hai per caso svolto il compito che vi avevo assegnato?

Solo allora Jin si accorse del fumetto che Jungkook teneva in mano e delle due paia di occhi che lo fissavano con circospezione.

Giusto, il compito. Poteva dire che lo aveva svolto a metà? Aveva iniziato a leggere il volume che la donna gli aveva dato la settimana scorsa, ma lo aveva completamente abbandonato dopo il tracollo che aveva avuto.

-Ehm... sì. Ma... non l'ho portato dietro- rispose con voce bassa ed esitante. L'insegnante, per contro, sorrise con benevolenza.

-Non c'è problema. Ricordi per caso quante parole avevi sottolineato? Sei riuscito a capire quello che lèggevi senza troppe difficoltà?

Jin ricordava di avere iniziato senza grossi problemi. Non era particolarmente difficile come lettura, anche se davvero non capiva perché Yona l'avesse scelta per lui. La principessa che era la protagonista della storia era una spocchiosa ragazzina viziata che non sapeva fare altro se non preoccuparsi del suo aspetto e morire dietro a suo cugino. Anche quando quello stesso cugino aveva ucciso suo padre davanti ai suoi occhi e aveva minacciato di uccidere anche lei non era riuscita a fare altro che farsi salvare dalla sua guardia del corpo. Jin ricordava che, per l'irritazione, aveva chiuso il volume e lo aveva abbandonato sul comodino, per poi non riaprirlo più.

Solitary (K.SJ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora