18. Any way the wind blows

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Yona sollevò gli occhi sul grande edificio che si dispiegava davanti a lei, prima di lanciare uno sguardo al cellulare. Le tre in punto. Era in perfetto orario. Guardandosi attorno, prese a scrutare le persone che camminavano attorno a lei, entrando o uscendo dal centro commerciale con marce imperterrite e mani occupate dagli smartphone. Nessuna di loro, però, assomigliava a chi stava attendendo. I suoi occhi, perciò, continuarono a cercare tra la folla, prima che una voce allegra la portasse a girarsi verso la strada, lungo la quale un van nero dai finestrini oscurati era accostato. E, intente a uscire dal sedile posteriore della vettura, le due persone che stava cercando.

-Unnie!

Estella, avvolta in un cappotto elegante e leggermente svasato a partire dalla vita, sventolò energicamente una mano nella sua direzione, probabilmente sfoggiando un sorriso allegro dietro alla mascherina scura che ne nascondeva la bocca. Dietro di lei, Diana uscì con più calma dalla macchina, con la figura seppellita da un bomber collegiale bianco e bordeaux, decorato da una grande lettera T in giallo ocra sul petto e delle scritte che ne attraversavano il dorso. I suoi capelli biondi erano incastrati in una lunga treccia che le ricadeva sulla spalla, mentre i suoi brillanti occhi verdi erano nascosti da degli occhiali da sole dall'aspetto anonimo. Yona, sorridendo, salutò le due ragazze, attendendo che si avvicinassero a lei dopo aver fatto cenno  all'autista del van.

-Scusa unnie, è molto che aspetti?- chiese Estella con il fiato corto dopo aver saltellato fino a raggiungerla, lasciando Diana a camminare placidamente con un'espressione rassegnata. La donna, trattenendo una risata, scosse il capo.

-No, affatto. Sono appena arrivata- replicò, salutando anche la ragazza bionda che aveva raggiunto il suo fianco a sua volta.

-Grazie per aver accettato il nostro invito, unnie. E scusa per...-

Yona osservò la ragazza più alta mentre gesticolava in direzione dei suoi occhiali e della mascherina di Estella.

-Misure preventive per non attirare troppa attenzione, anche se non sono particolarmente efficaci- continuò la giovane con un sospiro e una scrollata di spalle, portando la donna a fare un gesto del capo in segno di comprensione.

-Immagino che due straniere che camminano insieme attraggano facilmente l'occhio, sopratutto delle fan- replicò lei, lanciando un'occhiata pietosa verso le due giovani. Purtroppo, seppur Seoul fosse una grande città dove il numero di immigrati da Occidente stava gradualmente aumentando, continuava a essere raro individuare due ragazze con tratti somatici talmente evidenti. In particolare, i capelli biondi dell'una e la pelle color cioccolato dell'altra. Diana annuì con un sorriso tirato, scrollando ancora una volta le spalle.

-Abbiamo imparato a conviverci. Comunque, essendo lunedì non dovrebbe esserci troppa gente perciò dovremmo stare più tranquille.

Yona annuì, ma prima che potesse aggiungere altro sentì il suo braccio venire agganciato da una piccola forza che la trascinò in avanti, per poi notare che quella forza era Estella. La piccola ragazza aveva preso a braccetto lei e Diana ai due lati, trainandole con eccitata veemenza.

-Andiamo, forza! Shoppiiiiiiiiiiing!- esclamò la giovane, avvicinandosi sempre più alla porta girevole che costituiva l'ingresso del centro commerciale. L'edificio non era particolarmente grande e non era neppure il più rinomato della capitale, ma con i suoi sei piani di negozi era comunque un modesto punto di attrazione per la parte ovest di Seoul, stagliandosi in maniera abbastanza evidente nel quartiere commerciale. Yona non era solita frequentare quel lato della città, perciò non aveva mai messo piede in quella particolare struttura, ma guardandosi attorno constatò già con piacere la presenza di due cafe dall'aspetto intimo e accogliente e uno dei suoi negozi di abbigliamento preferiti.

Solitary (K.SJ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora