49. Good for you

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Suoni e colori si susseguivano attorno a Yona, ma erano solo forme senza nome, voci senza volto. I suoi occhi vedevano immagini fumose attraverso un vetro appannato e le sue orecchie erano immerse nelle profondità del mare, da dove si potevano udire solo basse vibrazioni.

Distrattamente, si rese conto di essere probabilmente rimasta immobile per secondi ormai, con lo sguardo fisso davanti a sé puntato oltre le spalle del dottore, sullo schermo nero della grande televisione, e la bocca dischiusa. La sua mente, però, era stata avvolta in una coperta isolante, inerme e congelata, incapace di emettere un solo pensiero razionale se non per la stessa identica frase.

"Hai un'anima gemella".

La frase non si registrava nel suo sistema. Era come se fosse stata una serie di parole vuote, un codice che non riusciva a decifrare.

"Hai un'anima gemella".

Non poteva avere un'anima gemella. Lei era una solitaria. Per ventotto anni si era svegliata ogni mattina con la consapevolezza che non aveva un legame. Non aveva una metà. Lei era libera. Non aveva il vincolo di una persona che la società voleva fosse il suo partner per il resto della sua vita.

"Mi dispiace, Yona..."

Sua madre aveva pianto nella macchina fuori dallo studio del dottore perché lei non aveva un'anima gemella. Ma sua madre aveva pianto anche molte altre volte.

-Ora, se non è un problema, vi preleverò anche una fiala di sangue così che possiamo accertarci una volta per tutte della presenza del legame. Yona-ssi, posso?

Yona non rispose. Non guardò neppure l'uomo. Rimase immobile, a fissare quello schermo nero come se la vita avesse abbandonato il suo corpo.

-Yona-ssi?

La donna sbatté le palpebre e il suo corpo tornò nel suo stato di immobilità.

-Dottore, magari... sarebbe meglio che sbrigassimo questa faccenda in un altro momento. Penso che possa attendere fino a domani.

Yona si concentrò sul suo respiro. Era regolare ma superficiale. Ispirava per qualche secondo, ma l'aria sembrava fermarsi nella sua gola invece che raggiungere il suo petto.

-Ma certo. Non c'è nessuna fretta.

La donna vide la figura del dottore allontanarsi mentre altri suoni vaghi si susseguivano lontano dalla sua attenzione.

-Ragazzi, che ne dite se ci ritiriamo? Così possiamo lasciare che...

La voce non terminò la frase. Per qualche motivo, sembrava esserci una nota di disagio in essa. Il resto dei presenti doveva averne capito il motivo, perché iniziarono a rilasciare vaghi versi di assenso e scivolare silenziosamente verso il corridoio delle camere da letto.

Il silenzio, presto, cominciò a echeggiare nella stanza come il suono del mare che riempie una conchiglia cava.

-Yona, possiamo parlarne?

La sua voce ruppe il silenzio. La voce della sua...

-Ti lamentavi perché non guadagnavo abbastanza e adesso ti lamenti perché non sono mai a casa? Vado a lavorare così lontano per te e Yona! Era questo che volevi!

-Non così! Sei mio marito! Il padre di tua figlia! Quando le amiche le chiedono di suo padre lei non sa neppure cosa rispondere!

-E cosa diamine vuoi che faccia in merito?

-Yona, ti prego... dì qualcosa.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now