▪️Capitolo LX - Sean

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▶️Enemy - Epic Version, Samuel Kim [Playlist: Sean]

Sean's point of view

La Dark Green Academy è un formicaio labirintico.

Brulica di sguardi, ogni anfratto è tenuto sotto controllo dalla barriera. L'aria che si respira è nauseante, inquinata dai pensieri dei protettori. Pur non sentendoli, ne avverto il peso.

Ogni spazio qui risulta asettico, bagnato da un gelo annichilente.

Persino per uno come me questo freddo è insopportabile.

Lascio cadere lo sguardo su Shannon, seduta al tavolo vicino al mio. Sta parlando fitto fitto con Ryan, la ciotola con i cereali ancora satura di latte. Da quando ci siamo seduti in mensa, non ha fatto altro che giocherellare con il cucchiaio.

Ogni tanto sorride, Ryan la segue con una risata rumorosa.

«Come sta?» Paul si accomoda di fronte a me, indicando con il mento Shannon.

Magro e allampanato come in Accademia, è sepolto in una felpa enorme. Il volto spigoloso ospita un leggero strato di barba e i capelli castano chiaro vengono puntualmente disordinati due, tre, quattro volte dalle sue mane ossute.

Lei come sta. «Non sta mai bene quanto meriterebbe» dico di getto.

Shannon manda giù a fatica un sorso d'acqua, poi sorride.

Gli occhi che accompagnano quel sorriso sono però lucidi di lacrime trattenute. Le avverto da qui.

Solo quando una scarica di dolore mi incendia la mano, lascio andare la presa sul bicchiere di vetro. Massaggio i muscoli ipertesi e mi obbligo a guardare Paul.

«La nuda e cruda verità purtroppo.» Paul incrocia le braccia sul tavolo. «Comunque, parlare con Ray non può che farle bene. Se c'è una cosa che sa fare è catalizzare l'attenzione su di sé, particolarmente comodo quando non si ha alcuna voglia di pensare.»

Ritorno a tormentare il bicchiere. Un altro modo efficacie per non pensare è un pugno in pieno volto.

Ce lo vedrei bene il mio pugno sulle facce di merda di quei protettori.

«Sei stato tu a salvarla.»

«Ovvio, chi sennò?» conferma, con una scrollata di spalle.

Il mio silenzio lo induce a scendere nei particolari. «Il deficiente che ha eseguito la Replay ha saltato completamente l'ultimo passaggio, quello più delicato, nonché decisivo – se non si vuole correre il rischio di ammazzare il soggetto. La barriera non lasciava passare l'aria. Inoltre, non ha eliminato gli agganci, infatti la barriera le ha raschiato la pelle del collo, anche nel momento in cui l'abbiamo aiutata. Non c'è stato verso di evitarlo... era il male minore. Per liberarla mi sono avvalso del calore, forzando un'entrata di emergenza...»

«Hai usato il fuoco di Jessica?»

«No, lei è esplosiva; lo sai. Non è adatta a operazioni tanto delicate. Le avrebbe ustionato la faccia» spiega Paul accigliandosi. «Ho collaborato con Abbey.»

«Abbey?» gli faccio eco, confuso. «Di norma a stento sa accendere una lampadina.»

Si stringe nelle spalle. «In quel momento era la più lucida, te lo posso assicurare.»

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