▫️Capitolo XXXIV

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«Thompson, che caspita stai facendo?»

Bethany si accuccia sulla sabbia, questa volta di un giallo zafferano sbiadito, ed estrae anche l'altro calzino, appallottolandolo poi accanto a sé.

«Voglio fare il bagno, Andrew» risponde tranquilla, sfilandosi la maglia del pigiama per poi sventolarla in aria come una bandiera davanti alle calme onde del mare.

Dopo aver vagato per un tempo ignoto con in testa gli ultimi strani incontri, ci siamo ritrovati in una spiaggia deserta, pronta ad offrirci un mare pulito e cristallino. Ogni cosa sa di normale, persino l'aria che adesso sta conquistando i miei polmoni ha il tipico aroma di salato e marino. Se non sapessi di essere prigioniero in questa dimensione senza senso, penserei di trovarmi in spiaggia con un'amica qualunque.

Squadro accigliato Thompson intenta a liberarsi anche dei pantaloni. Peccato che questa scema non sia mia amica e peccato che io non sopporti il mare. Alzo lo sguardo sul sole cocente, stupendomi nel riuscire a fissarlo senza alcun problema. Che accidenti significa tutto questo? Non può essere casuale... questi luoghi non possono comparire senza un motivo.

«Iuh-uh, Fooox!» mi richiama la biondina, completamente a suo agio nel completo intimo color vinaccia. «Vuoi fare il palo o raggiungermi?» aggiunge, puntando le mani sui fianchi.

«Tu sei pazza» affermo, lasciandomi collassare a terra. «Vai pure a giocare con i pesciolini, io preferisco rimanere qui.»

«Non sai nuotare?»

«Sì che so nuotare.»

«Hai paura dell'acqua?»

«No.»

«Non sai tenere aperti gli occhi sott'acqua?»

«Ci riesco benissimo.»

Bethany si illumina, dedicandomi un grande sorriso. «Sei un deficiente?»

Emetto una risata nervosa, stendendomi definitivamente sulla sabbia. «Questa domanda la puoi fare solo alla persona che vedrai riflessa nell'acqua, prima di immergerti.»

Dato che la pazza non replica, decido di chiudere gli occhi e respirare a pieni polmoni la preziosissima aria che questo scorcio di mondo ha da offrirci. Per un attimo rivedo mio padre scattare fotografie a me e alla mamma in una delle nostre felici vacanze di famiglia.

Il ricordo, però, evapora quando avverto la luce del sole venire oscurata da una presenza al di sopra del mio viso. Apro gli occhi di scatto, quando sento Thompson afferrare saldamente le mie braccia.

Il mio sguardo confuso fa appena in tempo a incontrare il suo soddisfatto, prima che la sabbia sotto alla mia schiena venga sostituita dalla gelida acqua del mare.

I miei piedi toccano il fondale liscio come l'olio ed io mi perdo a osservare, mentre trattengo il respiro, la mia maglietta sollevarsi dal petto, mostrando così una porzione di pancia.

Questo non doveva farlo.

Riemergo velocemente ed ignoro la fastidiosa sensazione che mi provocano gli indumenti fradici a contatto con la mia pelle. Da quando ci troviamo qui, ci siamo bagnati svariate volte, ma questa è di troppo.

«Vedi? Sembra quasi di essere sulla Terra! È bellissimo!» esclama la pazza, mentre strizza con un sorriso sulle labbra i capelli biondi.

Lascio che i miei occhi percorrano il suo corpo, quasi interamente scoperto, e che registrino come lei si senta a proprio agio, persino di fronte a me, persino sola qui con me.

Rifletto qualche momento su cosa dire, ma la mia bocca assapora già sulla lingua quella singola parola. Parola che si merita.

«Vaffanculo.»

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