▪️Capitolo XXXVI

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Attenzione: alto contenuto di pazzia! Siete stati avvisati.

Con una mano a sorreggere la mia testa ed il gomito appoggiato sul tavolo, volto l'ennesima pagina, pronta a memorizzare ulteriori informazioni. Così non ci pensi, Shan. Non pensare all'allenamento. Studia, studia, studia.

Ho divorato almeno tre volumi sulla storia dei mutanti e sui membri del Consiglio dei Dieci. In verità, ogni autore ripete più o meno le stesse cose, focalizzandosi su aspetti di volta in volta diversi delle loro vite.

Così ho scoperto che Iris non era il vero nome della mens agens dalla bellezza travolgente, ma che si trattava di uno pseudonimo creato dalla stessa ragazza per identificarsi con l'elemento distintivo dei mutanti - che gli umani osservavano con morbosità per classificarli -, ovvero le iridi.

Non c'è una foto in cui lei appaia a colori. Sono poche le immagini che circolano, anche su Internet, dove mi sono sorpresa di aver trovato solo costruzioni eccentriche riguardo alla sua figura. Ci sono siti che parlano esclusivamente dei campi, ma riportano pochissimi dati, giusto qualche numero circa i detenuti, nulla di più. Minimizzano il passato, dimenticano la sofferenza. Sembra davvero che ogni informazione sia sepolta sotto strati di ignoranza e dubbi.

«Come cavolo è possibile che poco dopo la chiusura dei campi tutto sia filato liscio? Nessuna rivolta da parte degli umani per riaprirli e sentirsi così al sicuro... e protetti da noi» borbotto, tamburellando le dita libere sul libro aperto. «Hanno semplicemente accettato la realtà. Assurdo, è assurdo. Hanno accettato la convivenza e smesso di pensare ai tempi della persecuzione.»

Dopo aver tratto un lungo e spossato sospiro, attiro a me con il pensiero la tazza ancora calda di tè verde e ne prendo poi un abbondante sorso. La storia non compie salti in questo modo. Va bene, i mutanti non sono proprio individui storicamente chiari, ma... andiamo, come è possibile che dalla morte di Iris fino ad oggi non ci siano più state rivolte o guerre?

«È come se... tutti abbiano cambiato la propria mentalità, senza alcun apparente motivo» rifletto, stiracchiandomi sulla sedia.

«Ehi, Sage!»

Blocco i miei movimenti scricchiolanti e mi volto di poco per incrociare gli occhi allegri di Aaron. Trotta con un libro tra le mani ed un sorriso da bimbo felice sulla bocca.

«Nuovo amico?» chiedo, evitando di ripetergli per la centesima volta che il soprannome "Sage" ha il copyright ghiacciolesco. Sembra che se lo scordi ogni volta.

«Affermativo! Mi ci voleva un bel thriller a sfondo storico! Sai quante cose si apprendono? E, soprattutto, sai quante ne ricordo dopo?» Si dondola sui talloni, pieno di gioia.

«Ehm, tante?» azzardo, venendo poi contrariata dal suo sguardo poco convinto. «Tante tante?» ritento, non accontentandolo ancora. Sbuffo. «Infinite?»

«Sí! Infinite! Sai come la penso, no?» Me lo ripeti ogni giorno, Aaron. «L'infinito esiste solo se ci credi» afferma, indicando la propria maglia rossa con sopra stampato "Forever in heaven".

«Con il fuoco come va?» domando, alzandomi in piedi per recarmi finalmente a dormire. Sto già accusando i primi sintomi della stanchezza e non ho intenzione di rovinarmi del tutto il sonno, dato che il novanta per cento se ne va a quel paese a causa di Ecs.

A causa di Ecs e di questo incubo orrendo. Sono sempre lì, legata, immobile ad aspettare che l'onda mi travolga. Trattengo il fiato fino all'ultimo e, quando sono ormai sfinita, apro la bocca e mi lascio annegare.

«Dicono che ho subito un trauma abbastanza consistente e che, per questo, non sono ancora capace di avere anche solo un minimo di controllo sul mio elemento. Devo stare qui perché potrei essere rapito là fuori e credo proprio che leggere sia la cosa migliore che io possa fare.» Storce il naso, accarezzando poi la copertina del libro con amore. «Hai più visto Sean, invece?»

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora