▪️Capitolo VII

20.8K 1K 600
                                    

[Sopra un Adam selvatico!]

Sussulto per la sorpresa, voltandomi completamente verso il biondo, che ora sembra assorto nei suoi pensieri.

«Oh...» mormoro, abbassando lo sguardo. «Quindi ogni mutante è come se nascondesse una parte di sé che non può negare. Ognuno di noi ha un segreto che costituisce parte del nostro passato.»

«Esatto, a parte te» replica lui, sorridendo mestamente. «Tutti noi sappiamo quando e dove si è verificato il tuo punto di rottura.»

Già... È vero. È un attimo ed ho già la pelle d'oca, mentre il mio corpo comincia a ricordare l'orribile sensazione del suo fiato, reso puzzolente dall'odore del sangue fresco, sulle mie guance. La pioggia fredda sui miei capelli, il suo sinistro dei suoi sussurri, la sua risata malata.

«Ehi, ehi!» Non mi rendo conto di essere crollata a terra finché Adam non mi scuote delicatamente le spalle. «Non volevo che ti rabbuiassi... Deve essere stato orribile... Quando tu lo stavi ricordando per la prima volta... Si è capito quanto Xavier ti abbia torturata.» Alza lo sguardo verso il cielo inesistente, socchiudendo le labbra. «Mi dispiace.»

«Perché ti stai scusando?» chiedo, trattenendo a stento le lacrime. E perché sto per piangere?

«Non lo so. Alcune volte faccio e dico le cose senza un preciso motivo, ma altre volte...» Alcuni granelli di terra iniziano a levitare, cominciando poi a ruotare attorno alla sua chioma chiara. «Devo confrontarmi con me stesso, è inevitabile.»

«Inevitabile... Mi chiedo se tutto questo poteva essere evitato... Mi chiedo se magari...» Le parole escono mozzate dalla mia gola, come se ci fosse una bolla che impedisce ad esse di uscire liberamente. La verità ne ho abbastanza. Di tutto questo. Ogni cosa sembra così lontana da me, così improbabile. Non riconosco più quello che sto vivendo, non riesco a capire perché. Il mio punto fisso era quello di vivere una vita diversa. Volevo cambiare, volevo dare un taglio a quella normalità che non mi apparteneva. Mi estraniavo da tutto, con la musica e pensando ad i se ed a i ma; ma come si dice spesso: la storia non è fatta di quelle due congiunzioni. Eppure...

Eppure io mi ritrovo in un bosco senza cielo, con l'ex ragazzo mutante della terra di una delle mie amiche compagne di Accademia; mi sono innamorata di un freddo e distaccato quanto disarmante ed intrigante ragazzo che sa dominare la potenza del ghiaccio; due miei amici sono stati risucchiati da un portale che conduce ad una dimensione che permette ad i transfer di teletrasportarsi; uno psicopatico maniaco degli incubi ha stabilito un legame con la mia testa e sta progettando di rapirmi per chissà quale scopo; la mia famiglia non sa dove sono, con chi sono, cosa mi è successo. E ciliegina sulla torta, non so nemmeno io dove stiamo andando o cosa dovrebbe esattamente succedere. E se quel pazzo dovesse riuscire a prendermi? Mi ucciderà? Ucciderà anche i miei amici? E Davis? Mamma? Papà? Il nonno? Loro sono in pericolo? Perché non riesco a vedere le stelle? Perché mi sembra di essere avvolta da un'ombra?! Ma non mi sento così estranea a tutto questo...

«Shannon...» La voce di Adam ora è più lontana e sembra abbastanza inquieta. Dei rami galleggiano nell'aria attorno a me, sotto di me. Caccio un'esclamazione quando i miei occhi mettono a fuoco il terreno su cui appoggiando i piedi di Adam, ma non i miei. Fluttuare non è male, è come nuotare, ma non sento il peso del mio corpo. Persino alcune delle mie lacrime ora stanno levitando davanti al mio viso. E ora come scendo?

Prima che io possa ripetere l'interrogativo a voce, scorgo una figura dietro alle spalle poderose del biondo. «A-adam... M-ma che...» balbetto, sgranando gli occhi. Allungo un braccio, puntando l'indice verso l'animale che sta avanzando nella nostra direzione con fare suadente.

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora