▪️Capitolo XVIII

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Salve gente! Sono di nuovo qui! Se dovessi dare un nome al capitolo sarebbe: Falsi Sorrisi.

«Lo so che ci sei!» grido, aggirandomi tra le dense nubi grigie. «Che senso ha nascondersi?»

«Piccola... piccola Shy.» La sua voce è sibilante e mi arriva dritta nelle orecchie, facendosi largo nel condotto uditivo... con lentezza. «Non impari mai.»

«Da te non ho nulla da imparare...» ribatto, prendendo coraggio. È solo un sogno. «Sei solo un codardo!»

«Codardo! Ardo... ardo» ripete il mio eco, rimbalzando tra le nubi argentee.

Qualcosa si muove furtivo tra di esse, emettendo dei bisbiglii inudibili. Mi giro più volte ed il lungo vestito rosso che indosso svolazza, tagliando il grigio che mi circonda.

«Sai, piccola Shy» inizia il mio incubo, parlando alle mie spalle. Mi immobilizzo, mentre il suo fiato freddo raggiunge la base delle mia nuca. «L'ultimo giorno, prima del nuovo inizio, è una data importante... non te lo dimenticare. Mai.»

Non riesco a replicare, anche perché le nubi iniziano a contorcersi, assumendo forme umane. Gridano, agitano le braccia e poi stramazzano, cadendo giù e sparendo dalla mia visuale.

«Ricordati: tutto quello che faccio, è per il tuo bene. Sono il tuo oracolo e le mie parole sono sacre.»

E poi precipito. Il mio corpo taglia il cielo azzurro, segnandolo con una scia sanguigna. Precipito, sempre più giù. Vedo degli edifici alti, quasi monumentali, uno più degli altri. Urlo, finché ho voce. L'acqua si avvicina, ingorda di avere mia anima, desiderosa di inglobare il rosso e di spegnerlo una volta per tutte.

«No!» Mi sollevo di scatto, madida di sudore. Passo una mano sul volto, prendendo profondi respiri. Le coperte sono a terra ed a coprirmi rimane solo il lenzuolo candido e sudaticcio.

«Quel maledetto...» borbotto, mentre cammino per la stanza, stando attenta a dove metto i piedi. «Dov'è? L'avevo messo qui...» Mi avvicino alla scrivania ed, appena noto il pezzo di carta, esulto mentalmente.

Afferro di slancio una penna ed appunto sul foglio, basandomi sui miei ricordi, le frasi che Ecs ha pronunciato in questo incubo. Ho preso questa abitudine da quando mi sono accorta che continuo a sognare di cadere. Non so spiegarne il motivo, ma sento che costituiscono qualcosa che non devo dimenticare. E poi, sembra quasi che lui aggiunga ogni volta delle informazioni.

Rileggo velocemente i miei appunti ad alta voce: «Vediamo... dice di essere la voce del destino, che lui manovra i fili ed è il burattinaio ed adesso è anche un oracolo. Poi mi ha detto di osservare cosa c'è sotto di me e ora ha aggiunto che il giorno prima del nuovo inizio non va dimenticato.» Sospiro, piegando il foglio in due e riponendolo in un cassetto.

Apro l'anta dell'armadio e, come ieri, mi domando come abbiano fatto a sapere le mie misure. I vestiti non rispecchiano totalmente i miei gusti, ma meglio così... sarebbe stato davvero strano, quasi preoccupante. Afferro una maglietta nera e dei leggins sportivi, evitando appositamente capi grigi. Appena inizio a percepire dei flebili sussurri nella testa, prendo un grosso respiro. Va tutto bene, non è niente.

Dopo essermi fiondata in bagno e preparata, ritorno nella stanza, cominciando ad osservarla nuovamente: le pareti sono chiare e vi sono ben due finestre che mi consentono una vista spettacolare; presenta un semplice letto da una piazza e mezza addossato ad una delle pareti laterali. La scrivania è spaziosa ed al suo fianco si erge un armadio beige. Le poche cose che avevo con me sono state recuperate ed ammassate sopra un tavolino di vetro, posto al centro della stanza e affiancato da un paio di poltroncine in pelle nera.

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