▪️Capitolo VIII

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[Sopra K.O! È un pazzo. Leggete lo spazio autrice, è importante! Buona lettura.]

«Allora piccola Shy, ti stai divertendo?» sussurra l'uomo incappucciato di fronte a me. Il vicolo in cui mi trovo è una stradina laterale di ciottolato, immersa nel buio.

«Tu...» mormoro, avanzando di un passo; ignoro le fitte che mi percuotono le gambe, strappandomi grugniti animaleschi.

«Avrei dovuto spezzarti le gambe, sarebbe stato delizioso vederti stramazzare a terra come un cavallo monco...» Il suo sorriso sadico brilla nell'oscurità, mostrando dei disgustosi denti gialli sporchi di sangue. «Sai nuotare, stupida carne da macello che non sei altro?»

«Sei solo un viscido bastardo fuori di testa!» urlo, voltandomi per correre via da lui. Il silenzio tombale fa risaltare e rimbombare il suono dei miei passi arrancati. Mi appoggio ad una parete di pietra per riposarmi un attimo e mi paralizzo, dopo aver captato una presenza alle mie spalle.

Le lanterne mi permettono di vedere quel viso cerchiato dalla stanchezza malata e dilaniato dalla psicosi. L'istante dopo le sue mani mi coprono bocca e naso, impedendomi di respirare. Vengo sollevata da terra e trascinata con la forza verso un pozzo che sembra risalire al medioevo, l'epoca delle streghe. Le mie mani cozzano contro la pietra grezza, recidendo la pelle delicata delle dita.

«Oh, povera piccola Shy...» Il suo fiato mi smuove i capelli castani, facendomi venire dei conati di vomito. «Chissà quanti uomini si sono disfatti di stupidi ammassi di carne vivente... Semplicemente...» La mia testa viene schiacciata contro la prossimità del foro circolare. Sembra incredibilmente profondo. «Con una piccola...» Percepisco le sue dita fredde spostarmi una ciocca di fili marroni dietro ad un orecchio. «Spinta.»

Non ho nemmeno il tempo di urlare che il mio corpo comincia a precipitare, sempre più giù. Individuo delle spine aguzze sul fondo ed anche qualcosa d'altro: ossa, tante ossa. Prima di riuscire a percepire l'odore della morte, mi ritrovo a cadere nel bel mezzo del cielo sereno. Ogni battito di ciglia scandisce gli attimi in cui sono nel pozzo al buio e quelli in cui sono nell'azzurro più totale.

Vedo lo spuntone insanguinato farsi sempre più vicino e, poco prima di essere infilzata, i miei occhi si abituano al diradarsi delle nuvole bianche e registrano la presenza di una spaventosa esplosione che si sta espandendo da un edificio della città verso cui sto precipitando.

«Porca...» mormoro, aprendo gli occhi di scatto ed affondando la testa nel cuscino piumoso. «Porca medusa.»

La mia fronte è imperlata di sudore, mentre avverto una scia di fastidiosi brividi lungo le gambe. Rotolo su fianco, invadendo una zona di letto meno calda. Sean non è qui, deve essersi già alzato.

Comincio a scalciare, battendo i pugni sul cuscino come una forsennata. Ci sarà mai un giorno in cui mi risveglierò tranquillamente?

Sfrego le mani, tentando di mandar via una strana sensazione di tensione che ora mi sta corrodendo dall'interno. Chiudo gli occhi un attimo, rivedendo l'esplosione appena sognata. Esplosione. Quella parola rimbomba nella mia testa, rimandandomi a quei bruttissimi momenti in cui vidi Beth essere catapultata addosso all'elfo.

«No!» urlo, ritrovandomi l'istante dopo a svolazzare a testa in giù, con tutti i capelli in faccia. Agito le braccia nel panico più totale, cercando di non mangiarmi le ciocche castane. Fisso da dietro la massa marrone le coperte, tentando di riportare il mio corpo sul letto.

«Piano... Devo fare piano...» mormoro, aprendo il palmo della mano con estrema precisione. Immagino di avvolgere il materasso con una rete invisibile e di volermi avvicinare; il mio corpo si abbassa lentamente, ondeggiando. Con il sangue al cervello, sorrido vittoriosa, ignorando il fatto che non mi era mai capitato di alzarmi in volo senza volerlo. Dai ce l'ho quasi fatta...

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