▫️Capitolo XIX

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Attenzione: capitolo pazzerello + ricordi di Andy. Are you ready?

Con il fondoschiena comodamente infossato nella sabbia viola, io e Beth guardiamo il vuoto. Che situazione elettrizzante, davvero da paura.

Paura: condizione emotiva di apprensione o avversione nei confronti di un pericolo reale o irreale; si manifesta in molteplici modi, a partire da una reazione emotiva e psicologica, fino a quella fisica e corporea.

Mio padre era uno di loro, sapeva materializzare le paure ed io nemmeno lo sapevo, prima di scoprire realmente chi sono. Vivere con qualcuno che si maschera è strano, ma sapere che quel qualcuno è tuo padre peggiora la situazione. Maschere su maschere, per cosa poi?

Maschera: travestimento che impedisce il riconoscimento; nasconde la vera identità, celandola dietro a uno strato di menzogne.

Ho smesso di ridere parecchio tempo fa, non so da quanto, ma so che siamo seduti qui da molto. Alcune volte ridiamo per pura cortesia, fregandocene se il nostro corpo urla «no!», oppure siamo troppo pigri per non capire che non siamo felici.

Felice: sensazione di appagamento totale, il pieno raggiungimento di ogni desiderio.

In altre parole, felice è un aggettivo che si adatta solo alle favole o ai cartoni animati per bambini. Personalmente, non sono mai andato matto per i sorrisi troppo tirati dei bambinetti della tv, mi incutevano timore. Me le sognavo di notte, le loro risate grasse.

Notte: arco di tempo compreso dal tramonto fino al sorgere del sole; ci permette di riposarci o ci obbliga a stare vigili e sull'attenti, in attesa che l'assassino varchi la porta della propria camera da letto.

«Non ci riesci nemmeno tu?» domanda ad un tratto Thompson, con le gambe distese sulla sabbia e le palpebre abbassate.

«No, direi di no.» Porto entrambe le mani tra i capelli, trovandoli inaspettatamente piuttosto puliti. «Sto cercando di capire il perché.»

Lei rimane sdraiata ed apre appena gli occhi, puntando i cristalli arancioni sul "cielo" violaceo. «Forse non dovremmo nemmeno chiedercelo.»

La guardo male. «Non eri mica tu quella che voleva sapere i segreti del mondo? Mi hai fatto tutto quel discorso sulle tue avventure da pazza psichiatrica...» le ricordo ironico.

«Non so se te ne sei accorto Fox, ma non ci troviamo più sul nostro pianeta.»

Simpatica, davvero simpatica.

«Davvero? Ma non mi dire!» Appoggio i gomiti sulle ginocchia, sorreggendo il mento con le mani. «Questa è pur sempre una dimensione che troviamo dietro alla nostra quotidianità... una specie di anti-Terra... In ogni caso, dovresti nella tua solita modalità Crazybeth.»

L'attimo dopo mi arriva una abbondante quantità di sabbia viola in faccia. Chiudo subito gli occhi ed inizio a tossire come un vecchio, ritrovandomi poi a sputare granelli non identificati. Porto entrambe la mani alla gola e lancio un'occhiata di fuoco a quella pazza.

«Non osare chiamarmi in quel modo mai più!» grida, improvvisamente a pochi centimetri da me. Ah già, sa essere molto veloce. «Stupido elfo, sai solo innervosirmi.»

Dannazione, credo di aver ingoiato della sabbia. Ho la lingua impastata di sostanze extraterrestri.

«Melda...» biascico, mentre strofino il dorso di una mano sulla lingua. «Vuoi uccidelmi?»

«Per ora preferisco risparmiarti.» Osserva il mio viso, con una strana espressione. «Comunque non mi va di esplorare, per niente.»

«Però mi interesserebbe sapere perché non riusciamo a dormire.» Thompson continua a guardarmi. «Ci ho provato in tutti i modi, ma niente ha funzionato. Non so dire da quanto non chiudiamo occhio.»

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