▪️Capitolo VI

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[ Salve Polaretti, non l'ho mai fatto finora, ma vi invito a leggere il capitolo con in sottofondo la canzone di Ryan Star: Brand new day.]

Osservo Abbey morsicarsi freneticamente le pellicine delle dita, mentre l'altra mano è intrecciata a quella di Ryan.

L'aria che si respira è tesa come una corda di violino ed intrisa di preoccupazione, esternata, per esempio, dal mio muovere freneticamente le gambe su e giù o dal fatto che sto attorcigliando alla rinfusa una povera ciocca di capelli attorno all'indice della mano destra.

«Non è possibile...» sussurro, mordendomi il labbro per evitare di gridare.

«Be' credici sfigata, l'amica pazza della squilibrata svanita in un'altra dimensione è scomparsa» sbotta Jessica, lanciandomi un'occhiataccia e schioccando le dita, creando così una piccola fiammata.

«Ci provi gusto, vero?» April ora è in piedi ed ha appena assunto una posa che esprime tutta la sua avversione verso la Rossa. «Ma io mi chiedo: cosa cazzo ne ricavi, eh? Vuoi un applauso per essere così profondamente stronza?» aggiunge, gridando.

«Fiorellino...» mormora Adam, posandole una mano su una spalla e sfoderando un sorriso di rassicurazione. «La troveremo, vedrai.»

«Sentimi bene arbusto secco» incomincia la piromane, avanzando di un passo con fare di sfida. «È impossibile che un mutante possa essere entrato in camera, me ne sarei accorta. Inoltre il letto della pazza è ancora caldo, ergo è scomparsa da poco.»

«E allora?» domanda Abbey, corrugando le sopracciglia e sospirando tremante.

«Sono le due di notte, cazzo! L'ora in cui le persone si svegliano quando sono preoccupate o tormentate.» Incrocia le braccia davanti al petto, socchiudendo gli occhi. «I pensieri più disperati vengono a galla ed insieme a loro la voglia di farla finita... Una volta per tutte.»

«Non crederai che...» Gli occhi verdastri della bionda si sgranano, schiarendosi sempre di più. Il momento dopo la dolce violinista è piedi e la sua pelle irradia luce allo stato puro, costringendo ognuno di noi a nascondere il viso, per non rimanere accecati. «MI RIFIUTO DI CREDERLO!»

No, non può averlo fatto davvero. I miei respiri diventano irregolari e sento gli occhi inumidirsi. Leggevo vuoto negli occhi di Emery, ma non può essersi già arresa. Non può aver scelto di scomparire. Magari è solo uscita a fare una passeggiata, a scaricare la frustrazione della perdita.

«Oh be' sai quanto mi importa, puoi non crederci, ma la realtà non cambia.» Storce il naso, sorridendo poi amaramente. «Ti senti in colpa, vero? Magari adesso è già diventato il pasto di qualche animale selvatico oppure il suo corpo è sul fondo sassoso di un fiume...»

«Jessica, non serve a niente fomentare la paura» sibila Ryan, guardandola contrariato.

«Non sto fomentando un bel niente, esprimo solo ciò che penso» ribatte lei, dandogli le spalle.

«Ciò che pensi, eh?» Mi avvicino a lei, puntando lo sguardo nel suo e trasmettendole tutta la sicurezza che non ho. «Sono convinta che tu ti senta esattamente come Emery in questo momento, non è vero? In fondo hai perso l'unica persona che ti capiva, ovvero Megan. Sei talmente egoista da volere che tutti gli altri cadano nel limbo della tristezza e della malinconia in cui ti trovi tu?»

«Non osare...» Le iridi diventano di fuoco, la temperatura della stanza aumenta notevolmente. «Non osare paragonarmi a... Tu non sai... Cosa ne vuoi sapere tu? Solo perché sai entrare nella testa delle altre persone pretendi di conoscerle? Cercavo solo di non dare false speranze, perché, fidatevi, credo che di situazioni come questa ne vivremo ancora.»

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