▪️Capitolo XXVII - Emery

15.4K 794 353
                                    

«Non voglio andarci!» piagnucolò la bambina, cercando di rientrare in casa.

«Beatrice, sembra una bambina simpatica e non credi che sarebbe più facile andare a scuola se conoscessi già qualcuno?» la madre le si piazzò di fronte, abbozzando un sorriso per convincerla a seguire il suo consiglio.

«E se è cattiva? Forse vuole rubarmi i giocattoli come Michelle! Mamma, l'ho vista! Anche lei è bionda!» strillò, beccandosi un'occhiata confusa.

«Il mondo è pieno di persone bionde...» iniziò a dire la donna, sospirando.

«Allora il mondo è un posto brutto! Perché non vivo su Marte?» Emery si imbronciò, fantasticando sul lontano pianeta ed immaginando di passeggiare a braccetto con un alieno. «Lì non ci sono bambine malefiche.»

«Lì non c'è proprio nessuno» la corresse la madre, riaprendo la porta di casa. Una ventata di aria fresca sollevò di poco la gonna arancione della bambina.

«Tanto meglio» borbottò questa, fissando in malo modo la zanzariera ora spalancata. «Se si chiama Michelle torno indietro» aggiunse, prima di prendere un grosso respiro e varcare la soglia.

«Non tornerai indietro, piccola mia. So già che si chiama Anne» sussurrò la madre, seguendo con lo sguardo la figlia camminare preoccupata verso la casa accanto alla loro.

Emery affondava i grandi incisivi nel labbro inferiore, ripetendosi mentalmente di non avere paura. Una volta attraversato il proprio giardino - che era un ammasso di foglie secche ed erbaccia - si affrettò a giungere in quello dei vicini. Notò immediatamente quanto fosse curato e ordinato, vi era persino un'altalena.

Mentre percorreva i pochi gradini che la separavano dalla porta color mattone, fissò le proprie mani e rabbrividì. Aveva il vizio di divorarsi sia le unghie che le pellicine, lasciando le dita in uno stato degradato. Prima di suonare il campanello, sperò che la bambina bionda non fosse una maniaca della pulizia, perché, nel caso in cui questa ipotesi si fosse rivelata vera, sapeva che l'avrebbe spaventata.

«Mamma! Hanno suonato!» gridò una voce acuta dall'interno della villetta. «Vado io, è per me!» La porta venne spalancata ed Emery si ritrovò a fissare negli occhi la vicina di casa.

La bambina bionda assunse un'espressione pensierosa, socchiudendo gli occhi verdi. Portava i capelli color grano sciolti e le punte chiare le sfioravano il corpetto del vestito a balze turchese.

Emery abbassò lo sguardo sulla bacchetta magica che teneva tra le mani, chiedendosi se le piacessero le fate. Persino le ballerine emanavano magia attraverso i luccicanti brillantini azzurri.

«Sei in ritardo» asserì la biondina, scuotendo la testa contrariata «Ieri mi è caduto un dente e tu non mi hai portato i miei soldi!» le urlò contro, aprendo la bocca per poi indicare lo spazio vuoto sulla fila superiore dei denti da latte.

«Ho avuto altro da fare» ribatté Emery, incrociando le esili braccia e sbuffando. «Ieri un ragazzo si è schiantato contro un palo ed ha perso tutti i denti. Dovrà bere degli schifosi frullati di verdura per sopravvivere, ma almeno è diventato ricco» aggiunse, nascondendo le mani mangiucchiate dietro la schiena.

«Una volta ho provato a cadere per perdere un dente, ma mi è solo cresciuta una montagna, proprio qui» si toccò la fronte con l'indice smaltato di azzurro.

«Beh, com'era? Avere una montagna personale? Tutta per te» chiese curiosa Emery, inclinando la testa di lato. La frangetta castana le coprì l'occhio sinistro.

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora