▪️Capitolo XXXVIII

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L'acqua è sempre più vicina ed io non posso muovermi.

Non voglio soffrire ancora, sono state troppe le volte in cui ho pianto nel sonno a causa di questo incubo. Cerco di liberarmi dalla mia immobilità, ma ogni sforzo risulta vano sotto ai caldi raggi solari, che stanno abbracciando l'orizzonte sprigionando nuvole rosse.

«Un pianto può essere una cosa poco fragile» sussurra la voce di Ecs, anche se la sua figura non c'è «Perché a volte è l'unica arma che se ne va nella morte.»

Mentre le lacrime scorrono veloci lungo le mie guance, il mio corpo viene inglobato ferocemente dall'onda anomala.

Le stelle marine piombano su di me voraci, attaccandosi alla carne e squarciando i vestiti. Grido immersa nell'acqua, producendo miriadi di bollicine che poi scoppiano, al contatto con gli appuntiti tranci legnosi bianchi come il latte che ora vanno dritti verso di me.

Vengo graffiata e successivamente infilzata; attorno a me si fa presto largo una macchia di sangue, che si ciba della mia sofferenza, ancorandomi più a lungo alla lucidità terribile di questo incubo. Sono ancora qui, sto ancora annegando.

Basta, per favore. Basta, per favore.

«Piangi, piccola Shy. Piangi per me.»

Ora il nero mi circonda e la cosa non mi dispiace. Almeno posso crogiolarmi nell'oblio celato dietro alle mie palpebre, un sano rifugio in confronto a il mondo onirico. Che male alla testa, porco menestrello. La testa, la testa che male.

«Sssh, così la svegli» sibila una voce femminile «anzi, li svegli entrambi!»

Qualcuno ride. «Ricciolina pasticcina, so essere delicato se voglio.»

«Come hai chiamato la mia ragazza? A volte mi imbarazzi.»

«Master, io non sono la tua...» afferma severa la voce della ragazza, facendomi corrugare le sopracciglia.

«Ecco! Si è mossa! Devo sfruttare questo istante prezioso! Tieni, fammi una foto con loro.»

L'instante successivo percepisco un respiro profumato sul mio viso e d'istinto sorrido. Che buono! È così dolce, sa di cocco.

«Ma a che ti serve una foto con loro? Se Sean lo venisse a sapere...»

«La voglio anche io! Anzi, vieni, amore, facciamola assieme noi quattro!»

«Oh, oh! Perfetto! Così la posto sul mio blog!» urla eccitato una voce maschile.

«Hai un blog?» Qualcosa di morbido e sottile mi solletica la fronte, dopo un leggero fruscio alle mie spalle.

«Certo! L'ho creato da quando sono entrato in Accademia per registrare ogni mio miglioramento! E beh... ora ho parecchi seguaci! Sono f-a-m-o-s-o, gente!»

L'ultima frase mi fa aprire gli occhi di scatto, poiché è stata urlata. Mi ritrovo così a fissare confusa Ryan intento a scattarmi delle foto con un cellulare nero. Una mano cattura le mie guance, stringendole e deformandomi il viso.

«Sorridi, Shan!» mi dice Adam, appoggiando il mento sulla mia testa.

Ryan ci dedica un bel pollice in su, continuando a immortale questi momenti strani con il suo telefono. È proprio a questo punto, però, che sento un borbottio seccato al mio fianco; anzi, letteralmente sotto di me.

Non devo nemmeno voltare di molto il viso per vedere l'espressione omicida di Sean. Con i capelli neri scombinati e gli occhi verdi affilati, tiene le labbra carnose serrate, segno di profonda irritazione.

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora