▪️Capitolo XX

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❄️❄️❄️

Non appena finisco di abbottonare la giacca, sento bussare freneticamente alla porta. Afferro lo zainetto beige che ho trovato nell'armadio e mi specchio un'ultima volta per constatare che i miei capelli sono ordinati e ondulati - per una volta nella vita.

«Shan! Sei morta?» grida April dall'altra parte «Dai che quel bisbetico rompipalle sennò parte senza di noi!»

Il bisbetico rompipalle sarebbe Connor, ovviamente.

«Dubito che se ne andrebbe, probabilmente rimarrebbe qui.» Spalanco la porta e trovo la mutante della vegetazione, vestita prevalentemente di un rosso natalizio, intenta ad incenerirmi con gli occhi marroni. «Fattelo dire, sei spiritata.»

«Ma non lo senti?!» sorride raggiante, scuotendo la chioma riccia ed iniziando ad incamminarsi verso la sala comune.

«Cosa?» chiedo confusa.

«Lo spirito del Natale» mi risponde Emery, appoggiata pigramente al muro del corridoio «Non fa che ripeterlo.»

«Dimentico troppo spesso che a te il Natale non fa nessun effetto.» April rotea gli occhi e l'altra sospira pesantemente «Ti stai Jessicazzando.»

«Io? Non mi pare di essere alta un metro e un bottone e di avere perennemente questa faccia» Il viso di Emery diventa lo specchio della diffidenza. Scoppio a ridere, perché vederla con quel cipiglio sul volto è esilarante. «E poi...» continua «guarda, questo è rosso!» Indica distrattamente l'elastico che lega i suoi mossi capelli marroni in una coda alta.

«Potrei commuovermi» mormora atona April «ma poi i tuoi vestiti da funerale me lo impediscono.»

Poso lo sguardo sull'outfit della ragazza, composto da pantaloni neri strappati in più punti, cappotto scuro lungo fino alle ginocchia e maglione del medesimo colore a girocollo.

«Nel tuo armadio ci sono i pantaloni strappati?» domando, mentre Emery inizia a ridere.

«Ti pare? Tutti i vestiti sono colorati, che schifo» storce il naso «Li ho strappati io» ammette fiera.

«Connor lo sa?» April sfodera un sorriso malvagio. Ci fermiamo non appena ci rendiamo conto di essere giunte nella spaziosa saletta, nei pressi dell'ascensore.

«Connor sa cosa?» Il diretto interessato si alza svogliatamente dal divano bianco, ponendosi di fronte a noi. Sprizza felicità da tutti i pori.

«La darkettona ha strappato i vostri preziosi pantaloni. Cose del genere dovrebbero essere punite con una sana dose di frustate» afferma Jessica, sbucando alle nostre spalle. Indossa un paio di semplici jeans chiari ed una pesante giacca rosa - con il cappuccio rivestito in pelo - le copre il busto.

«Purtroppo non mi è concesso frustare le persone» confessa Connor, visibilmente amareggiato. Mi si accappona la pelle. Questo tizio è la quinta essenza del male, dopo Ecs e Zoar...

«La violenza non è mai la giusta risposta» replica Ryan, apparendo nell'ambiente, affiancato da Abbey. Quest'ultima ci sorride, stringendosi nel suo piumone bianco.

«I tre mocciosi che mancano all'appello sono già al piano terra. Volevano delineare un percorso, poveri stolti...» Connor ride, mentre, dopo essere entrati nell'ascensore, pigia il tasto del piano zero «Sono io che comando. Nessuno può dirmi cosa fare. Decido io.»

April lo guarda male. «Te l'ha mai detto nessuno che sei ripetitivo?»

Il riccio scrolla le spalle e le porte si aprono. «Hai detto qualcosa? Oh, scusa: le tue considerazioni devono essere talmente inutili che la mia testa non le registra nemmeno.» E si allontana, senza voltarsi.

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora