▪️Capitolo XXII

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Scusate l'ora hahah

Ipotetico titolo per il capitolo: Essere solo una cosa a volte è anche troppo.

Buona lettura🎀

«Cosa?» Sean inarca un sopracciglio, guardando Karim con una punta di confusione. Che strano vedere la mia emozione per eccellenza sul suo viso.

«Suvvia, brav'uomo...» Il gentleman appoggia entrambe le mani sul bastone lucido, sorridendo lascivo. «Debbo ammettere che è un'idea a dir poco superba. Non credete?»

«Io credo di non trovare il senso a tale illuminazione» ribatte gelido il Polaretto, portando poi lo sguardo su di me. «Me lo spieghi tu?»

In verità, non capisco perché Karim ci abbia chiesto di alzarci prima degli altri e venire entrambi qui in palestra per poi proporci di allenarci assieme. O meglio, non capisco perché anche Sean dovrebbe aiutare me.

«Lo sai, Shannon» mormora Karim nella mia mente «la scorsa volta è bastata creare una piccola illusione della persona giusta per spronarti.»

Sgrano gli occhi, voltandomi di scatto verso di lui. Dunque sei stato tu! Sean non era davvero Sean.

«Shannon, di grazia, comunicaglielo» mi incita K.O. ghignando maligno.

«Sage? Allora?» Sean e le sue iridi verdi non fanno che mettermi sempre più in difficoltà, strappandomi ogni brandello di voce.

«Ehm... io e te...» inizio a dire, ritrovandomi poi a balbettare «Hai ragione, non c'è nessun motivo! Preferisco allenarmi con Connor!»

«Confessione disarmante, perdio!» esclama Karim, scuotendo il capo corvino.

Sean rimane immobile a fissarmi serio, poi le sue labbra si increspano in un sorriso compiaciuto. «Ci sto, che hai in mente?» dice, lasciandomi basita.

E confusa.

«Ma io... ho detto che...» mormoro accigliata.

Sean posa una mano sui miei capelli, scompigliandoli. «Non importa. Non sei nelle condizioni per poter esprimere un'opinione.»

«Eh? Ma che stai dicendo? Mi sa che il ghiaccio ti è andato di traverso!» Scaccio via la sua mano, stringendo i pugni.

«Sbaglio o sei tu quella che l'altro giorno si è ricordata solo dopo essermi saltata addosso che aveva le mani quasi ustionate? A me pare di sì» mi fa notare.

«Non mi bruciavano più! Come avrei fatto a ricordarmene? Smettila di insinuare che io sia una povera idiota!»

«Questo l'hai detto tu, non io.» I suoi occhi verdi brillano di divertimento. Ci fissiamo a lungo, fino a quando la risata chiassosa di Karim non ci obbliga a voltarci verso di lui.

«Il teatro vi fa un baffo» mormora, iniziando a togliersi la giacca scura. La posa a terra con delicatezza e poi si gira, una luce nuova nello sguardo di carbone. «Prima di tutto, tu hai bisogno di imparare le nozioni basilari. È utile sapere di cosa è capace chi ti sta davanti.»

Karim stringe la coda bassa maggiormente, chiudendo per pochi secondi gli occhi. Quando li riapre sono più scuri di prima, profondi come un pozzo oscuro, senza fondo. Impugna saldamente il bastone e lo agita, aprendo un punto di petrolio, da cui cola ombra densa. Si ammassa sul pavimento, creando una massa deforme.

«Questa è l'ombra serva, colei che esegue i nostri ordini. Il procedimento è semplice: se necessario scavi nella mente della vittima, in cerca di paure nascoste; in seguito, dai forma a queste, seguendo le linee dettate dalla testa e conferendo all'ombra l'aspetto corretto. Lei ci obbedisce, ci venera e noi veneriamo lei. Quasi tutti i noctis umbrae la sanno dominare.»

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora