CAPITOLO 1:

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Il mio nome è Angel Denely. Credevo di essere una persona normale con una famiglia normale, ma sbagliavo. La mia vita non era come quella dei miei amici o dei miei compagni di scuola, ma qualcosa di inimmaginabile.
Tutto cambiò improvvisamente durante una gita in campeggio con la mia famiglia l'estate scorsa; da quella notte, nulla fu più lo stesso per me.
Ero bloccata in un bosco con i miei genitori e la mia sorellina, con poco campo per il cellulare e troppo tempo libero perfino per una come me.
Cercavo di impiegare i momenti morti leggendo o ascoltando la mia musica preferita, ma la seconda sera Alina arrivò saltellando di fronte a me, con un gran sorriso in volto.
~ Andiamo a fare un giro?~ mi chiese dondolandosi avanti e indietro.
Avevamo camminato tutto il giorno, dunque avevo le gambe che gridavano ad ogni piccolo movimento; fare una passeggiata era l'ultima cosa che desideravo.
~ Proprio ora Ali?~
~ Dai, ti prego!~
Alzai gli occhi dal libro che stavo leggendo. Alina mi guardava speranzosa, con i suoi grandi occhi azzurri puntati sui miei e i codini biondi che le incorniciavano il viso.
Aveva imparato un po' troppo presto come costringermi a fare ogni cosa volesse.
Sbuffai. ~ Va bene.~
Dopotutto era già la terza volta che rileggevo lo stesso paragrafo, non riuscivo a concentrarmi.
~ Però non stiamo via molto.~
Lei esultò saltellando come un grillo, e mi prese per mano.
Urlai a mia madre che stavamo andando a fare una passeggiata, lei ci diede il permesso dicendomi di non tardare, e io e Alina ci avviammo lungo il sentiero.
Mi ricordavo che sul depliant del campeggio c'era scritto che quando faceva buio, in una radura poco lontana dalle tende, ogni tanto si potevano vedere le lucciole.
Né io né Alina avevamo mai visto le lucciole, così mi diressi da quella parte sperando di avere un po' di fortuna.
In cielo c'era la luna a tre quarti che illuminava la radura, ma non fu quello a meravigliarci; le piccole lucciole svolazzavano in giro in piccoli gruppi, anche intorno a noi.
Non erano tante come quelle nell'immagine che avevo visto, ma fu comunque un bello spettacolo.
Tentai anche di fare una fotografia, ma nel cellulare non avevo una fotocamera adatta così mi accontentai di guardare.
Stesi la mia felpa per terra e ci sedemmo su di essa, restando a guardare i piccoli insetti danzanti.
Ero come ipnotizzata, motivo per cui mi scappò l'orario e me ne accorsi soltanto alle dieci passate.
Scattai in piedi come una molla, incitando Alina perché facesse lo stesso. Dovevamo tornare indietro subito o mamma e papà mi avrebbero uccisa.
Raccolsi la felpa e me la legai intorno alla vita e, presa Alina per mano, tornai verso il sentiero.
~ Non ve ne starete andando proprio adesso?~ disse una voce alle mie spalle.
Sia io che mia sorella sussultammo per lo spavento. Mi girai e tirai Alina dietro di me.
Ci misi un po' a trovare il proprietario della voce.
Era nascosto tra gli alberi, ma stava lentamente uscendo fuori dal limitare della radura. Sembrava maschio, alto ma giovane, dalla voce.
~ E tu chi saresti?~ dissi.
"Perché ho parlato??"
Non credevo che avrei mai più parlato in vita mia. E poi perché avevo usato quel tono? Non era spaventato come mi aspettavo. Era...arrogante...sprezzante...e non era il mio modo di parlare.
~ Alla vacca in un macello importa chi le darà il colpo di grazia?~ domandò facendo un passo avanti.
~ E la magica regolina del "non si risponde a una domanda con un'altra"?~ risposi sempre più arrogante.
"Ma perché faccio così?".
Non percepivo più me stessa, e neanche Alina. I miei sensi si erano spenti, era come se esistesse solo quel ragazzo e la bocca tramite cui parlavo.
~ Sei spiritosa. Magari sei insolente quanto buona.~ ridacchiò inumidendosi le labbra.
Vidi i suoi denti di un bianco brillante risplendere alla luce della luna. Fui molto sconcertata dal fatto che quella frase e quel gesto non mi avevano intimorita.
All'improvviso tornai in me. Fu come riemergere da un lago profondissimo e buio.
Presi coscienza del pericolo di fronte a me e della mia sorellina che tremava come una foglia e non aveva neanche la forza di piangere.
Stavo bene, sentivo solo un pizzicore sul lato destro del collo che attribuii al sudore freddo tipico del panico.
~ Quando te lo dico, salta.~ dissi a mia sorella con un sussurro, sperando che l'altro non capisse. ~ E attaccati a me.~
Quel ragazzo inquietante non accennava a fermarsi.
A quel punto sentii il panico prendere possesso della mia mente, ma dentro di me avevo ancora un po' di lucidità. Abbastanza per capire quando scappare.
~ Ora!~ esclamai.
Mi girai verso Alina e -grazie a Dio- lei saltò come le avevo detto. L'afferrai al volo e cominciai a correre. I miei anni di sport mi consentivano di andare veloce, ma avevo la spiacevole sensazione che quel ragazzo fosse più veloce di me e mi stesse alle costole.
Non potevo certo voltarmi ogni due secondi per vedere dove fosse.
Mi diressi a tutta velocità verso la tenda e mi nascosi dietro ad un albero.
~ Ora, Ali devi correre più forte che puoi fino alla tenda e nasconderti lì. Metti il mio cuscino sotto le coperte e fai finta di dormire. Chiaro?~
~ Dove vai tu?~
~ Non preoccuparti e fai quello che ti ho detto, okay?~
Lei annuì.

Sentii i suoi passi dietro di me. Spinsi Alina, mi tirai in piedi e lo colpii più forte che potevo. Poi ricominciai a correre dalla parte opposta rispetto alla tenda.
Fui felice e terrorizzata di sentire di nuovo i suoi passi dietro di me. Pensavo solo a correre, quindi ero troppo distratta per accorgermi che ciò che mi era accaduto nella radura, quando avevo parlato come fossi stata un'altra persona, stava succedendo ancora.
Non so come facessi a evitare gli alberi. Non sentivo nulla; né il rumore delle mie scarpe sulle foglie, né l'odore del muschio, né il pizzicore sul corpo o il sudore freddo sulla mia pelle. Era come se fossi uno zombie senza cervello comandato da chissà chi.
Davanti a me vidi c'era ancora un lungo tratto di sentiero in pendenza, e le mie gambe affaticate dalla camminata della mattina cominciavano a rallentare visisbilmente.
Mi arrampicai su un albero -"Da quando sono così agile?"- e attesi su uno dei rami più bassi. Non sentivo più rumori.
All'improvviso qualcosa mi saltò addosso rompendo il ramo sotto di me. Cademmo avvinghiati l'uno all'altra, ma probabilmente se fossi caduta di schiena sarei crepata sul colpo. Quindi per un colpo di fortuna riuscii a roteare su me stessa, facendo cadere per primo il ragazzo.
Quando finimmo per terra sbattemmo la testa l'uno contro l'altra. Sentii un forte dolore, poi tutto si fece buio e persi i sensi.

Mezz'essereWhere stories live. Discover now