CAPITOLO 10:

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Elija tornò nella stanza e mi trovò esattamente nel punto e nella posizione in cui mi aveva lasciato.
~ Salutami Kyle, eh!~ dissi sedendo sul letto.
~ È già andato via, purtroppo.~ rispose imitandomi.
Sbuffai. Mi stava irritando parecchio. Ci mancava solo che saltasse fuori questo qui.
~ Chi è Kyle?~
~ Un mio amico.~
Lo odiavo quando faceva così. Certo, mi rispondeva, ma senza dire quello che volevo davvero sapere. Era decisamente irritante.
~ E che voleva?~
~ Perché ti interessa?~
Non risposi subito. Un po' mi vergognavo a dirlo perché non amavo ammettere quelle sfaccettature del mio carattere.
~ Mi sembrava parlaste di me.~ ammisi.
~ Non credo. Tu hai dato per scontato, che parlassimo di te.~ mi rimbeccò.
~ Senti non dirmelo. Non mi interessa.~
~ Stavamo parlando di te, va bene.~ sbuffò.
~ E...?~
~ E...non sono affari tuoi.~
~ Idiota.~ ringhiai andandomene.
La sua risata divertita mi seguì fino al salotto, dove mi apparì davanti.
~ Dai, non prendertela. È una cosa importante.~ disse parandosi fra me e la porta.
~ Dopo, Elija. Ora ho da fare.~ risposi schivandolo e proseguendo verso l'uscita.
~ No che non hai da fare.~ sibilò afferrandomi il braccio, costringendomi a girare su me stessa.
Piantai i piedi per terra e incrociai le braccia sul petto. Non ne potevo più di tutti quei misteri, erano stancanti. Mi lasciavano continuamente spaesata ed era una cosa che non sopportavo. Visto che dovevo stare lì con lui poteva almeno rendermi le cose facili.
~ Allora parla.~ dossi seria fissandolo.
Per sottolineare la mia serietà alzai il mento con un po' di superbia e di spavalderia
Cos'era quella luce nei suoi occhi d'argento? Un luccichio divertito? O si stava prendendo gioco di me nella sua fredda mente macchinatrice?
~ È ammirazione. Ammiro il coraggio con cui parli a un demone. Spero solo che non sia stupidità; non devi sottovalutarmi.~ disse senza levarmi gli occhi di dosso.
Quel <<complimento>> non mi sfiorò neanche. Stavo per incitarlo di nuovo a parlare ma mi precedette.
~ Kyle è un mio compagno di corso. È venuto qui per dirmi che a breve verrà a farci visita la professoressa Dyulig per conoscerti.~ spiegò.
~ E sarebbe?~
~ L'insegnante del corso per i demoni.~
~ E perché vuole conoscermi?~
A scuola ci saremmo incontrate, prima o poi. Perché scomodarsi?
~ Le ho mandato una lettera. Mi fido molto di lei e le ho rivelato che la new entry della scuola è una mezz'essere.~ rispose con l'occhiolino.
~ Devo preoccuparmi?~ chiesi incerta.
~ No, sta tranquilla. Può sembrare un po' dura ma con i suoi studenti è gentile e comprensiva.~
~ Quando verrà?~
~ Non lo so, ma sarà qui prima di sera.~
La notizia della visita della professoressa mi aveva lasciata insicura e, ovviamente, confusa. Elija diceva che era buona, ma il concetto di <<buono>> espresso da un demone non mi dava affatto tranquillità.
Gli avevo risposto che andava bene. Doveva per forza andarmi bene, come qualsiasi cosa accaduta di recente.
Stavo per tornare in camera ma la sua voce mi fermò.
~ Ma tu non dovevi tipo saltare da un albero?~ chiese con voce e sguardo maliziosi.
Guardai disperatamente verso il cielo, spalancando gli occhi. Perché l'avevo detto? Non potevo starmene zitta?
~ No, ti sbagli.~ risposi correndo in camera.
~ Torna qui!~ esclamò lui ridendo.
Raggiunsi la porta; entrai, e la chiusi di colpo. Nell'istante in cui si materializzò all'interno, io sparii riapparendo in giardino, davanti alla porta.
Cominciai a correre all'interno della foresta. Sentivo Elija dietro di me, ma anch'io stavo diventando veloce.
Rallentai un po' per farlo avvicinare, poi mi diressi verso un albero dal tronco largo e grosso; quando gli fui davanti puntai un piede sulla corteccia e usai il tronco per lanciarmi all'indietro, facendo una capriola. Sorvolai Elija che, per fortuna, si abbassò e ricominciai a correre nella direzione opposta.
Per un attimo lo sentii ridere divertito mentre mi inseguiva. Mi sentivo predata, cacciata da un essere potente e determinato a prendermi; e questo mi dava la scarica d'adrenalina che mi faceva correre come il vento.
Vedevo gli alberi sfocati e i cespugli mi frustavano con violenza le gambe, ma dovevo scappare.
Finalmente stavo ascoltando la voce nella mia testa che mia aveva sempre gridato di allontanarmi il più possibile da lui, ma quello che la voce non sapeva era che sarebbe durato poco.
Sentii un rumore dall'alto; alzai la testa e lo vidi. Elija correva sugli alberi, saltando agilmente da un ramo all'altro. Mi guardava divertito e accettai la sfida silenziosa che mi mandavano i suoi occhi.
Il primo albero sufficientemente alto che vidi lo puntai; gli corsi contro e cominciai ad arrampicarmi sul suo tronco ruvido. I polpastrelli mi bruciavano ma continuavo a salire, sempre più decisa a levargli quel ghigno dalla faccia.
Quando arrivai in cima mi fermai un secondo su un incrocio tra due rami molto grossi; ascoltai attentamente per localizzare Elija ma udivo solo il mio respiro affannato.
All'improvviso sentii un forte CRACK che mi fece voltare all'indietro giusto in tempo per vedere Elija che saltava verso di me. Reagii velocemente saltando giu dall'albero; saltai dritta, con i piedi verso il suolo e all'ultimo secondo mi rannicchiai e feci una capriola. Purtroppo lui fu più furbo e si materializzò di fronte a me, che ero arrivata in piedi un po' barcollante.
Fece un passo avanti e mi prese le braccia.
~ Presa.~ mormorò con un ghigno orgoglioso.
I suoi occhi brillavano, carichi di quella stessa adrenalina che mi scorreva dentro fino a pochi attimi prima mentre un sorriso sinceramente felice gli incurvava le splendide labbra.
~ Dai, devo proprio?~ sbuffai sorridendo divertita per quella corsa movimentata con quella che doveva essere un'espressione supplichevole.
Lui mi fece girare all'indietro, verso la foresta, e appoggiò gli avambracci sulle mie spalle.
~ Ormai non credo serva più.~ sussurrò al mio orecchio.
Alzai lo sguardo accorgendomi che l'albero da cui avevo appena saltato era lo stesso da cui non volevo assolutamente saltare.
***
Dopo l'allegra corsetta nella foresta eravamo tornati in casa per riposarci un po'.
Io mi feci una doccia fresca, ma lasciai i capelli mezzi bagnati, legandoli in uno stretto chignon che me li avrebbe resi ondulati.
Quando scesi in salotto trovai Elija sdraiato sul divano che aveva aperto a letto.
Aveva gli occhi chiusi ma riuscivo quasi a percepire i suoi pensieri; sicuramente era sveglio.
Mi sdraiai di fianco a lui sul letto, chiudendo anch'io gli occhi.
~ Elija?~
~ Mmh?~
~ Puoi parlarmi un po' della scuola?~ chiesi timidamente.
Lui si voltò su un fianco, girato verso di me, con la testa appoggiata sul braccio piegato.
~ Be', è molto bella e grande. Ci sono dei vasti giardini pieni di fiori e di panchine, con anche alcuni gazebo. Qua e là ci sono delle fontane di marmo e nel giardino interno della scuola c'è la piazzetta con il monumento.~
~ Quale monumento?~
~ Non te ne ho mai parlato?~ fece sorpreso.
~ No, mai.~
~ È un monumento con tutti i nomi dei mezz'essere esistiti.~ spiegò.
~ Figo, c'è addirittura un monumento per quelli come me?~ chiesi eccitata.
Lui rise chiudendo gli occhi e aprendosi in un sorriso. ~ Sì, c'è. È una specie di obelisco di pietra marrone chiaro.~ rispose.
~ Mi aspettavo qualcosa di più originale.~ ammisi io ridendo.
~ Ma se neanche ti aspettavi che esistesse un monumento!~ protestò lui.
~ Be', sì, hai ragione.~
Facemmo una piccola pausa nella quale un po' ci guardammo e un po' chiudemmo gli occhi per riposarli.
~ Angy?~
~ Mmh?~
~ Tu sei contenta di venire nella mia scuola, vero?~
Aprii un occhio per guardarlo. Dal tono di voce che aveva usato sembrava che al posto suo ci fosse stato un bambino.
Dovetti pensare un po' prima di rispondere.
~ Ehm...non lo so, sinceramente.~ sospirai voltando mi verso di lui, a occhi bassi.
~ Come no?~ chiese con la voce più acuta del solito.
Fui sorpresa dal fatto che sembrava deluso e dispiaciuto. Non mi era mai parso così umano da provare certe emozioni, ma evidentemente mi sbagliavo. In un certo senso mi faceva piacere che fosse così insensibile... Insomma, se uno è insensibile non puoi ferire i suoi sentimenti, il che è una buona cosa. Non mi preoccupava che la sua insensibilità potesse portarlo a considerare anche me insensibile; ho un carattere forte e posso sopravvivere a certi trattamenti. L'unica cosa che conta per me è il rispetto quando ci si rapporta con uno sconosciuto, unica cosa che Elija era per me.
~ Non ho detto di no, solo che non lo so.~ mormorai.
Elija si girò sulla pancia, sempre guardandomi.
~ Come...come fai a non saperlo?~
~ È difficile da spiegare, Elija. Non mi sento né contenta...né triste. Ma non sono neanche indifferente...non lo so.~
Davvero non lo sapevo. Ci avevo pensato parecchio, tentando di districare i pensieri e le emozioni che mi si annidavano dentro; ma non ci ero riuscita e speravo che Elija riuscisse a capirmi o almeno ci provasse.
Stava sollevato sui gomiti, guardandomi dall'alto. Stando sdraiata sulla schiena mi sentivo più piccola che mai e lo sguardo nei suoi occhi mi faceva sentire cattiva, quasi crudele.
Mi sembrava di avergli fatto un grosso torto o di averlo deluso e non mi piaceva affatto, ma il mio orgoglio mi impediva di chiedere scusa per una cosa che non potevo cambiare.
Sospirai.
~ Mi dispiace...~ dissi secca scuotendo la testa.
~ Probabilmente mi ero fatto troppe aspettative. Ti ho portata via dalla tua famiglia e dai tuoi amici...non posso pretendere che tu sia felice di lasciare tutto.~ fece a voce bassa.
Spostai lo sguardo; non ce la facevo più, era come se quegli occhi cristallini mi stessero gridando contro, dicendomi che ero un'ingrata e che l'avevo orribilmente ferito. Era davvero troppo.
~ Scusa. Non volevo guardarti così.~ mi disse spostando lo sguardo a sua volta.
~ Magari ho solo la coda di paglia.~
~ No, non credo.~
Sorrise lievemente e all'improvviso quello sguardo non era più tanto accusatore.
Dopo qualche secondo partì la mia canzone preferita, ovvero la suoneria del mio cellulare che era sul letto nella stanza di sopra.
Non me ne resi conto subito, forse perché restai ferma a guardarlo un attimo o due.
Mi alzai sui gomiti e, per fargli un dispetto, prima che potesse anche solo pensare di bloccarmi gli schioccai un bacio sulla guancia dicendogli: ~ Timidone!~, per poi alzarmi subito dopo e raggiungere il telefono che sembrava chiamarmi disperato.
~ Che cosa hai appena fatto?!~ esclamò Elija dopo qualche secondo di silenzio basito.
~ Non so proprio di cosa stai parlando!~ gridai salendo di corsa le scale.
Afferrai il cellulare e risposi cercando di trattenere una risata.
~ Ciao Jorg! Sì, tutto bene e tu?...Grazie, è stato davvero divertente. No, sono io che ringrazio te! Niente, mi ha fatto piacere sentirti.~
Feci una specie di gridolino quando Elija mi afferrò cominciando a farmi il solletico sulla pancia e sui fianchi.
~ Sì, scusa, sono inciampata. Ciao, Jorg, alla prossima!~
Appena misi giù la chiamata iniziai a scalciare e dimenarmi, tentando di levarmi quel demone di dosso e ridendo come una matta.
Sparii riapparendo in giardino, ma servì a poco visto che l'attimo dopo Elija fu davanti a me.
Mi afferrò dalle ginocchia, sollevandomi e adagiandomi sulla sua spalla.
~ Dai, mettimi giù!!~ strillavo dandogli dei pugni sulla schiena.
~ Che cosa hai fatto? Eh? Che cosa hai osato fare?!~ diceva lui girando su sé stesso, provocandomi un bruttissimo effetto mal di mare.
~ Elija mettimi giù immediatamente!!~ gridai scalciando.
~ Chiedi scusa!~
~ No che non chiedo scusa, cretino! Mi farai vomitare!~
Quell'affermazione sembrò convincerlo; avevo l'impressione che tenesse molto a tutte le cose che valorizzavano il suo aspetto, tra cui i vestiti.
Si fermò e mi fece scendere continuando a ridere. Mi sistemai i capelli che mi facevano sembrare una pazza e, di nuovo, ricominciai a guardarlo.
~ Il timidone si fa convincere con poco...~ gli dissi arretrando con un sorrisetto provocatorio.
Scattai a correre appena lo vidi fare un passo avanti.
~ Vuoi fare una brutta fine?!~ esclamò rincorrendomi.
~ Tanto non posso morire!~ gongolai in falsetto saltando sul ramo di un albero.
Mi misi a testa in giù, dondolando, e gli feci una linguaccia.

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