CAPITOLO 37:

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Toc-toc-toc.
Mi destai faticosamente, con il rimasuglio di quel rumore nelle orecchie. Con gli occhi semiaperti individuai, poco alla volta, i mobili e gli oggetti intorno a me, fino a soffermarmi sulla porta.
Toc-toc-toc.
Il risuonare dei battiti sembrò tre volte più forte ora che ero sveglia, ma almeno mi fece riprendere del tutto.
Nel rispondere, pregai che si trattasse di Xavier. ~ ...Sì?~
~ Angy? Posso entrare?~ fece la sua voce attutita.
~ Certo, vieni.~ sbadigliai cercando di darmi una sistemata stirando con le mani le pieghe che si erano formate sulla mia maglia e i miei pantaloni.
La sua testa coronata dal vaporoso ciuffo bianco fece capolino da dietro la porta; aveva ancora il sorriso stampato sulle labbra.
Entrò e si richiuse la porta alle spalle, venendo a sedersi accanto a me.
~ Sei riuscita a dormire un po', scommetto.~ commentò osservando la mia faccia ancora assonnata.
~ Sì!~ esclamai. ~ Questo letto è assurdo, si sta comodissimi.~
Ero sveglia da nemmeno due minuti e mi sentivo come se non avessi mai veramente dormito prima di essermi sdraiata lì sopra.
Il suo sorriso si allargò. ~ Sono contento.~
~ Sai,~ riprese poi, ~ non sarà così terribile stare qua. Capisco che questo posto non ti è stato presentato ne, migliore dei modi, ma sono sicuro che ti piacerà.~
Abbassai lo sguardo. "Non credo proprio," mi dissi, "almeno finché non si decideranno a dirmi cosa vogliono da me."
~ Una gabbia bellissima resta sempre una gabbia.~ dissi guardando Xavier negli occhi.
~ Tu non sei in gabbia, Angy. Sei tu che ti senti così.~
Scossi la testa rassegnata. Xavier non poteva capire.
~ Se invece di dormire fossi andata in giro nessuno te lo avrebbe impedito.~ proseguì.
~ Ma a me non interessa andare in giro, voglio tornare a casa mia, dalla mia famiglia!~ protestai.
~ Angy... Lo sai che adesso non puoi, però, forse...~
Lo guardai con eloquenza. Lui rispose con un sorriso triste, e mi passò un braccio intorno alle spalle; quasi automaticamente mi appoggiai contro di lui e sospirai.
Quel posto era una gabbia, nessuno poteva negarlo, ma sapevo anche che la cosa migliore da fare era cercare le bellezze di quella gabbia e prenderne il meglio, anche perché oltre a tenere il muso non avrei potuto fare molto.
~ Ma come mai sei venuto qua?~ gli chiesi sollevando la testa.
~ Giusto! Pensa, mi era passato di mente!~ esclamò. ~ Sono qui per portarti a cena.~
Ridacchiai. ~ A cena?~
~ Sì, certo. Guarda che mangiamo anche noi demoni.~
Non mi ero assolutamente resa conto che fosse ora di cena, ma dalla grandissima vetrata non entrava più la luce del sole e la temperatura era lievemente scesa.
~ Okay, allora andiamo.~ dissi alzandomi.
~ Vestita così?~ chiese, squadrandomi dalla testa ai piedi con i suoi occhi dorati.
~ Cos'ho che non va?~
~ Non pensi a qualcosa di più elegante?~
~ Perché dovrei vestirmi elegante?~
~ Perché sì, è così e basta.~ rispose alzando le spalle.
Incrociai le braccia. ~ E che dovrei mettere secondo te?~
Mi sembrava una cosa estremamente stupida. Fosse stato per me sarei andata a cena in tuta.
~ Non saprei... Hai una gonna e magari una maglietta carina?~
~ Sì, sempre se sono nelle valigie.~
~ Penso che vadano bene.~
Alzai le sopracciglia. ~ Pensi?~
~ Ti sembro una fanciulla, tesoro mio?~ chiese alzandosi con una piroetta.
~ No, certo, ma so che hai molta... immaginazione.~ dissi sorridendogli.
~ Vero, vero...~ ghignò. ~ Dài, meglio che ti prepari un po' prima. Così ti risparmi l'entrata davanti a tutti.~
Impallidii. ~ Tutti chi?~
~ Lo vedrai dopo, non parliamone adesso.~ tagliò corto accompagnandomi nell'altra stanza, dove c'erano i miei vestiti.
~ Sappi che mi sono rotta di tutti questi misteri.~ sbottai prendendo le due borse e buttandole sul letto.
Aprii il primo e cominciai a frugarci dentro; avevo in mente una maglia precisa che volevo indossare, una delle mie preferite, che speravo tanto Xavier fosse riuscito a prendere dalla mia stanza a scuola.
Poiché frugando e basta stavo solo stropicciando i miei vestiti presi, sbuffando, a tirarli fuori e ad ammucchiarli sul letto, ripromettendomi che dopo cena li avrei sistemati.
Mi sentivo a disagio al solo pensiero di mettere le mie cose nell'armadio, era come prendere veramente coscienza che era quella la mia casa ora.
Sembrava che più vestiti tiravo fuori più se ne accumulassero dentro, ero sbigottita. Ad un certo punto mi trovai in mano una gonna nera a campana; restai a fissarla per qualche secondo, confusa. Non ricordavo di averla mai indossata nonostante non pareva essercene motivo. Era carina, semplice e sufficientemente lunga, così la misi da parte; l'avrei indossata come suggerito da Xavier.
Purtroppo non avevo ancora trovato la mia maglia.
Svuotai l'altra borsa rovesciandone il contenuto sul letto, mettendomi poi a frugare tra magliette, canottiere, pantaloni eccetera finché, con mia grande gioia, la trovai in mezzo a due paia di jeans.
La mostrai a Xavier che approvò con un sorriso.
~ Ti lasciò preparare. Ripasserò tra mezz'ora.~ disse uscendo.
Rimasta sola, volsi lo sguardo sulla massa di vestiti sul mio letto.
"Se mia madre vedesse questo casino mi ucciderebbe" pensai con un piccolo sorriso triste.
Ricordavo che, di solito, la mia camera restava pulita e ordinata per solo giorno: il sabato. Ma nel caso in cui mi fosse capitata un'uscita dell'ultimo minuto ci mettevo una manciata di secondi a devastarla completamente, e poi uscivo sperando che nessuno, specialmente mia madre, vi entrasse.
Abbandonai quei ricordi realizzando che dovevo sbrigarmi, così per iniziare andai nel bagno per darmi una sciacquata e sistemarmi un po'.
Mi lavai bene il viso e pettinai i capelli, cosa che mi portò via un bel po' di tempo perché sembravano essere strapieni di nodi, e alla fine mi ritrovai a fissare la mia immagine nello specchio, che al posto dei capelli sembrava avere degli spaghetti crudi.
Avevo sempre desiderato i capelli ondulati, ma dovevo accontentarmi di un leggero ricciolo che mi si formava nelle punte.
Poiché per quanto mi impegnassi non riuscivo a dare un aspetto decente alla mia acconciatura mi arresi e feci una semplice treccia che poggiai sulla spalla sinistra.

Mezz'essereDonde viven las historias. Descúbrelo ahora