CAPITOLO 43:

3.6K 231 66
                                    


Spinta dalla consapevolezza che presto, molto presto, sarei potuta tornare nella mia casa, anche se per poco, la mia mente fece volare il giorno seguente.
Ero così felice ma anche così agitata... temevo che scoprissero il mio inganno e di perdere la fiducia di Dristen. Senza considerare che molto probabilmente Baeron mi avrebbe ammazzata.
Però avevo atteso così tanto quel momento che la paura era attenuata dalla gioia, e nonostante la spinta che mi sentivo dare da essa riuscivo comunque, bene o male, a restare prudente.

Aprii gli occhi e nell'istante in cui presi consapevolezza che il giorno che tanto avevo atteso, al quale mi ero aggrappata per farmi forza nei momenti più difficili di quegli ultimi giorni, era finalmente arrivato, sentii il cuore saltarmi fuori dal petto.
Saltai in piedi di slancio e improvvisai una piroetta spalancando le braccia; ormai ero abituata al tenue calore che la roccia sopra, sotto e intorno a me emetteva costantemente, ma sentirlo a contatto con le piante dei piedi era sempre sorprendentemente piacevole.
Per prima cosa bevvi e, tiratami su dal lavandino, mi trovai a sorridere al mio riflesso nello specchio.
Ero incredula della gioia che stavo provando, e più quest'incredulità aumentava più fomentava la mia tanto stupefacente felicità.

Tornata nella stanza arraffai dei pantaloni a caso e una maglietta, li indossai e uscii canticchiando.
Era presto rispetto al solito ma tutte quelle emozioni mi avevano messo una gran fame.
Feci una colazione abbastanza abbondante, ma con urgenza. Anzi forse dovrei dire che mi ingozzai, dalla fretta di vedere Dristen, infatti quando lo incrociai mentre stavo tornando nella mia stanza quasi gli saltai addosso.
~ Dristen! Ciao! Allora sei pronto per oggi?~ gli chiesi saltellando davanti a lui.
Per tutta risposta lui si strofinò un occhio~ Eh? Oggi?~
~ Sì!! Non ricordi? Mi hai promesso che avrei potuto portarti a vedere il mondo degli umani!~
L'enfasi che avevo messo in quelle parole era direttamente proporzionale alla paura che si fosse dimenticato e avesse cambiato idea.
Dopo qualche secondo lo vidi realizzare ciò che avevo detto.
~ Ohh, certo sì... Ora però lasciami fare colazione. Ti vengo a chiamare quando ho finito, va bene?~
~ Certamente, fai con comodo!~ gli risposi con un gran sorriso, e saltellando tornai in camera.
Mi scocciava dover aspettare ancora, ma mi sforzai. Dopotutto mi era già toccato aspettare per parecchio tempo, quindi un'oretta in più non mi avrebbe certo uccisa.
Tornata nella mia stanza sedetti sul letto e mi fermai qualche secondo a osservare fuori dalla finestra. Non c'erano nuvole, nemmeno il più piccolo sbuffo di vapore macchiava il velo azzurro che era il cielo. Era una visione rilassante, riusciva quasi a calmare la mia agitazione anche se di molto poco, infatti qualche istante dopo scattai in piedi e presi a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza. Tentai di immaginare come sarebbero andate le cose; avrei bussato alla porta di casa mia e mi avrebbe aperto mio padre, quasi sicuramente. Gli avrei detto che potevo passare un po' di tempo con loro, gli avrei presentato Dristen e finalmente avrei rivisto Alina.
Non sapevo come sarebbe stata la giornata a casa mia, ma avevo tutte le intenzioni di portarla al parco che tanto adorava.
Non pensavo che Dristen avrebbe fatto resistenza, ma anche nel caso non mi sarei fatta fermare. Sarei scappata se fosse stato necessario.

Interruppi la mia marcia davanti alla finestra; improvvisamente sentivo paura. Cosa sarebbe successo se Dristen non avesse reagito come avevo programmato? Se si fosse arrabbiato talmente tanto da raccontarlo a Baeron?
Non era tanto la reazione di Dristen che temevo, quanto quella del suo capo.
Ma ormai ero determinata a rivedere la mia famiglia e non avrei permesso a nulla di fermarmi. E poi, pensai, mia madre non gli avrebbe mai permesso di farmi del male.
Realizzai di dovermi calmare, mi sentivo tremare le mani dall'agitazione, così mi gettai di colpo sul letto e giacqui lì sforzandomi di controllare il mio respiro.
Diressi la mia mente verso pensieri più felici, ricordi sopratutto. L'ultimo compleanno di Alina, per esempio, era stato un giorno fantastico; la mamma le aveva permesso di ospitare a casa nostra le sue quattro migliori amiche per l'intera giornata, e il risultato fu che prima dell'inizio della festa avevo la faccia sporca di smalto lilla e le dita intorpidite dopo aver passato un bel po' di tempo a fare e disfare i capelli delle pesti.
Però sono convinta che aver trascorso quella giornata l'abbia resa più felice di tutti i regali ricevuti messi insieme.
Mi stavo sforzando di ricordare se la torta quell'anno avesse il disegno de La sirenetta o di Trilli quando sentii due distinti battiti contro la porta; un secondo dopo avevo già la mano sulla maniglia.
Salutai Dristen con forse un po' troppa enfasi, ma la verità era che per quanto potessi essermi auto-convinta di essere tranquilla e rilassata in realtà mancava poco che mi mettessi a saltellare per la stanza per l'agitazione.
~ Se sei pronta possiamo andare.~ disse lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
~ Sì sì arrivo subito!~
Corsi dentro, presi il telefono, mi soffermai per un millesimo di secondo davanti allo specchio e mi lanciai fuori dalla stanza; ci avviammo lungo il corridoio.
~ Giuro che non ti ho mai vista così contenta.~ commentò Dristen dopo poco che ci eravamo incamminati.
Sorrisi. Faticavo a stargli dietro: i suoi passi erano molto più ampi dei miei.
~ Non vedo l'ora di uscire un po' di qui!~ esclamai.
Lui scattò con la testa verso di me. ~ Sssht! Non sono ancora sicuro che sia una buona idea.~
~ Non ti preoccupare,~ lo rassicurai cercando di accantonare le mie preoccupazioni in un angolo della testa, ~ andrà tutto benissimo.~
~Mmh.~ mugugnò lui storcendo la bocca.
Sapevo che non era convinto per nulla, ma mi bastava che non cambiasse idea tutto d'un colpo, finendo col riportarmi indietro.

Mezz'essereWhere stories live. Discover now