CAPITOLO 18:

7K 419 19
                                    

Caddi per terra, rimbalzando sul suolo duro. Fu orribile: la cassa toracica sembrò chiudersi intorno ai miei polmoni, bloccando il respiro mentre tutta la spina dorsale assunse la consistenza del marmo; non riuscivo a muovermi né volevo farlo e tutta la zona lombare si era irrigidita dolorosamente. Meno danni sapevo di avere meglio era.
Non sapevo trovare una parte del corpo che non mi facesse male. Grazie al cielo di dolore alle gambe ne sentivo anche troppo quindi il collo era intatto per quanto fosse straziante muoverlo.
~ Stai bene?~ disse una voce dalla provenienza incerta.
Forse avevo un'emorragia cerebrale e stavo immaginando tutto.
~ Ehi?! Sei un demone che ha sbagliato porta?~
Avevo decisamente un'emorragia cerebrale. Di che accidenti stava parlando?!
~ A giudicare da come cadi sei tutto tranne un licantropo.~ aggiunse la voce ridacchiando.
Ah, adesso mi ricordavo. Un maledetto idiota mi aveva buttata giù da un albero e ora mi stava domandando se stessi bene.
Be', stavo sicuramente meglio di come sarebbe stato lui a pochi minuti di distanza.
Lentamente provai ad inalare dell'aria. Le costole sembravano essersi piegate intorno ai polmoni e mi facevano malissimo, ma a poco a poco l'ossigeno tornò a circolarmi nelle vene, restituendomi quel po' di lucidità che se n'era andata.
Inarcai la schiena in una sinfonia di scrocchi e suoni secchi provenienti direttamente dalle mie ossa sofferenti e voltai leggermente il collo, tentando di riprendere con calma i normali movimenti di un corpo umano.
Ero come ingessata, una bambola rotta che tenta di riprendere a giocare ma che finisce sempre col perdere qualche pezzo.
Non mi ero nemmeno accorta che avevo ripreso a respirare quasi normalmente, senza sentire dolore. Forse Elija aveva ragione sulla guarigione accelerata. Non stavo benissimo ma comunque meglio di poco prima.
Trascinai le braccia vicino al busto e mi sollevai di colpo, come lo strappo di un cerotto, ottenendo lo stesso effetto di prima: fitta istantanea.
Gemetti, portandomi una mano all'altezza degli addominali irrigiditi che praticamente subito dopo si rilassarono.
Un braccio mi si posò sulla schiena. Non dovetti pensare molto prima di capire che apparteneva all'idiota.
Lo scacciai via dandogli una spinta sulla spalla. Cadde a terra con una irritante grazia animale. Nemmeno l'ombra di quel po' di imbarazzo che ogni tanto tutti provano.
~ Avanti, non prendertela!~ mi disse continuando a sghignazzare senza ritegno.
L'impulso omicida di quegli istanti valse più di un pieno di adrenalina: scattai di lato e gli mollai un ceffone in pieno viso.
Smise subito di ridere e prese a guardarmi come fossi matta. Io, matta?!
Era stato lui a farmi cadere da un albero del cacchio, maledizione!
~ Perché l'hai fatto?!~ protestò massaggiandosi la guancia scarna.
~ Vuoi che te lo faccia vedere?~ ribattei alzandomi.
Per assurdo che fosse, non sentivo più niente. Né dolore né acciacchi... Nulla.
Non potevo dire di star bene perché il mio stomaco era sul punto di mangiarsi da solo e le tempie martellavano contro al cranio, provocandomi un fastidio continuato agli occhi e dietro al collo, ma mi sentivo molto meglio.
~ Calmati! Non credevo che saresti caduta!~ si giustificò alzando le mani in segno di scusa.
Ora che ero in piedi riuscivo a vederlo con chiarezza: era alto, almeno un metro e novanta, con capelli ed occhi castani scuro quasi nero.
La prima parola che mi era venuta in mente osservando il suo fisico era "sproporzionato". Ricordava le bambole dei wrestler, con i bicipiti più grossi della testa. Era un vero e proprio bestione ma al momento ero troppo incazzata per tenerne conto.
~ Non credevi che sarei caduta?! NON CREDEVI CHE SAREI CADUTA? MA ALLORA SEI DEFICIENTE SUL SERIO!~ urlai spingendolo sul petto robusto.
~ Merda, ragazza!~ esclamò afferrandomi le mani. ~ Datti una calmata o rischio di arrabbiarmi sul serio. Ero convinto che fossi come me, che fossi un licantropo anche tu.~ ringhiò.
Scrollai i polsi nel tentativo di liberarmi ma la sua presa aumentò. Sentii qualche osso scricchiolare.
~ Lasciami, idiota, mi fai male!~ ringhiai a mia volta.
Mi liberò subito da quella morsa dolorosa riportando le braccia lungo i fianchi. Sinceramente ne rimasi stupita.
Ci prendemmo entrambi qualche minuti per smaltire il fiatone, poi cominciammo a fissarci con rabbia. Io ero furiosa perché ero un licantropo, ma il genio di fronte a me era riuscito lo stesso a farmi cadere. Dunque la sua scusa valeva meno di zero.
Non so per quale motivo fosse arrabbiato lui, ma non certo per colpa mia, cavolo.
~ Allora?~ fece dopo qualche secondo di sguardo truci.
~ "Allora" cosa?~ brontolai.
~ Davanti a che essere mi trovo se non sei come me?~ domandò.
~ Sono una mezz'essere.~ affermai, per la prima volta fiera di quelle parole e stupita di esserlo.
Già, sembravo proprio orgogliosa di ciò che andavo affermando.
Tutti fino a quel momento si erano mostrati contenti e sovreccitati da quello che ero, e ognuno di loro aveva dato per scontato che lo fossi anch'io.
Nessuno si era soffermato a ragionare sul fatto che la mia mente poteva esser rimasta quantomeno sconvolta dagli ultimi avvenimenti. Sentirmi dire che ero un felice mix delle peggiori creature oscure conosciute da un ragazzo che affermava con la stessa sicurezza di essere un demone ed accorgermi che era tutto dannatamente vero non aveva avuto su di me l'effetto che immaginavo. Mi ero subito abituata alla sconcertante novità, senza se e senza ma, raccontandomi cavolate del genere "Okay, Angy, sei una mezz'essere. Preparati alla tua nuova vita" come stessi semplicemente cambiando casa.
Peccato che ciò che stava cambiando era la mia esistenza.
Ma la mia forza era proprio la semplicità con cui mi ero abituata all'idea. Sopravvive chi si adatta meglio ai cambiamenti, non il più forte. Anche se spesso sono la stessa cosa.
Il ragazzo mi guardò soppesando le mie parole. Non capivo se mi credesse o meno, ma non mi interessava. Volevo solo fare l'ultima cavolo di prova per potermi rilassare.
~ Dimostramelo.~ mi disse dopo qualche secondo incrociando i tronchi che aveva per braccia sul petto massiccio.
L'espressione del suo viso non mi piaceva. Era troppo arrogante, perfino per un bestione come lui.
Il mio stupidissimo orgoglio mi aveva sempre messo nei guai con qualsiasi persona mi trovassi davanti; professori, compagni di scuola più grandi... L'atteggiamento che mi contraddistingueva era solito portarmi in situazioni non del tutto piacevoli ma non so come -se per fortuna o altro- me la cavavo sempre. L'unica cosa certa era che il merito non era mio.
~ È quello che faccio da tutto il santo giorno. Se vuoi rivederti le mie performance chiedi in giro se hanno fatto dei video. Paganini non ripete e io neanche.~
~ Ma quanta arroganza per una ragazzina così piccola.~ commentò avanzando di qualche passo.
~ Piccola? Tesoro, hai la testa più stretta del bicipite. Ragiona su quanto è piccolo il tuo cervello piuttosto.~
Stava per ribattere, ma lo interruppi:~ Sempre se ci riesci.~
Mi guardò per un lungo istante, squadrandomi da capo a piedi, poi esplose a ridere scoprendo i denti bianchi.
~ È il mio bicipite ad essere più grosso della mia testa. E anche della tua. Ragiona su questo.~ ghignò sfoderando un sorriso da lupo, furbi ed inquietante.
~ È una minaccia?~
~ Se vuoi vederla così... Non intendevo farti paura.~ mormorò alzando le folte sopracciglia castane.
Quel pallone gonfiato mi stava deliberatamente prendendo in giro.
~ Ah!~ risi teatralmente. ~ Ho smesso di considerare le brutte copie dei wrestler molto tempo fa.~ dissi scuotendo la lunga coda di cavallo.
~ Wrestler? Ragazza, io faccio parkour. Non mi abbasso a rompere ossa per il divertimento altrui.~ borbottò, apparendo serio per la prima volta.
~ Che cosa?~
~ Guarda un po' chi faceva l'intelligentona! Erano parole troppo difficili? Le ho dette troppo in fretta?~
~ Fai sul serio parkour?~ domandai ignorando volutamente quelle battutine.
~ ...Sì.~ rispose guardandomi come stessi vaneggiando o parlando da sola.
~ Anch'io.~
~ Veramente?~
~ Già.~
~ E come...~
~ Me la cavo.~ lo interruppi. ~ Tu?~
~ Dicono che sono bravo.~ rispose con lo sguardo colmo di orgoglio.
Somigliava al mio.
~ E tu invece cosa dici?~
~ Che hanno ragione.~
Ridemmo entrambi, osservandoci l'un l'altro con una luce diversa negli occhi.
~ Perdonami, ma vorrei metterti alla prova.~ lo stuzzicai sorridendo.
~ Siamo in due, allora. Waily ti aspetta per il test dei licantropi.~
Allora Waily sapeva che ero lì. Dopotutto anche lui era presente quando avevo dichiarato chiaro e tondo davanti a tutti che ero una mezz'essere, dunque doveva per forza aspettarselo.
~ Non so da quanto tu sia qui, ma hai camminato parecchio e nella direzione sbagliata.~ mi disse il ragazzone incamminandosi.
Gli corsi dietro, affannandomi per tenere il passo e per rispondergli a tono.
Brava, Angy, non ti smentisci mai.
~ Potevate mettere un cavolo di cartello! Tra quanto arriveremo?~
~ Non preoccuparti di quello. Qua dentro il tempo scorre in maniera diversa. Puoi rimanere in questa foresta per giorni e usciresti dopo qualche ora.~ mi disse con un'alzata di spalle.
Ecco perché il sole restava nello stesso punto! In realtà si muoveva, ma molto lentamente.
~ Com'è la prova?~ chiesi mettendomi quasi a correre per reggere il passo.
~ Niente di terribile.~
~ Starti dietro sì, però.~ commentai sbuffando.
~ Oddio, scusa.~ sghignazzò fermandosi. ~ Recupera il fiato.~
Mi fermai anch'io, praticamente piegata a metà tentando di respirare. Feci passare una decina di secondi prima di espirare tutto, ma non feci in tempo a riprendere altra aria che mi sentii strattonare per un braccio, finendo quasi per terra.
~ Che fai?!~ protestai.
~ Non abbiamo tempo da perdere.~ borbottò il ragazzo.
~ Non sto perdendo tempo, cerco solo di respirare!~
~ Che razza di rompipalle!~ esclamò voltandosi di scatto.
Mi afferrò dalle ginocchia, mi tirò su e mi appoggiò sulla sua spalla, lasciandomi a penzoloni.
~ Cosa cazzo stai...~
~ Quale parte di <<non abbiamo tempo da perdere>> non capisci?~ mi interruppe.
Il suo bicipite mi stritolava il retro delle cosce per tenermi su mentre gli rimbalzavo sulla schiena.
~ Dai! Accidenti, non sono un sacco di patate!!~ strillai tenendomi dritta con i gomiti, piantandoglieli sulle scapole.
~ Lo so, sei un sacco di patate lento.~ brontolò senza mostrare il minimo sforzo.
Sbuffai rumorosamente, ma non sembrò importargli molto. Non che mi aspettassi qualcosa.
Dovetti ammettere che però era comodo. Il gigante che mi stava portando di peso senza fatica costituiva un ottimo mezzo di trasporto, non fosse per la spalla conficcata nel mio stomaco.
~ Da quanto fai parkour?~ gli chiesi.
Non mi andava di starmene lì zitta a dondolare sulla clavicola di quel bestione.
~ Da molto.~ rispose.
Probabilmente avrebbe anche fatto spallucce se su una di esse non ci fossi stata io.
~ Il tuo nome da esibizione?~ domandai ancora, insoddisfatta. ~ Ne hai uno?~
~ Stai cercando di scoprire il mio nome, mezz'essere?~ ridacchiò.
Touchée... Grande, Angy, ottima tattica.
~ Dovrei?~
~ Non mi sembra necessario.~ mi liquidò in poche parole.
"Eh, no. Non puoi fare così." protestai nella mia testa. Ero curiosa, accidenti.
Sì, volevo sapere il suo nome. E la sua età. E quante esibizioni avesse mai fatto.
Cavolo, stavo cambiando scuola! Volevo, pretendevo di essere piena di amici. O anche solo conoscenti, ma qualcuno che potesse "guidarmi" doveva esserci.
~ Perché?~ chiesi aggrottando le sopracciglia.
Faceva così appositamente? Magari qualche ragazza gli aveva detto che i tipi misteriosi erano affascinanti e allora si era adeguato.
Insomma, la regola del "misterioso uguale figo" era assoluta. Valeva per tutti, come un dogma della chiesa.
~ Perché tanto un nome me l'hai già dato.~ mi disse.
Aveva smesso di ridere e scherzare e percepivo una tensione rigida nei muscoli sotto al mio corpo, ma non riuscivo a comprendere.
~ In che senso?~
~ Gigante? Bestione? Colosso o magari Mister Muscolo? Quella del wrestler è la prima volta che la sento, le altre le hanno già dette in tanti.~
Quanta amarezza in quelle parole!
Dio. Mi aveva straziato l'anima. Era vero, aveva ragione. Non avevo esitato un solo secondo a dargli quegli epiteti che -sapevo bene- non erano piacevoli. Ma non credevo di far nulla di male usandoli solo nei miei pensieri.
Ora mi sentivo in colpa come se glieli avessi urlati tutti, uno dopo l'altro davanti ad una folla di gente sghignazzante.
Che razza di bastarda...
~ Ammutolita.~ commentò con lo stesso tono. ~ Come tutti.~
~ No!~ esclamai con una punta di panico nella voce. ~ Ti ho chiesto il nome proprio per questo.~
~ Certo, come no.~ rise senza allegria.
~ Davvero!~ dissi. ~ Ascolta, io l'ho pensato. L'ammetto. Però non ho mai avuto l'intenzione di offenderti.~ sputai tutto d'un fiato alla sua schiena. ~ Puoi mettermi giù un momento?~
Se dovevo scusarmi volevo farlo decentemente. Guardandolo in faccia, come Dio comanda.
Sentii un piccolo sbuffo, poi si fermò, mi prese dai fianchi e con più delicatezza di quanto immaginavo potesse avere mi posò a terra di fronte a lui.
Cristo, era altissimo. Dovetti indietreggiare per guardarlo in faccia senza farmi male al collo.
~ Non ho mai nemmeno pensato di insultarti. Francamente non so come la gente trovi il coraggio di farlo...~ iniziai squadrandolo meglio di quanto avessi fatto prima. ~ ...Ma non sono nessuno per giudicarti per il tuo aspetto. Non sapendo il tuo nome era il modo con cui mi riferivo a te nella mia testa ma non volevo certo offenderti.~ dissi gesticolando. ~ Mi dispiace.~
~ Ehi, calma. Non credevo ti facesse tutto sto effetto.~ intervenì frenando la mia cascata di parole.
Non sembrava arrabbiato. Piuttosto era sorpreso o magari solo incuriosito.
~ Non ci sono rimasto così male. Insomma, ci sono abituato.~
~ Ma tu hai ragione. Sono stata una stronza e ti chiedo scusa. Non mi interessa se altri se ne fregano dei danni che fanno quando aprono bocca. Non è il mio caso.~
~ Ma vai tranquilla! Non è assolutamente un problema. Ormai, be'...~ fece passandosi una mano tra i capelli. ~ ...sono un po' prevenuto con chiunque. Sapevo cosa avresti pensato perché lo pensano tutti. Ma ammetto che magari tu non avevi brutte intenzioni.~ mi disse con un timido sorriso sulle labbra.
~ Infatti!~
~ Però mi hai comunque insultato.~
~ Cosa?~ risposi.
Aveva indurito la voce e i tratti del viso erano rigidi.
Okay, mi faceva un po' paura.
~ Mi hai dato del deficiente.~
~ Mi hai fatta cadere da un albero! Puoi comprendere che magari ero un tantino irritata dalle tue prese in giro?~ ribattei.
Andiamo, l'avevo chiamato deficiente ma ero incavolata nera. Era una buona ragione.
~ Vedessi che faccia hai fatto...~ disse scoppiando a ridere senza contegno.
~ Che faccia ho fatto, sentiamo.~ borbottai incrociando le braccia e spostando il peso sul fianco destro.
~ Quella.~ disse indicandomi senza smettere di sghignazzare.
Non potei fare a meno di notare i due canini dalle dimensioni esagerate, bianchi brillanti e minacciosi.
Li avrei avuti anch'io così?
~ Dai, non fare quell'espressione sconvolta. Non ti mangio.~ mi comunicò incurvando le labbra.
Sorrisi, un po' rassicurata.
Era un tipo divertente, quel ragazzo. Non si meritava quello che la gente gli diceva.
~ Hunter.~ disse porgendomi la mano.
~ Angel.~ risposi stringendogliela.
Era molto più calda della mia, notai.
~ Andiamo, fifona?~ mi chiese.
~ Okay. Ma cammino da sola.~ dissi avviandomi.
~ Eh, no.~ fece afferrandomi dalle spalle.
Mi voltai a guardarlo e giuro di avergli visto in faccia un ghigno furbetto.
~ Fai parkour, no?~ chiese.
Annuii, cercando di capire cosa volesse dirmi.
~ Allora non serve camminare.~ concluse indicandomi i rami sopra di noi con un cenno della testa.
Scambiandoci un sorrisetto complice, scattammo in due direzioni opposte verso gli alberi ed iniziammo ad arrampicarci.
~ Di qua, dolcezza.~ mi urlò dalla cima del suo albero. ~ E cerca di muoverti.~ aggiunse iniziando a saltare da un ramo all'altro.

Mezz'essereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora