CAPITOLO 35:

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Solo pochi minuti dopo le lacrime tornarono di nuovo a premere per venir fuori.
"Dobbiamo andare" continuava a ripetere Baeron, e ogni volta quelle parole mi ferivano sempre più.
Non volevo in alcun modo lasciare mia madre, soprattutto in quelle condizioni. Io avevo bisogno che fosse forte, che mi proteggesse come quando ero piccola, perché in quel momento era esattamente così che mi sentivo.
Una bambina persa nel parco vicino casa, inseguita da un brutto uomo cattivo che con sorrisi e parole educate mal celava di volermi in realtà portare via.
Dentro di me sentivo ancora bruciare una minuscola fiammella di speranza di riuscire a tornare alla mia vita, ma Baeron sembrava irremovibile.
Temevo che la sua freddezza la spegnesse.
~ Perché dovresti portarla via? Non hai avuto bisogno di preoccuparti di lei per tutto questo tempo, per tutti questi anni. Cos'è cambiato adesso?~ chiese mia madre.
Sembrava un'altra persona da quando lui era tornato annunciando che il nostro tempo era scaduto. Il modo in cui lo guardava, il coraggio nei suoi occhi... Non c'era traccia del pianto di poco prima.
Avrei voluto averla anch'io quella forza, invece di starmene lì impalata con gli occhi bassi ad aspettare che il mio destino mi investisse.
~ Non sono affari tuoi.~
~ È mia figlia.~
~ Non del tutto. E si dà il caso che appartenga al mio mondo. Saresti ignobile come tutti quegli angeli smorfiosi che ti mancano tanto a toglierle questa opportunità.~
~ Non è un'opportunità, è una condanna. E tu questo lo sai bene.~
Lui la guardò con sufficienza. ~ Dici queste idiozie solo perché a te è stata tolta, quell'opportunità.~
Silenzio.
Mi sentii ghiacciare le ossa.
Baeron aveva toccato un pessimo argomento, ma per quanto ne fosse consapevole non sembrava che gliene importasse nulla.
Guardando la sua irremovibile espressione di pietra realizzai quanto poteva essere crudele quell'uomo.
~ Fu colpa tua, se ben ric~
~ Basta così.~ la interruppe lui in un impeto d'ira. ~ Non ho intenzione di andare oltre con questa discussione né di continuare a farti dar aria alla bocca. Lei viene con me.~
~ No!~ mi intromisi.
Forse per quello che avevo sentito o magari perché finalmente mi ero svegliata, non saprei dirlo, ma qualcosa dentro di me scattò facendomi provare il forte bisogno di esprimere la mia disapprovazione. Non potevo essere una bambolina nelle loro mani.

Entrambi si voltarono a guardarmi; Baeron scuoteva la testa, mia madre faceva lo stesso ma con rassegnazione.
Non capivo. Avevo appena iniziato a sostenerla, e lei rinunciava?
Tornò a voltarsi dandomi le spalle e prese a parlare sottovoce con lui.
Ero scioccata. Mi pareva un atteggiamento un tantino strano da avere nei confronti di una persona che si dovrebbe odiare.
C'era troppa confidenza, e questo mi dava fastidio nel profondo, oltre al fatto che mi sentivo completamente messa da parte.
Dopo un paio di minuti passati così stavo quasi per interromperli esasperata quando mia madre si girò e mi rivolse la sua attenzione.
Dalla sua espressione capii che qualcosa era cambiato in lei. Non aveva più intenzione di aiutarmi.
Lei mi venne incontro, mi prese le mani e me le strinse.
~ Lo so che non vuoi, tesoro, ma... Non credo che tu ti possa opporre.~ stava parlando piano, pensai che non volesse che Baeron sentisse.
~ Ma tu hai...~ boccheggiai.
~ Sì, ma noi non... Non possiamo fare nulla, capisci?~
Non potevo crederci.
~ Mi prendi in giro?! Fino a due secondi fa stavi...~
~ Angy basta. Non c'è niente da fare. Ma ha promesso che potrai venire qui tutte le volte che vorrai, va bene?~
Scrutai Baeron. ~ Davvero?~
~ Dipenderà da te. Sappi comunque che il tuo volere non mi interessa minimamente. Verrai con me che tu lo voglia o no.~ disse impassibile.
~ Non c'è ragione di essere così duri. Angy non ti ha fatto nulla.~
~ Il solo suo nome è un insulto a me e al mio popolo. Ringrazia che non glielo cambio.~
~ Che diritto avresti?~ feci io.
Mi piaceva il mio nome. Mi apparteneva dopotutto e la sua origine mi interessava meno di zero.
Lui alzò un sopracciglio. ~ Te lo devo spiegare?~
~ Basta adesso. Tu ora devi andare, tesoro, senza fare storie. Andrà tutto bene, vedrai.~
Lei sembrava crederci meno di me, notai, però una cosa era chiara: non avevo scelta.
Guardai Baeron. ~ Quando potrò tornare?~
~ Dipende da te, gioia.~
Non mi aveva risposto. Ovviamente. ~ Quindi?~ inesistetti.
~ Quindi.~ fece lui avvicinandosi. ~ Meno storie farai prima potrai fare visita a tua madre. Ma visto come stai andando sono certo che non accadrà prima di mezzo secolo.~
~ E ora dobbiamo andare.~

Stavolta non ribattei; andai dritta da mia madre e l'abbracciai, ripromettendomi che avrei fatto di tutto per rivederla il prima possibile.
~ Dì ad Alina che le voglio tanto bene. E che mi manca.~
Lei annuì, cercando di sorridere in modo incoraggiante.
Ricominciai a sentire quello sgradevolissimo groppo alla gola che preannunciava sicuramente un pianto, così, sollecitata di nuovo da Baeron, mi affrettai a uscire.
Ero affranta e sconvolta, così triste che il mondo intorno a me era diventato grigio ai miei occhi.
Continuavo a dirmi che non era giusto, che le cose non potevano stare così davvero. La vita non poteva essere così cattiva.
Ma poi Baeron mi si affiancò e guardandolo capii che sì, la vita poteva essere cattiva. Anche crudele alle volte. E nessuno poteva farci niente se non abbattere l'ostacolo e affrontare quello dopo, cercando di non crollare per lo sforzo.
Ma come avrei abbattuto Baeron?
Raggiunta una posizione più nascosta e appartata, tirò fuori dalla tasca un grosso medaglione che aveva attaccato alla cintura.
Un po' come un orologio da taschino.
Brillava moltissimo anche al debole sole che c'era in quel momento, sia la placcatura d'oro che il cristallo al centro, creando riflessi dei colori dell'arcobaleno.
Notai che lo teneva rigorosamente appoggiato sul palmo della mano, evitando ogni contatto con la parte soprastante.
~ È inutile che piangi. Non cambierò decisione.~ disse lanciandomi un'occhiata.
~ Non sto piangendo.~ ringhiai.
~ Se lo dici tu. Ora su, sbrigati.~ fece porgendomi il medaglione.
Io non mi mossi. ~ Che dovrei farci?~
~ Pensi di tornare indietro a piedi? Tocca lo specchio e basta.~
~ Questo sarebbe uno specchio?~
~ Di un tipo particolare ma sì, è uno specchio come quelli che hai visto prima. Ora mi fai il favore di toccarlo, così ce ne possiamo andare?~
Mi vennero in mente decine di risposte aggressive o arroganti che gli avrei potuto dare, tutte adatte a quella situazione, ma non ne usai nessuna; strinsi i denti e feci quello che mi aveva detto senza controbattere.
Avevo la sensazione che sarebbe accaduto ancora parecchie volte, da lì in poi.

Capitolo corto, lo so, ma sono sommersa dagli impegni scolastici che non mi danno tregua quindi cercherò di occupare il meglio possibile i pochi tempi morti che ho e di aggiornare presto.

Mezz'essereWhere stories live. Discover now