CAPITOLO 3:

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~ Bene Elija...~ cominciai quando ebbi finito di mangiare. ~... Ho una domanda da farti. Be' più di una, ad essere precisi, ma questa mi preme più delle altre.~
~ Prego.~ rispose.
~ Cosa avevo sul collo che ti ha tanto spaventato?~ gli chiesi con calma.
~ Cosa hai sul collo.~ mi corresse.
Poi aggiunse con tono scocciato : ~Cosa intendi con <<spaventato>>?~
~ Anch'io sono particolarmente empatica.~ dissi con una smorfia rappresentante la mia irritazione. ~ E non mi interessa se c'è ancora o no. Voglio sapere che cos'è.~ scandii.
~ Non l'hai visto da sola?~ domandò con stupore.
~ Se mi trovi un essere umano in grado di guardarsi il lato del collo mi tingo bionda.~
~ Secondo te a cosa servono gli specchi?~ disse scontroso, indicando quello alla mia destra.
~ Sei stato tu a dirmi di non alzarmi.~ gli ricordai.
Fece una risata di scherno.
~ Quindi sei una cuccioletta ubbidiente! Brava!~
Non gli lasciai neanche finire la frase: mi alzai di colpo facendolo cadere per terra con, l'ammetto, grande soddisfazione.
~ E un po' irritabile, direi.~ aggiunse ridendo.
Io andai dritta allo specchio lasciandolo lì per terra e quello che vidi mi lasciò interdetta: uno strano simbolo ampio la metà di una mano mi era apparso sul collo. Solo dopo averlo visto, credetti sul serio a Elija. Non riuscivo a capire cosa fosse...da qualunque angolazione lo guardassi, non aveva senso. Eppure sembrava essere stato tatuato sul mio collo.
~ Cos'è?~
~ Sono rune.~ rispose subito lui alzandosi agilmente.
~ Non mi sembra di averti detto che potevi alzarti.~ gli dissi scherzando.
~ Non mi sembra di aver detto nulla sul fatto che tu possa comandarmi.~ mi liquidò in fretta.
~ Comunque che tipo di rune?~ chiesi sbuffando.
Avevo letto qualcosa sulle rune, ma non mi ero mai presa la briga di impararne la forma o il significato. Mi sembrava estremamente stupido.
~ Dunque...~ cominciò avvicinandosi. ~ ...puoi voltarti così?~ mi fece girare un po' in modo che vedessi i simboli che indicava.
~ Vedi questo simbolo che sembra una <<d>> minuscola? Con il puntino al centro?~ disse passando con il dito sopra al simbolo che stava indicando.
Solo in quel momento notai le sue mani: erano molto belle, chiare, delicate, con le dita lunghe e affusolate.
~ Ehm... Ah, sì, lo vedo.~
~ Il significato principale di quella runa è il veleno.~
~ Il veleno?!~
~ Sì. Ma assume anche significati quali pericolo, malvagio, nemico...~
~ Ma quanta gioia sul mio collo!~ commentai sarcastica abbassando lo sguardo.
Non avevo ancora perso la speranza che fosse tutto uno scherzo o un brutto sogno. Lui rise e come prima ebbi voglia di andarmene all'istante. O di svegliarmi da quel brutto sogno.
~ Questa qui invece è la potenza.~ continuò lui indicando un altro simbolo.
Avevo i brividi ogni volta che mi toccava. Le sue mani erano gelide almeno come quei diamanti che si ritrovava al posto degli occhi; e io sono una che ama il caldo.
~ Questa indica il tempo, e questa la magia.~
~ E questa?~ chiesi passando il dito sulle linee che non aveva ancora toccato lui.
~ Quella è una delle più importanti: è il tutto.~
~ Il tutto? Che cosa significa?~
~ È la visione d'insieme o un gruppo di cose.~ spiegò semplicemente.
~ Okay...E perché tutta questa roba è su di me?~ domandai.
Era la questione che più mi interessava.
~ Le rune non sono distaccate le une dalle altre.~ disse lui tra sé e sé, pensieroso. ~ Sono tutte unite, intrecciate. Le parti di una runa servono per comporne un'altra.~
~ Quindi? Cosa significa?~
~ Significa che tutte queste cose, -il veleno, la potenza, il tempo e la magia- sono unite dentro di te. E la runa del tutto lo sottolinea.~
~ Senti,~ gli dissi girandomi a guardarlo. ~ potrei anche essere lontanamente potente, ma non sono cattiva, non sono magica e non sono eterna. Come la mettiamo?~ chiesi con tono arrogante. Volevo capire cosa accidenti stava succedendo.
~ Ti sei accorta che quel simbolo è comparso quando mi sono avvicinato a te? O pensi di essere talmente stupida da averlo sempre avuto e non essertene mai accorta?~ mi disse scortese. ~ È comparso perché ha riconosciuto uno dei suoi componenti.~ continuò.
Il suo tono assomigliava troppo a quello che si usa con i bambini stupidi, per i miei gusti.
~ O magari anche le rune si sono accorte che sei più velenoso di una serpe e ti hanno riconosciuto.~ dissi alzando il mento.
Ora che ero in piedi mi ero resa conto di quanto fosse alto. Non sapevo quanti anni avesse, ma doveva averne più di me per essere così alto. O era così, o era sviluppato abbastanza da superare di una spanna una sua coetanea.
~ Sono stupito quanto te. Non pensavo che avrei vissuto abbastanza da incontrare uno di voi.~
~ Che stai dicendo?~ gli chiesi. Non mi piaceva il nuovo argomento di conversazione. E aveva ricominciato a guardarmi negli occhi in modo strano.
~ Che cosa ha riconosciuto in te che l'ha fatto apparire?~ chiesi a voce bassa, indietreggiando abbastanza lentamente per evitare che se ne accorgesse.
~ La magia.~ rispose senza staccarmi gli occhi di dosso.
~ Sei un mago?~ domandai corrugando la fronte comprendendo da sola quanto fossero assurde e colme di speranza le mie parole.
~ Non un mago, stupida. Sei troppo grande per Hogwarts.~ cominciò lui. ~ Sono un demone.~
Scoppiai a ridere immediatamente. In seguito gli avrei chiesto scusa, ma in quel momento a forza di ridere avevo di nuovo male alla pancia.
Presi fiato e dissi: ~ Quanto l'hai pensata questa cacchiata?~
Non riuscii ad aggiungere altro, perché ricominciai a ridere come una matta.
~ Non mi credi, eh?~ fece lui con voce bassa e seria, l'opposto della mia risata.
~ È così evidente?~ chiesi sempre con il mio sarcasmo. Cercai di smettere di ridere e ammetto che mi risultò piuttosto difficile.
~ Ora che hai finito di fare la cretina, mi dedichi un momento della tua attenzione?~ domandò lui acido.
Io alzai la testa e lo guardai. Dopo pochi secondi sparì e davanti a me ci fu tutto quello che non vedevo a causa della sua imponenza.
"Ma che cacchio..." Pensai. "Come ha fatto?"
Camminai per la stanza cercando un qualunque marchingegno che gli potesse permettere di sparire all'improvviso, ma senza successo. A quel punto ricominciai a credere che fosse tutto un sogno. Mi pizzicai il braccio fino a farlo diventare rosso fragola, ma niente. Sospirai e chiusi la porta. Quando mi voltai verso il letto per sedermici, sbattei la testa contro il petto di Elija.
~ AHHHH!~ gridai cadendo per terra. ~Come cazzo hai fatto?!~
Toccò a lui mettersi a ridere. E lo fece di gusto. Mi spaventò più la risata del suo numero da circo. Ma non era una risata come la mia; non era allegra, era crudele.
~ Smettila di ridere!~ urlai con un filo di disperazione.
Elija smise e mi guardò, trafiggendomi con lo sguardo. Capii che era furioso con me e desiderai essere da tutt'altra parte, pur di non dover sopportare la rabbia in quegli occhi. Non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia...come una calamita, il suo viso respingeva il mio sguardo. Avevo paura e il bisogno di corrergli lontano si faceva sempre più forte; agitandosi dentro di me.
~ Ci credi ora?~ chiese serio.
L'ombra della recente risata era sparita velocemente quanto lui prima. Mi morsi l'interno del labbro. Lo facevo quando ero nervosa, e in quel momento lo ero più che mai.
~ Allora?~ insistette lui aumentando il tono di voce. Mi stava terrorizzando. Volevo pregarlo di smetterla di spaventarmi, di tornare sorridente e gentile come prima, ma il mio orgoglio ebbe la meglio sulla paura.
~ Come hai fatto?~ gli domandai con un filo di voce. ~ È quella pillola che mi hai dato, vero? Dà le allucinazioni?~
Con una specie di ringhio, scattò in avanti e mi afferrò per le spalle sollevandomi di peso da terra.
~ Ahia! Smettila, coglione, mi fai male!~ strillai.
Lui allentò la presa ma non mi lasciò. Mi spinse indietro, fino alla finestra. Mi costrinse a voltarmi verso di lui.
~ Guardami e appena sparisco guarda giù.~ disse.
Non dovetti neanche annuire perché dette per scontato che l'avrei fatto. Sparì di nuovo; restai bloccata per un secondo, e quello dopo mi voltai a guardare giù come aveva detto. Sotto alla mia finestra, con sguardo di ghiaccio c'era Elija che mi guardava. Si era spostato più in fretta dei miei pensieri. La testa mi scoppiava, come se stesse per implodere. Non riuscivo a spiegarmelo. Migliaia di pensieri mi affollavano la mente, cercando una spiegazione a quello che avevo visto, ma più non ne trovavo, più mi sentivo confusa e agitata, mentre il male alla testa aumentava notevolmente. Arretrai e sbattei contro qualcosa dopo pochi passi. Non ebbi bisogno di voltarmi per sapere che era di nuovo il suo petto. Mi girai lo stesso e con voce rassegnata e lo sguardo verso il pavimento dissi: ~ Sì, ti credo.~
Non che ci credessi davvero, ma avevo la sensazione che sarebbe scomparso e riapparso anche per tutto il giorno, tentando di convincermi che non mentiva.
Mi andai a sedere sul letto, rannicchiata con le ginocchia al petto e la fronte appoggiata sopra a esse. Volevo piangere, disperarmi, pregare che tutto finisse e ritornare alla mia vita, alla mia vita normale, ma non mi uscii neanche una lacrima. Se avessero avuto dei sentimenti, avrei detto che perfino le mie lacrime temevano di uscire dai miei occhi per non essere guardate come lui mi aveva guardata prima. Sentii che si avvicinava e si sedeva poco distante da me. Non mi mossi. Già era tanto che non ero ancora svenuta.
~ Lo so che è traumatico. La mente umana non è abituata a vedere una cosa del genere e bisogna farci l'abitudine. Credo di aver esagerato per la tua prima volta. Mi dispiace, scusami.~ mormorò gentile.
Fui felicissima di non udire più quel tono duro nella sua voce, ma io non ero stupida; sapevo dentro di me che quella versione tanto carino era solo la quiete prima della tempesta.
Non dovevo calmarmi. Non volevo calmarmi. Ma quelle parole mi fecero rilassare, anche se per poco. Mi bastò accorgermi di aver scioccamente abbassato la guardia per irrigidirmi di nuovo.
~ Cosa stai facendo?~ lo accusai senza neanche alzare la testa: sapevo che sentiva benissimo.
Aveva sentito la mia pancia brontolare, aveva percepito il mio malessere e la fame che cominciava a farsi sentire. Aveva anche sentito che non ero più spaventata. Empatico...ma per favore!
~ Cerco di tranquillizzarti.~ disse tranquillo.
Come se calmare una persona senza parlarle né sfiorarla sia possibile!
~ Non farlo. Non voglio essere manipolata. Soprattutto da te.~ ringhiai.
"Sta attento, perché non sono tanto carina e buona come credi." mi dissi illudendomi di poter fare qualcosa contro di lui.
~ Non ti sto manipolando. Cerco di farti stare meglio.~ ribatté con un tono offeso.
~ Dovevi farlo prima di saltare fuori dalla foresta l'altra sera.~
All'improvviso mi saltarono in testa tutti i ricordi di quella serata. Alzai la testa di scatto.
~ Dov'è mia sorella? Dove sono i miei genitori? Sicuramente mi stanno cercando!~
~ Ascolta, questo dopo. Prima di tutto devo dirti chi sei. Devo dirti cosa sei.~
~ Cerchi di farmi svenire di nuovo?~ chiesi spaventata.
~ Spero di no, ma è fondamentale che tu capisca. Le rune; dimmi, quale essere presente negli horror è velenoso? Malvagio? Che inizia con la <<v>>?
~ Vampiro?~
~ E quale è potente, restando sullo stesso tema?~
~ Lupo mannaro?~
~ Licantropo. Preferiscono essere chiamati così.~mi corresse. Da come aveva parlato sembrava che l'avesse ripetuto milioni di volte.
~ ...Okay.~ dissi con un filo di voce. Ascoltavo la metà di quello che diceva, consapevole che se avessi tentato di assimilare tutto, non avrei retto.
~ Abbiamo detto che io, demone, ho a che fare con lamagia. Ora, quale essere ha tempo in eterno?~
~ Ehm...i fantasmi?~ su quel punto ero incerta.
~ Esatto. E tu, tu -come dimostrano le rune- possiedi parti di tutti questi esseri.~ disse con foga.
~ Ma che stai...~ cominciai io balbettando.
~ È così!... Tu sei un essere rarissimo! Tu sei una mezz'essere!~

Mezz'essereWhere stories live. Discover now