CAPITOLO 21:

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Per fortuna i ragazzi non erano nel gigantesco bar adiacente alla scuola, bensì in un angolo del vasto giardino, seduti sulle panchine d'acero intorno ad un tavolo da picnic sul quale erano appoggiati diversi sacchetti pieni -speravo- di un infinità di cibo.
Avevo una fame assurda; sembrava che la sequenza di sforzi fisici quanto psicologici mi avesse stremata, dunque richiedevo di mangiare il prima possibile.
Non fu una cosa tranquilla. Per niente.
Ogni due bocconi di panino dal morbido pane farinoso lanciavo occhiate furtive tutt'intorno a me, per assicurarmi che un certo demone non mi vedesse, costretta dall'ansia che avevo provato poco prima a causa della sua semplice presenza.
In tutta sincerità, non avevo mai avuto un concentrato tale di appetito ed agitazione tutti in una volta, e lo trovai piuttosto sgradevole, seppur compensato dal senso di sollievo che provai quando Damien si propose di farmi fare un giro nella biblioteca della scuola, la quale gli faceva brillare gli occhi ogni volta che la nominava; doveva essere davvero uno splendore.
E poi Elija non mi sembrava proprio un tipo da biblioteca, quindi potevo anche considerarmi al sicuro.
Fui ben contenta di accettare, facendomi milioni di aspettative sulla famosa biblioteca della Highsbury.
Mi condussero lungo uno stretto sentiero contornato da due basse aiuole composte da piccole foglioline lucide verde scuro, tutte curatissime, che proseguivano fino ad arrivare in un piccolo spazio aperto racchiuso da una siepe molto alta, come quella dei labirinti, che conteneva un area con panchine, sedie a dondolo e altri originali metodi per leggere all'aria aperta senza il disturbo del sole.
Opposta a dove eravamo entrati noi c'era una porta di legno scuro che contrastava con la parete uniformemente colorata della scuola, e che proprio per questo invitava ad essere aperta.
~ Che ne dici?~ mi chiese Xavier passeggiando in mezzo a quel luogo quasi surreale, con l'erba chiara e lucida, la siepe senza un rametto fuori posto e ogni cosa sistemata alla perfezione.
~ Sembra molto carino. Davvero, non avevo mai visto niente del genere.~
~ Sono pronto a scommettere che non hai mai visto nemmeno una biblioteca del genere.~
~ Infatti. Mi piacerebbe molto vederla.~ ribattei con -forse- troppa saccenza.
~ Prego, altezza. Si accomodi pure.~ ghignò il demone dagli occhi gialli inchinandosi.
Restituendogli una smorfia, mi avviai verso la porta.
Con le dita sfiorai la maniglia d'ottone lavorata a ricciolo, elegante e dall'aria antica così come la serratura brillante.
Mentre piegavo la stretta maniglia attendevo un cigolio che non udii, forse per le ottime condizioni in cui si trovava o, molto più probabilmente, perché ero rimasta incantata da ciò che mi si era presentato davanti agli occhi;
Un'enormità di libri di ogni forma, colore e dimensione possibile si susseguiva lungo pareti curve e tondeggianti con decine di reparti in legno lucido dalla sfumatura ambrata, che dava all'ambiente un'apparenza pacata e rilassata.
Io invece ero più che sovreccitata da quelle piccole grandi meraviglie che si stagliavano fino al soffitto, ad un'altezza tale che non avevo mai visto scale alte come quelle, le quali dovevano facilitare l'accesso ai volumi posizionati più in alto.
Mi fiondai all'interno, passando le dita su tavoli e poltrone imbottite, vagando con lo sguardo sui giganteschi lampadari di vetro che illuminavano fiocamente gli affreschi presenti su tutto il soffitto colorato e osservando con brama i dorsi più o meno grossi di tutti quei libri.
Mi mancava il fiato; quel posto era più grande e soprattutto più sorprendente di quanto avessi osato immaginare.
Nel momento in cui ero entrata avevo capito che sarei finita lì dentro parecchie volte di lì a poco, e la cosa mi rendeva felice.
Su ogni riposano c'era scritto, in eleganti lettere dorate, il tema dei libri poggiati su di esso, uno più invitante dell'altro.
Le diverse scansie non erano dritte e parallele, come nelle normali biblioteche, ma formavano un intricato labirinto di legno e carta dove perdersi per ore, passando dai divanetti imbottiti alle poltrone di velluto, alle sedie dall'alto schienale ai tavoli lucidi.
~ Che ne pensi?~
Damien mi si pose davanti, gli occhi che scintillavano alla luce dei lampadari, attendendo la mia risposta, che non riuscii a far uscire dalle labbra.
~ Non ti piace?~
~ Se questo luogo non ti ha colpita nemmeno un po' devi avere un buco vuoto al posto del cuore, tesoro!~ protestò Faith, spalancando le palpebre colorate.
~ Certo che mi ha colpita! Insomma è... È una biblioteca bellissima.~
~ Ah, menomale! Cominciavo già a cambiare opinione su di te!~
La ragazza ammiccò con fare scherzoso, e non potei trattenere un sorriso.
~ North adora questo posto. Passa qui tre quarti delle sue giornate.~
~ Per fortuna non è qui, o si sarebbe offesa parecchio dal tuo silenzio.~ mi rimbeccò Xavier.
~ Mai sentito dire <<rimasto senza parole>>?~
~ È troppo pignola questa mezz'essere.~
~ Tu sei il massimo della simpatia, invece, vero?~ gli rispose Nate, aprendo bocca per la prima volta da quando li avevo raggiunti in giardino.
~ Toh! Guarda chi è uscito dal suo mondo di apatia!~
~ Stronzo arrogante.~
~ Ma senti un po' questo sfigato!~
Andarono avanti così per un bel po', a litigare per non sapevo bene quale motivo.
Riuscivano ad essere comici e fastidiosi allo stesso tempo mentre si insultavano l'un l'altro con termini assurdi del tipo "vecchia zitella" o "borioso bastardo", ma il fatto che non si stessero mettendo le mani addosso era positivo.
~ Ignorali.~ mi fece Damien passandomi un braccio sulle spalle. ~ Fanno sempre cosi.~
Tutto quel casino mi stava dando alla testa, così mi lasciai accompagnare fuori nel giardino dove mi sedetti cercando il sole con lo sguardo, ma esso stava già tramontando dietro agli alberi. Al che mi venne un dubbio.
~ Faith, quand'è che dobbiamo tornare a scuola per quella roba delle camere?~
~ Be', direi circa...~ disse guardando lo schermo del cellulare. ~ Cazzo, ora!~ esclamò.
Spinta da una molla interiore scattai in piedi e la raggiunsi mentre correva a chiamare gli altri.
~ Forza, se ci muoviamo arriviamo in tempo!~
In un primo momento li seguii, intontita dalla presa di posizione del mio istinto sulla mente, finché non tornai in me e mi venne un'idea.
~ Ehi!~ li chiamai fermandomi.
~ Sbrigati, scema!~
~ Non possiamo dislocarci?~ chiesi loro attendendo -non so perché- una risposta talmente ovvia da farmi sentire cretina.
~ Lo sai fare?~ domandò Xavier avvicinandosi di qualche passo.
~ Sì, me l'ha insegnato Elija.~
~ Lo stesso Elija da cui ti nascondi?~
~ Ha importanza?!~ ringhiai battendo un piede per terra.
~ Ma chi se ne frega! Dobbiamo muoverci!~ sbottò Nate venendomi incontro e prendendomi non troppo delicatamente il braccio destro.
Intuii quasi istantaneamente cosa voleva fare; lui sapeva dove dovevamo arrivare, mentre io no nonostante sapessi dislocarmi. Lui sarebbe apparso nel luogo giusto, così io non dovevo fare altro che concentrarmi per apparire esattamente dove sarebbe finito lui.
In un battito di ciglia ci ritrovammo in una gigantesca stanza dall'altissimo soffitto decorato, con bianche colonne incastonate nei muri più lunghi come dovessero sorreggerlo.
Eravamo in mezzo a decine e decine di altri ragazzi che non sembrarono affatto sorpresi dalla nostra improvvisa apparizione.
La parte più ampia era quella che stavamo occupando noi studenti, mentre sopra una specie di zona sopraelevata c'erano i professori, tutti posti ordinatamente in fila, al centro dei quali si ergeva il preside.
~ Uff... Appena in tempo.~ sbuffò Faith sistemandosi i codini.
~ Già. Cominciavo a pensare che non sareste più arrivati.~ aggiunse la voce di Elija alle mie spalle.
Prima che potessi anche solo pensare di girarmi sentii una pacca sulla spalla destra, opposta ad Elija.
Mi voltai, sicura che non mi sarei trovata davanti il tenebroso demone che mi sforzavo tanto di ignorare, e grazie a Dio incontrai lo sguardo brillante di Hunter, sorridente ed energico come l'ultima volta che l'avevo visto.
~ Salve Denely.~ esordì. ~ Ben arrivata nell'Aula Magna.~
~ Ciao Hunter.~ sospirai tentando di sorridere.
Potevo ancora fare finta di non aver sentito il demone.
~ Tutto okay?~
~ Per così dire...~
~ La mezz'essere è stanca? Povera piccola...~ sghignazzò battendomi una delle sue enormi mani sulla testa, sottolineando ancora quanto fossi bassa rispetto a lui.
Sentivo dei sussurri alle mie spalle, e l'istinto mi diceva che erano Elija e gli altri, intenti a parlare di non so bene cosa. Però continuavo a sentirmi gli occhi del mio vecchio ospite sulla schiena, come quando mi aveva così crudelmente terrorizzata.
Non ero affatto tranquilla. Odiavo essergli vicina dopo quello che era successo, e non si poteva certo dire che si sforzasse di essere simpatico.
Non sapevo cosa volesse da me, ma anche di fronte ad eventuali scuse sarei stata sospettosa visto il suo comportamento affatto amichevole.
Sembrava arrabbiato, ma non aveva alcun diritto di esserlo; io dovevo essere arrabbiata con lui e lo ero eccome. Non poteva pensare di terrorizzarmi e poi fingere che nulla sia accaduto.
Persa com'ero nei miei pensieri, mi accorsi di aver completamente ignorato buona parte del discorso del preside che mi affrettai ad ascoltare nonostante fosse ormai quasi al termine.
~...Il regolamento vi sarà chiarito dai capispecie una volta arrivati nei dormitori; sappiate che le camere sono miste e da quattro persone l'una.~
Vidi qualche ragazzo scambiarsi occhiate maliziose con i vicini, insieme a qualche risatina.
~ Maschi e femmine divisi, ovviamente.~ chiarì poi.
Continuò per pochi minuti e poi ci congedò augurandoci la buonanotte.
Pensavo che avrebbero assegnato lì le camere. Almeno, così avevo inteso prima. Ma i miei problemi erano altri, molto più gravi di una camera; dovevo girarmi e sapevo bene che avrei trovato Elija ad aspettarmi.
Ad un certo punto, un senso come di ribellione o magari solo di rabbia mi spinse a mandare in un gran brutto posto tutti quei tentennamenti insieme a colui che me li stava procurando e mi girai, pronta ad affrontarlo.
Ma non c'era. Il demone non era più alle mie spalle né da nessun'altra parte, mente Faith aveva iniziato a chiamarmi a gran voce perché la raggiungessi davanti alla Dyulig.
~ Sembra che quest'anno abbiano cambiato metodo di smistamento.~ mi disse. ~ Comunque siamo misti. Demoni, vampiri, licantropi e spettri. Quattro in ogni stanza, con uno dei capospecie a capo dei quattro dormitori. Adesso, tu che sei nuova vai con la Dyulig nell'atrio dove ti smisteranno in uni dei dormitori.~
Pochi secondi dopo ero uscita dall'Aula Magna seguendo l'enorme flusso di ragazzi che andavano nella stessa direzione, tra i quali riconobbi le due ragazze che avevano stretto amicizia durante la prova dei licantropi e un paio di facce mi parevano familiari, senza che riuscissi a ricordare dove potessi aver incontrato i rispettivi proprietari.
Assicuratasi che ci fossimo tutti, la Dyulig, con gli altri tre insegnanti accanto, cominciò ad elencare nomi.
~ Dormitorio nord; Johnatan Melsey, Kijo Asahura, Donna Frey...~
Andò a vanti per quello che mi parve un decennio, ma riuscii a stare sufficientemente attenta da accorgermi che ero stata chiamata e che ero nel dormitorio est. Dopo un momento di indecisione seguii il ragazzo nominato subito dopo di me che, essendo palesemente stato più attento della sottoscritta, sapeva dove andare.
Salutai Faith con un gesto della mano mentre il professor Waily ci incitava a seguirlo su per un'ampia rampa di scale e poi in un intricato labirinto di corridoi e altre scale che salimmo tutte.
A giudicare dalla distanza tra le porte le aule dovevano essere enormi, ma non avendo idea di quanti studenti ci fossero non potevo esserne sicura.
Decine e decine di quadri erano disseminata ovunque, e nei corridoi esterni vi erano finestre altissime in vetro colorato e non, che grazie al sole creavano meravigliosi giochi di luce.
Mi accorsi che, passando da un lato all'altro della scuola, i colori erano quelli dei cristalli degli entros.
"Ma che fantasia..." pensai roteando gli occhi al cielo.
Solo in quel momento notai che tutti i soffitti altissimi dei corridoi erano dipinti, come la biblioteca, ma le scene che vi trovavo erano troppo lontane dai miei occhi e dalla mia comprensione.
Giungemmo infine al termine del corridoio, davanti una grande porta in legno verde muschio.
~ Tutti qua davanti, ragazzi.~
Accerchiammo Waily, che dava le spalle alla parete.
~ Allora.~ esordì battendo le mani. ~ Questo è il dormitorio est, che è la parte di scuola dedicata alle lezioni dei licantropi, quindi chi di voi lo è è molto fortunato.~
Si concesse una pausa, durante la quale gettò sguardi benevoli tutt'intorno.
~ I dormitori sono molto simili; c'è la sala comune, dove studierete, farete i compiti e andrete in crisi per le durissime verifiche...~
Ridacchiammo visto il suo tono affatto serio ed intimidatorio, poi lo lasciammo proseguire.
~ Ci sono poi le stanze. Essendo nuovi starete all'ultimo piano, sia maschi che femmine.~
Continuò a parlare dell'architettura e delle camere, finché si accorse che, più che di immaginare il dormitorio eravamo ansiosi di vederlo, così interruppe la frase e ci lasciò entrare.
Feci fatica a restare impassibile davanti alla grazia e all'eleganza di quella sala.
Dopo una corta scala eravamo finiti in una stanza circolare con molte finestre contornate da pesanti tende verde scuro, che le donavano un aspetto arioso e sereno.
Dal soffitto a cupola pendeva un grande ed articolato lampadarui dirato che gettava luce sulle sezioni di colonne dall'aria antica che sporgevano dalle pareti a intervalli regolari. A terra c'era un tappeto che ricopriva ogni centimetro del pavimento, sempre in tinta ai colori dei licantropi.
Sotto ad ogni finestra c'era un divanetto dall'aria soffice, mentre sparsi in giro vi erano dei tavoli lucidi per studiare con sopra una lampada da scrivania ciascuno.
Era incredibile con che maestria l'antico ed il moderno si univano in un unico arredamento, estremamente calmante e tranquillo.
Prima ancora che fossimo entrati tutti molti studenti si erano gettati di peso sui divani e sulle poltrone, alcuni anche per terra, stanchi come me o magari anche di più.
~ No, no, no, no. Su le chiappe tutti quanti.~ esclamò Waily con un misto di divertimento e disapprovazione sul viso.
Fu costretto a ripetersi altre due volte senza calare minimamente l'inflessibilità, ma poi tra sbuffi e lamentele ci rialzammo.
~ Da questa parte ci sono le stanze delle ragazze.~ iniziò. ~ Come mai è improvvisamente così attento, signor Lewis?~
Un ragazzo molto, molto carino arrossì con un sorrisetto affascinante mentre un gruppetto di amici rideva sguaiatamente lanciando occhiatine eloquenti ad una coppia di ragazze che sembravano uscite da una rivista di moda.
Quando la confusione svanì e la stanza tornò silenziosa come prima Waily indicò anche il dormitorio maschile e poi prese a leggere da un foglio che non sapevo bene da dove fosse saltato fuori.
Elencò a gruppi di quattro i nomi degli studenti che erano stati messi in stanza insieme.
Appena pronunciò il mio nome, dopo quelli di altre quattro ragazze, alcuni gli fecero notare che aveva chiamato una persona in più ma lui si limitò ad ignorarli. Probabilmente aveva pensato che fosse mio dovere informare gli altri su chi fossi. Prima o poi sarebbe dovuto succedere, ma apprezzai quel riguardo.
La mia stanza era la numero due, la seconda più in alto nella torre che esisteva per -e cito Waily- "tenere i licantropi più vicini alla luna", perché anni prima le quattro specie erano divise.
Salii per prima la lunghissima scala a chiocciola finché non trovai il numero due sulla nona porta che trovai dal fondo.

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