CAPITOLO 34:

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~ Cosa sei venuto a fare qui?~ chiese mia madre lentamente, con un tono che esprimeva tensione e rabbia.
~ Ho pensato di accompagnare la ragazza a farti una piccola visita di cortesia. È da un po' che non vi vedete, immagino.~ lui rispose con un bel sorriso sul volto, e notai che mentre parlava mia madre gli si era avvicinata di qualche passo, ma solo per fermarsi poco dopo, quando fu esattamente tra me e lui.
Non mi parve preoccupato dal suo atteggiamento, anzi, sembrava quasi divertito; il suo viso era disteso e rilassato, privo di traccie di nervosismo.
~ La ragazza ha un nome.~
Ogni suono che usciva dalla bocca di mia madre assomigliava sempre più a un ringhio, e cominciai anche ad avvertire qualche traccia di paura nella sua voce.
Baeron, come l'aveva chiamato lei, si rabbuiò in una manciata di istanti.
Anche lui avanzò di poco. ~ Già. Complimenti per la scelta a proposito.~
"Un punto per mamma" intuii, ma la sensazione non mi spiegava da dove arrivasse tutto quel nervosismo.
Il mio ruolo si era ristretto da protagonista a spettatrice di uno scontro del quale non capivo i motivi, ma sembravano essere entrambi quasi abituati a situazioni simili.
~ Sapevo che l'avevi presa tu.~ attaccò mia madre.
In quel momento mi venne in mente che lei, per quanto ne sapevo io, doveva credere che avessi solo cambiato scuola o qualcosa del genere.
Come poteva sapere che invece ero sparita?
~ Ma io pensavo che ti avessero...~
~ No, tesoro, certe cose non funzionano su di me.~ mi rispose posandomi una mano sulla spalla. ~ Credevo se lo ricordasse.~ aggiunse rivolgendogli uno sguardo di sufficienza.
Elija aveva mentito, allora?
~

Lo ricordavo. Era tutto nei piani, infatti.~
~ Qualcuno trova la decenza di spiegarmi?~ esclamai spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
~ Ti ho portata qui appositamente, mi pare.~ fece lui grattandosi la corta barba scura che gli copriva tutto il percorso della mandibola.
~ Infatti. Non possiamo entrare?~ chiesi a mia madre.
~ Esatto, Rose, non ci faresti entrare?~
L'aria angelica che aveva assunto fece infuriare mia madre, potevo accorgermene chiaramente, ma si trattenne e con uno sforzo immenso annuì e rientrò in casa con noi al seguito.
Era bellissimo essere di nuovo a casa mia, respirare quel profumo familiare e rivedere tutte le mie cose.
~ C'è papà?~ chiesi subito guardando in cucina.
~ Sì... lui è...~
~ Più vicino di quanto pensi.~ concluse Baeron con un sorriso.
~ Rose? Chi era alla po~ fece mio padre scendendo le scale, puntuale come un orologio.
Si bloccò a metà di un passo, con il piede dondolante a mezz'aria.
~ Angy!~
~ Papà!~
Gli andai incontro di corsa e gli saltai praticamente addosso dalla gioia di rivederlo.
Fu stupendo potermi perdere di nuovo in uno dei suoi forti e meravigliosi abbracci rassicuranti.
Con quello diventava tutto perfetto. Era come non essersene mai andati di casa e dalla mia famiglia.
~ Come sei tornata?~
Cercò la risposta alzando gli occhi su mia madre, ma in quel momento si accorse dell'estraneo e si fece subito serio. Esattamente come aveva fatto lei.
~ Rose perché è qui?~
~ Io credo sia arrivato il momento del discorso.~ gli rispose lei, più affranta che mai.
Guardai mio padre, sempre più confusa e curiosa, e lo trovai estremamente addolorato.
Mi faceva soffrire vedere i miei genitori in quello stato. Sembrava veramente che più tempo Baeron passava insieme a noi più i miei genitori si incupivano.
Mio padre annuì gravemente, mi carezzò i capelli e mi baciò la fronte.
~ Porto Alina a fare un giro allora.~ disse guardandomi.
Suonava tanto come un addio.
In silenzio lo lasciai andare in camera di mia sorella, poco dopo scesero insieme e uscirono dalla porta della cucina.
Io, invece, mi ero spostata di modo che non mi vedessero.
L'avevo fatto senza un motivo preciso, ma se quello era davvero un addio come sembrava non potevo sopportare di dover salutare Alina.
Solo quando sentii la porta chiudersi dietro di loro uscii dal mio improvvisato nascondiglio.
~ Mamma. Cosa sta succedendo?~
La curiosità era sparita dalla mia mente. Ora c'era solo preoccupazione e incertezza.
~ Siediti Angel.~
Notai che Baeron l'aveva già fatto da solo, senza che nessuno gli avesse detto nulla, e si era accomodato sulla poltrona.
~ Non voglio se~
~ Ho detto siediti.~
Era arrabbiata, arrabbiatissima, potevo sentire la tensione crepitare nell'aria.
Anche lui ora sembrava aver cambiato atteggiamento, non scherzava né aveva più quell'aria da sbruffone.
Mi sedetti sul divano, vicino al bracciolo e davanti alla poltrona.
Ero nervosa, non riuscivo a smettere di agitare la gamba destra come mi succedeva sempre durante le verifiche o cose simili, e mia madre se ne accorse.
~ Devi stare tranquilla, Angy. Mi dispiace tanto che tu lo sappia così, davvero, non avrei mai voluto che...~
~ A te dispiace che lo sappia e basta.~ la interruppe lui.
~ No. Gliel'avrei detto prima o poi.~
Detto questo voltò le spalle a entrambi, e prese dalla mensola sopra alla televisione una fotografia a me molto cara, con la cornice decorata da me. La feci quando ero molto piccola, e infatti la foto che conteneva ritraeva me, mia madre e mio padre al mio primo compleanno.
Se la strinse al petto per un secondo, poi compiendo all'apparenza un grande sforzo si sedette accanto a me e me la porse.
Mi accorsi in quel momento di star trattenendo il fiato, ma non ero l'unica; anche Baeron era in tensione, attento a ogni mossa di mia madre.
Per un po' guardai la fotografia.
Era un'immagine bella, che mi faceva riportare alla mente una serie di ricordi molto felici, al quale ne seguivano tanti altri.
Ma quando la catena di memorie terminò, realizzai che quell'oggetto non mi dava alcuna spiegazione in merito a cosa stava succedendo.
~ Cosa dovrei farci?~
Mia madre deglutì a fatica. ~ Aprila. Togli la cornice.~
Lo feci con mani tremanti, temendo quello che avrei trovato all'interno.
Documenti? Cos'altro si poteva nascondere in una cornice per fotografie?
Rimossi tutti i fermi uno dopo l'altro e tolsi il vetro e la parte posteriore, finché non mi rimase in mano solo la fotografia.
Non c'era nulla di strano.
Confusa, guardai di nuovo mia madre, che se prima era solo nervosa adesso sembrava sull'orlo di una crisi di pianto.
Lei prese la fotografia dalle mie mani e la girò.
Dietro ce n'era una apparentemente identica, se non per il fatto che l'uomo dietro di me e di fianco a mia madre non era mio padre.
Poteva essere suo fratello se solo ne avesse avuto uno.
Era biondo come Alina, con il viso più sottile e scarno oltre che con un differente colore di pelle.
Sembrava che l'avessero modificata con qualche effetto, ma la verità giunse presto su di me come fosse caduta dal cielo.
Una doccia fredda.
~ Angy.~ cominciò mia madre quando intuì la natura del mio sguardo. ~ C'è una cosa che devo dirti.~
~ Inizia con "L'uomo che chiami padre non è tuo padre"?~
Ero davvero fredda. Glaciale, direi.
Probabilmente ero ben lungi dal realizzare quello che mi stavano dicendo o non sarei mai stata così calma.
Lei annuì a scatti. Il mio cuore stava soffrendo le pene dell'inferno nel vederla così, ma qualcosa mi frenava dal tentare di consolarla, qualcosa che mi fece sentire una vera stronza.
~ È il vero padre di Alina, come puoi vedere.~ aggiunse.
Guardai di nuovo la fotografia.
Adesso capivo perché Alina mi era sempre sembrata adottata, invece l'adottata più che lei ero io...
Comico. Decisamente.
~ Allora perché ha quest'aspetto?~
Lei sospirò nervosa sfregandosi il viso con le mani, e questa volta non parlò.
~ L'ha fatto lei.~ intervenne bruscamente Baeron con palese irritazione.
~ E come avrebbe fatto?~
~ Sveglia, bambina, un mezz'essere non spunta fuori dal nulla.~
Tornai a guardare mia madre, ma ancora non accennava a parlare.
~ Per l'amor del cielo, o lo dici tu o lo faccio io.~ l'ammonì lui. ~ Perfetto.~ fece quando lei non mosse nemmeno le labbra.
~ Tua madre era uno di quegli angeli smorfiosi. Come è evidente io sono un demone. Ed ecco la breve storia di come ti è stata data la vita.~
Sbarrai gli occhi così di scatto che per poco non mi saltatono via i bulbi oculari.
Il mio respiro si era affrettato tantissimo e la gola si era seccata all'improvviso.
Forse avevo anche un po' di nausea.
~ Ora basta!~ esplose mia madre alzandosi. ~ Non ti permetto di comportarti in questo modo.~
~ Finalmente qualcuno ha ritrovato la lingua...~ commentò lui.
Pareva non aver affatto notato che stava affrontando una vera e propria furia.
~ Vattene. Se devo parlarle lo farò da sola.~
~ Non mi pare che ti sia rimasto molto da dirle.~
~ Vattene.~ ringhiò ancora lei.
Pochi minuti e fu fuori dalla porta.
"Ti do mezz'ora" aveva detto prima di uscire.
Non ero sicura che mezz'ora sarebbe bastata per farmi metabolizzare tutto.
In salotto, qualche istante dopo la momentanea uscita di scena di Baeron, mia madre scoppiò a piangere con l'irruenza di una diga che cede.
Vederla così, disperata e totalmente fuori controllo ruppe gli ultimi frammenti del mio cuore, tant'è che presto i miei singhiozzi si unirono ai suoi.
Eravamo uno spettacolo pietoso, sedute una vicino all'altra sul divano con le mani a coprirci il viso e le schiene che sobbalzavano alternativamente.
Il dolore era troppo, fisico e emotivo.
Mio padre, il mio papà, in realtà non lo era affatto.
In verità non cambiava proprio nulla nella mia testa, lui mi aveva cresciuta e amata così come stava facendo con la sua vera figlia, la mia sorellina, e questo bastava.
No, era stato lo shock dovuto all'irruenza di quella notizia a sconvolgermi.
Mi sembrava che mi avessero sfondato la testa con un martello, mi sentivo abbattuta, sconfitta e completamente a terra.
E continuavo a piangere.
Piangevo perché mia madre e mio padre l'avevano sempre saputo e io no.
Piangevo perché rivederli era stato più una sofferenza che una gioia, e perché nonostante mi dicessi che tutto restava uguale sapevo che non era vero e che non avrei più guardato il mio papà nello stesso modo.
Piangevo perché mi sentivo sbagliata e sentivo di aver sempre vissuto in un mondo non mio, non adatto a me.
Piangevo perché quelle emozioni erano giunte troppo in fretta, tutte insieme, e ora si stavano divertendo con un bel pestaggio di gruppo il cui bersaglio ero io.
Piangevo perché ora che sapevo la verità qualcosa sarebbe cambiato, forse ogni cosa sarebbe cambiata.
E io non ero pronta ad affrontarlo.
~ Mamma...~ chiamai cercando di calmarmi.
Mi asciugai le guance e andai a prendere un fazzoletto per soffiarmi il naso.
Ne presi uno anche per lei, che intanto aveva finalmente ripreso controllo di sé, e mentre la nostra serie di strombettii proseguiva le presi anche un bicchiere d'acqua.
Più mi muovevo in casa più sentivo le lacrime riaffiorare. Non volevo lasciare quel posto. Non volevo lasciare la mia vita.
Quando ritornai da lei si era infine calmata del tutto, ed era pronta a dirmi il resto della storia.
O almeno così speravo.
~ Comincio dall'inizio. Ma tu non farai domande.~
Annuii. Non potevo permettermi di causarle altro dolore.
~ Baeron è un demone, questo è vero. Lui è anche l'attuale rappresentante dei demoni. Ma non lo è sempre stato.~
Parlava piano, tirando su col naso ogni tanto. Notai che guardava solo il pavimento, e continuava a risistemarsi dietro l'orecchio il ciuffo di capelli che le scivolava giù.
~ Lo è diventato quando ha superato la prova che il precedente rappresentante gli aveva assegnato.~ Tirò di nuovo su col naso. ~ Era il suo favorito, ma per ottenere il titolo doveva dimostrare di essere pronto a fare di tutto per il popolo. È la tradizione. E così accettò la sfida.~
Mi morsi la lingua prima di rompere la promessa silenziosa di poco prima.
Lei si strinse le braccia intorno al corpo snello e proseguì.
~ Doveva riuscire a sedurre un angelo. Per chiunque altro sarebbe stato difficile ma non per uno come lui. Anche se sono convinta che abbia trovato quella più ingenua di tutti con cui tentare.~
Scuotendo debolmente la testa si asciugò una lacrima inesistente poco sotto l'occhio.
~ Sai, ero giovane, e credevo in molte cose sciocche. Entrambi lo eravamo, ma lui era stato istruito per quello che ne seguì. Io no. Avevo imparato ad essere leale e rispettosa, e infatti lo fui, con tutti tranne che con me stessa. Credo di avergli reso la prova molto facile in realtà.~
~ Era così emozionante, gli incontri segreti, le scappatelle... Non impiegò molto a farmi innamorare di lui. Come ti ho detto ero giovane e stupida.~ disse con un sorriso triste.
~ Poi un giorno, prima ancora che capissi che tu stavi iniziando a vivere, durante una di quelle scappatelle mi portò in un posto nuovo dove ad aspettarci c'era il precedente rappresentante dei demoni, il quale appena vide Baeron si congratulò con lui e gli diede una pacca sulla spalla.~
~ Quando ebbi la verità davanti agli occhi feci in fretta a capire come stavano le cose.~ Fece una pausa. ~ Fuggii da lì e tornai a casa. Là raccontai tutto all'angelo cui io e poche altre eravamo affidate, e lei lo disse alla nostra rappresentante.~
Un'altra soffiata di naso.
~ Venni cacciata il giorno stesso. Mi tolsero le ali e gran parte dei poteri, ma alcuni mi sono rimasti. Come quello che mi ha permesso di cambiare l'aspetto di Hector.~
~ Quindi lui ha sempre saputo tutto?~
~ Sempre. Sai, ho tanto sperato che tu nascessi come angelo. Anche come demone, ma come mezz'essere entros... Dio, Angy...~
~ Non potevi percepirlo?~
~ Non con i poteri ridotti. E poi gli angeli impiegano più tempo ad acquisire la capacità di riconoscerne altri, verso i diciotto anni mi sembra.~
~ È per questo che ha detto che il mio nome era un insulto. Perché mi hai chiamata Angel.~
~ Sì. Tu eri solo mia, odiavo l'idea che potessi crescere somigliando a lui. Non ti ha mai meritata.~ disse facendomi una carezza.
Io mi gettai tra le sue braccia.
Come aveva fatto a sopportare un peso del genere guardandomi negli occhi ogni giorno?
~ Ti voglio bene mamma.~ singhiozzai. ~ E ne voglio anche a papà. Lui è il mio unico papà.~
Lei restituì l'abbraccio, e restammo in silenzio, lei probabilmente rivangava il suo passato, mentre io tremavo all'idea del mio futuro.

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