CAPITOLO 6:

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~ Perché non dovrebbe piacermi?~ domandai.
~ Farsele spuntare non è esattamente un'esperienza che consiglio.~ rispose.
Lo osservai e mi accorsi che si stava mordicchiando le labbra.~ Perché?~ chiesi ancora. ~ È così tremendo?~
~ Ti é mai capitato di procurarti due tagli profondi tre o quattro centimetri lungo tutta la schiena?~ chiese guardandomi negli occhi.
~ Be' no, certo che no.~
~ Allora capirai cosa si prova solo in quel momento.~ disse spostando lo sguardo.
~ Non é che sei molto incoraggiante...~ commentai, cambiando istantaneamente opinione sul farmi spuntare le ali.
~ É così. Ti ho solo detto la mia impressione.~
~ Bene, cambiando discorso, andremo volando alla gara? Non mi sembra che tu abbia la macchina e il posto é un po' distante.~
~ Sì. Ci andremo volando.~ disse tranquillo.
~ Grande!~ esclamai.
~ Hai capito cosa ti ho appena detto, vero?~ chiese guardandomi strano.
~ Sì...~ dissi arrossendo. ~ Be' che c'è?~ esclamai notando il suo sguardo divertito.
~ Niente..~
~ Come ti pare. Io vado a fare una passeggiata.~ dissi. ~ Posso vero?~
Vedendo la sua espressione farsi furiosa mi affrettai ad uscire, soddisfatta per averlo finalmente provocato, e mi diressi nel giardino.
Lì, senza esitare, m'incamminai con calma tra gli alberi, puntando verso il sole.
Non potei evitare di rivolgere un pensiero ai miei genitori; si erano davvero dimenticati che ero sparita?
E Alina? Stava bene anche senza di me?
Accompagnata da quei pensieri continuai a girovagare senza meta per due o tre ore, sempre tenendomi vicina alla casa, poi poco dopo mezzogiorno pranzai con Elija, questa volta con della pasta.
Pretese di cucinare lui, mentre io dovetti starmene seduta sul divano a guardare la televisione. Mentre mi rinfrescavo pensai che sarebbe stata un'ottima occasione per andarmene senza farmi notare. Avrei potuto uscire dalla finestra, saltare giù e scappare, ma accantonai l'idea.
In realtà mi aspettavo molto peggio dalla sua cucina.
Dopo un po' mi accorsi di sentire già la mancanza della foresta là fuori, così lo convinsi ad accompagnarmi fuori. Facemmo un semplice giro nei dintorni della casa, dove il profumo di muschio e corteccia era forte e piacevole accompagnato dal cinguettio degli uccelli.~ Dov'è la gara?~ mi chiese.
~ In una città qui vicino, ma senza la macchina é un po' lunga da fare.~ spiegai tirando fuori il cellulare. Gli mostrai la città sulla mappa ma potevo fare ben poco oltre a quello poiché non avevo la minima idea di quale fosse la nostra posizione precisa.~ Okay...e per che ora vorresti essere lì?~
~ Be' per le quattordici e mezza, direi.~
~ Non c'è problema.~
~ Elija...?~
~ Sì?~
~ Grazie...davvero.~ mormorai.
~ Per cosa?~ chiese sorridendo.
~ ...per tutto...~ risposi facendo spallucce.
~ Be', te lo devo.~
~ Lo fai perché sei gentile, o perché sono una mezz'essere?~ gli chiesi ad un tratto, come se qualcuno mi avesse acceso l'idea in testa.
Era una domanda più che lecita e mi interessava saperlo. Mi trattava così per quello che ero o per come ero?
~ Ho sempre saputo che dovevo trattarti con gentilezza, poi quando ti ho conosciuta ho capito che sei...una persona speciale...e meriti davvero questo trattamento.~ disse.
~ Ti ringrazio.~ mormorai imbarazzata spostando gli occhi.
Di solito apprezzavo la schiettezza, ma quel genere di schiettezza era eccessivo perfino per me.
~ Direi di partire verso le quattordici... Che ne dici?~ mi chiese.
~ Per me va benissimo.~ dissi. ~ Ora forse è meglio che vada a preparare la borsa.~
~ Certo, vengo con te.~
Feci inversione e tornai verso la casa. Mentre camminavo mi misi a pensare a cosa avrei dovuto prendere. "Chissà quanto peso può portare un demone in volo?" Non volevo mettere in difficoltà Elija anche perché non riuscivo a immaginare come avrebbe fatto a portarmi. "Vediamo mi serve...una felpa se dovesse fare freddo, un paio di elastici, che se Alexa se lo dimentica è la fine, gli auricolari, il telefono...e basta direi."
Per un secondo mi era venuto in mente il mio portafoglio, ma dubitavo che tra tutta la roba che Elija aveva portato ci fosse anche quello.
Immersa nei miei pensieri non mi ero accorta di essere praticamente arrivata; mi voltai; Elija era a una decina di metri da me.
~ Non siamo mica in ritardo, sai?~ commentò ridacchiando.
Io lo guardai confusa. "Se lui si ferma a fare chissà cosa non è colpa mia" pensai scontrosa.
~ Ti sei messa praticamente a correre.~ spiegò.
~ Io non... Non mi sono messa a correre...~ dissi confusa.
Ma lui continuava a guardarmi divertito, facendomi mettere in dubbio le mie stesse parole.
~ O si?~ domandai con una lieve insicurezza nella voce.
~ Ti spiego.~ sospirò gettando una breve occhiata al cielo. ~ I vampiri -come i demoni- sanno essere davvero velocissimi. Magari hai accelerato senza accorgertene.~
~ Ah... E perché ne fai un dramma se è tutto qui?~
~ Non scaldarti. Era solo una battuta.~
Entrai in casa seguita da Elija; mi diressi subito in camera dove cominciai a preparare il necessario per uscire.
Parlando tra me e me presi a raccogliere tutto ciò che mi ero elencata poco prima, pregustando già l'incontro con i miei migliori amici. Ero euforica.
~ Angy...~ mi chiamò la sua voce.
~ Dimmi!~ trillai io.
~ Non dimentichi niente?~ chiese porgendomi il mio portafoglio. ~ Non spererai che ti offra tutto io, vero?~ disse squadrandomi con serietà.
~ Ci stavo arrivando, grazie.~ ribattei con una smorfia.
Misi tutto nella borsa, così come capitava.
~ Mi prenderesti la spazzola?~ chiesi.
L'attimo dopo Elija era di fianco a me con una spazzola di legno di quelle vecchio stile in mano.
Era assurdo come mi fossi abituata a vederlo sparire e riapparire. Ormai era praticamente normale, anche se sapevo che non avrebbe mai dovuto esserlo.
~ Grazie.~
Misi anche quella nella borsa e chiusi la cerniera lampo; mi misi la borsa in spalla e stavo per portarla giù in salotto ma Elija mi si parò davanti.
~ Perché non provi a trasportarti in salotto? È una delle prime cose che insegnano a scuola.~
~ Non pensi che potrei finire con tipo la borsa al posto della testa e cerniere per capelli?~ domandai con un po' di paura.
~ Ma no! Non è un esperimento scientifico, stupida!~ esclamò sghignazzando.
~ Come faccio?~ sospirai ignorando la risata portentosa.
~ È facile: devi visualizzare te stessa nello spazio dove sei ora; poi ti visualizzi nel punto dove vuoi arrivare; più farai pratica, più distanze potrai raggiungere.~ rispose.
~ Detta così sembra abbastanza facile.~ dissi.
~ Guarda che non mento. È davvero facile come sembra.~ assicurò lui.
~ Ti ho mai fatto fare qualcosa di pericoloso?~
~ Intendi come...Saltare giù da un albero?!~ feci io.
~ Hai saltato? No. Quindi non lamentarti.~
Sbuffai. Tanto prima o poi avrei dovuto imparare a farlo, quindi imparare prima poteva rivelarsi utile. Cominciai a osservare lo spazio intorno a me; dov'ero io, dov'era Elija, dov'erano gli oggetti nella stanza... Poi chiusi gli occhi e immaginai il salotto. Mi vidi di fronte al divano, con i miei vestiti, la borsa... Sentii una scossetta, come un pizzicorino sulla pelle e quando riaprii gli occhi ero in soggiorno, di fronte al divano. L'unica cosa strana è che ero sdraiata per terra.
Sentii la risata di Elija ancora prima di vederlo. Ci misi un po' prima di abituarmi. Come aveva detto lui, la mente umana non era abituata a certe cose e la mia aveva reagito esattamente come la prima volta: ero completamente collassata.
Vidi una mano offuscata tesa verso di me; l'afferrai e mi tirò su in un attimo, neanche fossi una piuma. Due braccia afferrarono le mie e mi spinsero a sedermi sul divano. Obbedii senza discutere; d'altronde è quello che avrei fatto anch'io. Cercai di riprendermi mentre Elija continuava a ridere. Premetti le dita sugli occhi cercando di farmi passare quel fastidioso mal di testa. Anzi, era un po' più di fastidioso: mi scoppiava letteralmente il cranio. Come se tanti chiodi premessero dall'interno per spuntare fuori.
~ Dài che ora ti passa, non fare tanta scena!~ esclamò lui sempre sghignazzando.
~ Dio che male... ~ mi lamentai. ~ Se non la pianti di ridere ti ficco la testa nel tronco dell'albero.~ lo avvertii chinandomi fino a appoggiare la fronte sulle ginocchia.
~ Okay, okay.~ fece subito lui.
Con la coda dell'occhio notai che le sue spalle continuavano a sobbalzare in una risata silenziosa, che dovetti sforzarmi al massimo per ignorare. Dopo un po' il male alla testa si affievolì. Mi appoggiai allo schienale del divano, massaggiandomi le tempie con gli occhi chiusi.
~ Meglio?~ chiese smettendo definitivamente di ridere.
~ Oh, sì... Pensa ho addirittura smesso di vedere Giove girarmi intorno alla testa al seguito di tante stelline colorate!~ risposi sarcastica.
~ Ma quanto sei tragica!~ si lamentò sbuffando.
Lo sentii muoversi sul divano; mi si avvicinò; spostò le mie braccia e mi prese il viso tra le mani. Quando aprii gli occhi fui costretta a richiuderli, perché ci passò i pollici sopra, delicatamente, come se la sua pelle fosse morbido velluto. Fu come se il dolore al viso mi scivolasse via, insieme al male alla testa. Non avevo dubbi che fosse un'altra robetta da demone, anche se sembrava strano che sapessero fare anche qualcosa finalizzato a far stare meglio gli altri.
~ ...Grazie...~ dissi guardandolo. La mia voce sembrava essere sparita.
Elija tolse le mani dalle mie guance e mi osservò intensamente; troppo. Ogni volta mi veniva l'impulso di correre via, scappare lontano da lui; se i suoi occhi erano oceani di luce, ora apparivano come frecce affilate, pronte a colpirmi.
Distolsi lo sguardo mentre mi alzavo dal divano. Lui fece lo stesso, ma continuavo a sentirmi al centro di quei mirini da cecchino che erano i suoi occhi.
~ Be' non è andata male come prima volta, no?~ domandai se non per ottenere una risposta, almeno per costringerlo a concentrarsi su qualcos'altro che non fossi io.
~ In realtà sei andata meglio di quanto mi aspettassi.~ ammise sorridendo.
~ Come no.~ risposi, sollevata dal fatto che aveva smesso di fare quella cosa inquietante con lo sguardo.
~ Cominciamo ad andare?~ chiese subito dopo.
~ Sì, va bene. Ma come pensi esattamente di portarmi volando?~
Ammetto che l'idea di farmi trasportare in volo non mi entusiasmava molto.
Non che soffrissi di vertigini, ma dubitavo che Elija volasse a quindici metri da terra.
~ Vedrai. Tu non preoccuparti, eviterò di farti sfracellare al suolo.~ assicurò facendo l'occhiolino.
~ Quante possibilità ho di cavarmela incolume?~ domandai ancora, per niente convinta.
~ Tranquilla! Non ti farò cadere.~
Cominciò a dirigersi verso la porta; io lo seguii mettendomi la felpa con la lampo che era dentro la borsa e uscendo in fretta. Si voltò ad aspettarmi; io lo raggiunsi e insieme andammo sul retro della casa. Lì vidi una scala che portava fino al tetto; sarà stata alta una decina di metri. Con un gesto della mano mi invitò ad andare prima di lui.
~ Hai paura che cada?~ chiesi ridendo.
Cominciai a salire, con la borsa sulle spalle. Notai che la scala era attaccata al muro, il che mi diede un po' più di sicurezza. Quando giunsi sul tetto capii finalmente dov'ero stata fino a quel momento: in mezzo alla foresta. Che equivaleva a essere in mezzo al nulla. Elija mi raggiunse sul tetto e si mise davanti a me.
~ Non chiudi la porta?~
Lui fece di no con la testa.
~ Potresti tenere la mia maglia nella borsa?~ chiese mentre si sfilava la maglietta nera dalla testa.
Mi lasciò un po' interdetta, ma annuii pur sapendo che non mi avrebbe vista.
Aveva un gran fisico; sembrava che avesse passato almeno metà della sua vita ad allenarsi, anche se era più definibile "magrolino" che "muscoloso". La sua pelle era chiarissima come nelle mani e nel viso. Si girò, dandomi la schiena.
~ Merda!~ esclamai sconvolta, coprendomi la bocca con la mano.
Sulla sua schiena c'erano due cicatrici lunghe dalle spalle all'osso sacro. Esattamente come mi aveva detto in risposta alla mia domanda sul farsi spuntare le ali.
~ Spariscono verso i vent'anni. Dipende da quando ti spuntano.~ mi spiegò tornando a guardarmi dopo aver intuito a cosa mi riferivo.
~ Non ti ho chiesto quanti anni hai tu, giovincella.~ continuò.
~ Diciassette.~ risposi.
~ Non li dimostri, sai?~
~ Dici?~
~ Sembri più grande.~ affermò sicuro. ~ Ti potrebbe essere utile.~ aggiunse con l'ennesimo occhiolino malizioso.
~ Di solito mi dicono che sembro più piccola.~ ammisi ridendo.
~ Che strani amici che hai.~ commentò. ~ Ti faccio vedere com'è quando spuntano le ali, poi vedremo se avrai ancora voglia di avere le tue.~ sussurrò come fosse un segreto.
Vidi le due cicatrici arrossarsi sempre di più finché, con un suono orripilante, si aprirono e iniziarono a uscirne delle piume nere; lunghe, lucide e perfettamente in ordine. Distese le ali fino a raggiungere il massimo della loro ampiezza; erano enormi e maestose. Mi stupii di vedere che era completamente a suo agio, come se avesse fatto una cosa normalissima. Mi trovai in preda a diverse emozioni: ero in soggezione di fronte a tanta maestosità; ero incantata e stupita; ed ero un po' turbata.
~ ...Cavolo...~ mormorai con un filo di voce.
~ Sono stupendo, vero?~ disse Elija cominciando a pavoneggiarsi.
~ Ma non fa male? E non pesano?~
Ignorai volutamente quello che aveva detto. Mi misi a tempestarlo di domande; stavo esplodendo di curiosità. Ogni volta che mi aveva mostrato qualche trucco da demone, ne ero rimasta affascinata, come una bambina davanti a un negozio di bambole. E le ali non potevano essere da meno.
~ Fa male solo la prima volta che spuntano. E no; il peso neanche si sente.~ rispose.
~ Sono piume vere?~ chiesi sempre più curiosa e ansiosa di avere le mie ali.
~ Ovviamente sono di plastica riciclata...Andiamo, non fare la scema.~
~ ...troppo figo...~ dissi tra me e me, dimenticandomi del suo udito sviluppato.
~ Dai smettila. Così mi fai arrossire!~ esclamò continuando a pavoneggiarsi.
~ Non parlavo di te, demone superbo e vanitoso che non sei altro. Parlavo del farsi spuntare le ali.~ risposi con tono acido, fingendo un broncio.
Lui rise.
~ Se lo dici tu... Ma ci tengo a ricordarti che percepisco i battiti del cuore e essi aumentano quando dici una bugia...~ sussurrò malizioso con uno strano sorrisetto che gli incurvava le labbra in una maniera deliziosa.
~ Fantastico!~ esclamai. ~ Così non devo neanche andare fino in farmacia per fare gli esami della pressione! Allora un'utilità ce l'hai, in fondo.~ risposi ridendo.
~ Davvero spiritosa.~ commentò alzando gli occhi al cielo.
~ Guarda che hai cominciato tu!~
~ Sai, forse i tuoi amici hanno ragione...sembri davvero più piccola di quanto sei. Sorvolando su quanto sei infantile.~ mi prese in giro toccando un nervo scoperto.
~ Davvero spiritoso.~ commentai linciandolo con gli occhi.
Lui si fece l'ennesima risata e fummo pari.
Mi si avvicinò; era incredibile come riuscisse a muoversi tranquillo e aggraziato con delle ali di quelle dimensioni addosso. Si fermò quando fu dietro di me; mi avvolse con le braccia, stringendomele sulla vita. Ammetto che mi sentii piuttosto imbarazzata, soprattutto all'idea che potesse realmente sentire le mie emozioni, anche se avrebbe potuto confondere l'imbarazzo con il nervosismo e la tensione.
~ Non avrò problemi a tenerti; ma se per caso dovessi cadere, ricordati di urlare forte.~ mormorò al mio orecchio destro.
Percepii un sorriso nel suo tono di voce. Volevo rispondergli ma prima che ci riuscissi spiccò il volo: stese le ali verso l'alto, più che poté, e con forza sorprendente le slanciò verso il basso, aiutandosi saltando in un momento strategico.
Era la sensazione più bella che avessi mai provato, dopotutto chi non ha mai sognato di volare? Il vento si scagliava delicatamente contro il mio viso e si insinuava tra i miei capelli. Sorrisi, non potevo farne a meno. Mi sentivo libera più di quanto fossi mai stata e mi piaceva molto. La stretta di Elija intorno alla mia pancia non si allentò per niente, neanche per un momento; mi dava sicurezza e -come solo i suoi trucchetti sapevano fare- tranquillità. Mi bastava voltare la testa di qualche centimetro per vedere le sue enormi ali nere alzarsi e piegarsi verso il basso, avvolgendo me e il loro proprietario. Era incredibile quanto controllo avesse per impedire che un'ala mi sbattesse contro; feci appena in tempo a pensare questo, che una delle piume più lunghe -quelle che costituivano l'estremità dell'ala- mi colpì il naso. Lo fece abbastanza delicatamente, senza farmi male; infatti, l'attimo dopo starnutii a causa del solletico. Elija scoppiò a ridere proprio di gusto stavolta. Il suo petto tremava contro alla mia schiena e anch'io mi unii alla risata. Quando rideva sembrava come se il mondo si fermasse ad ascoltare, rapito dal suono della sua voce e dalla bellezza del suo viso sorridente.
~ Ti sei fatta male?~ mi chiese quando riprese il controllo su se.
~ No, mi hai fatto solo il solletico.~ dissi ridendo.
Udii il flap flap delle sue ali e tornai a guardarle, maestose e forti, colpire l'aria.
Abbassai lo sguardo e vidi tante case sfrecciare rapide sotto di noi. Prima di partire gli avevo mostrato dove si trovava la città da una mappa sul telefono; anche se non sapevo dove fossimo, lui lo sapeva e mi bastava per essere sicura di arrivare in tempo.
Cominciò a rallentare ancora prima che io riconobbi i palazzi della città che da tempo ospitava la gara.
~ Dove vuoi atterrare?~ mi domandò rallentando ulteriormente.
~ Lì nel parco.~ risposi.
Lui smise di sbattere le ali e si mise in posizione eretta; scendemmo velocemente in picchiata, poi sbatté le ali all'ultimo secondo, facendoci arrivare in piedi senza problemi.

Mezz'essereWhere stories live. Discover now