CAPITOLO 14:

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Fremevo dalla voglia di esplorare ogni angolo di quella scuola meravigliosa che sembrava piena di avventure in attesa di essere vissute.
Ero molto più entusiasta rispetto alla prima volta in cui Elija mi ha parlato di questo luogo.
~ Dove andiamo?~ chiesi impaziente guardandomi intorno.
~ Ti va di vedere il giardino?~ mi domandò Damien poco convinto.
Ovviamente per loro quel posto era del tutto conosciuto e normale ma per me no, dunque sarei andata in estasi per qualsiasi cosa.
~ Certo.~ gli risposi contenta di avere una meta da visitare.
~ Per di qua allora.~ disse prendendomi per un braccio e conducendomi giù dalla scala principale.
Uscimmo dall'atrio e voltammo a destra, rasentando il muro per poi giungere nel piazzale dalla parte opposta rispetto all'ingresso.
~ Nascondi la runa.~ mi sussurrò Faith e, capendo cosa intendeva, mi posai i capelli sulla spalla coprendo completamente il lato del collo.
Voltato l'angolo mi trovai davanti al cortile più grande che avessi mai visto. La scuola, notai, era strutturata a semicerchio ma sembrava composta da quattro blocchi rettangolari uniti. Sotto ad essi, un portico dall'alto soffitto li collegava tutti, estendendosi verso il piazzale con un lastricato di pietra che, a proseguire, si trasformava in un prato verde, curato e rigoglioso i cui confini erano definiti da altissimi cespugli di rose i quali, pensai, probabilmente erano gli stessi che avvolgevano le sbarre del cancello esterno.
C'erano varie decine di studenti che si salutavano chiacchierando allegri come nessuno dei miei amici lo era mai stato alla vigilia dell'inizio della scuola.
Speravo di far presto parte di uno di quei gruppi.
Al centro del giardino, sopra le cime degli alberi, intravidi il termine di un pilastro di petra che identificai come il monumento dei mezz'essere di cui mi aveva parlato Elija.
~ Vuoi vedere il monumento?~ fece la voce di Xavier interrompendo il filo dei miei pensieri.
~ Sì, magari.~ gli risposi sorridendo a mia volta.
~ Prego.~ disse con un inchino teatrale, indicando la direzione con la mano affusolata.
~ Forza andiamo.~ sbuffò Faith camminandoci accanto velocemente.
~ Scusala. Non ha molta voglia di vedere gente.~ mi spiegò suo fratello mentre la seguivamo in fretta.
Districandoci fra cespugli ricchi di fiori, alberi e gente arrivammo davanti alla specie di obelisco che recava incisi i nomi di tutti i mezz'essere che mi avevano preceduta.
Solo un lato dei quattro totali era scritto completamente, mentre quello adiacente era vuoto per metà.
~ Da quanto esiste questo monumento?~ chiesi guardando i ragazzi.
~ Parecchio. Siete voi che saltate fuori uno al secolo se ci va bene.~ scherzò Nate.
Risi anch'io insieme agli altri. Erano tutti strani, ma la loro compagnia era davvero piacevole.
Osservando i nomi sul monumento mi sentii come davanti a un vecchio album di famiglia, guardando foto di parenti deceduti prima di farne la conoscenza.
~ Non è un granché, eh?~ commentò Damien mettendosi al mio fianco.
~ Be', in quanto all'aspetto no, non è un granché.~ gli dissi facendo scorrere gli occhi lungo i lisci lati della struttura di fronte a me.
~ Forse è meglio andare. Ci sono le prove d'assegnamento.~ ci ricordò Faith avvicinandosi a noi.
~ Ah, giusto.~
Probabilmente l'espressione sul mio viso tradì l'agitazione che sentivo, perché guardandomi per un momento Xavier si affrettò a rassicurarmi.
~ Tranquilla, non sono terribili.~
~ Perché non mi sento più tranquilla?~ chiesi sarcastica.
~ Perché sei nervosa. È normale.~
~ Tu lo eri?~
~ Nah, figurati.~ rispose voltando il viso.
~ Tremava solo come una foglia.~ mi disse Damien ridacchiando di gusto mentre gli mollava una gomitata nelle costole.
~ Tu no, eh? Stavi praticamente per piangere!~ ribatté quello restituendo il favore.
~ Piantatela voi due. Dobbiamo andare.~ fece Faith tirandomi di fianco a lei. ~ Maschi...~ commentò poi roteando gli occhi.
Xavier, Nate e Damien si affiancarono a noi e insieme mi condussero di nuovo verso l'edificio.
C'era un altro ingresso coincidente con quello di fronte alla scala principale. Entrammo e mi fecero voltare a destra, in una sala enorme che doveva essere l'auditorio.
Notai che c'erano già dei ragazzi all'interno. Nessuno chiacchierava. Erano tutti attenti e silenziosi.
~ Non possiamo restare. Quelli sono tutti nuovi e devono affrontare la prova come te.~ mi disse Xavier. ~ Buona fortuna.~ aggiunse scompigliandomi i capelli affettuosamente.
~ G-grazie...~ ribattei un po' confusa.
Mi restituì un sorriso enigmatico e uscì insieme agli altri, che mi salutarono con dei cenni della testa.
Non sapevo cosa aspettarmi, ma ero molto ansiosa. Anche tutti gli altri sembravano esserlo e infatti si guardavano intorno continuamente.
Nessuno parlava. C'era un silenzio ovattato, surreale e l'attesa nei pensieri di tutti si poteva chiaramente percepire.
Mentre mi guardavo intorno osservai con attenzione la bellezza di quell'ampia aula. Il soffitto era altissimo, almeno quindici metri. Ad ogni angolo vi era una porzione di colonna bianca simile a quelle sostenenti il portico dai capitelli decorati a cornucopie. Il soffitto era decorato da uno splendido dipinto dai colori tenui rappresentante demoni, licantropi, spettri e vampiri che sembravano osservarci tutti dall'alto, aumentando la tensione.
Davanti alla porta dalla quale ero entrata vi era una versione più piccola delle scale dell'ingresso, solo che le quattro diramazioni conducevano a quattro porte allineate, con i colori dei cristalli degli Entros.
Quando le porte si aprirono contemporaneamente con un rumore secco e forte che si ripeté diverse volte nella grande sala tutti volgemmo lo sguardo in alto, verso di esse e trovammo quattro persone ad uscirne.
Fuori dalla prima porta a sinistra riconobbi la professoressa Dyulig, negli stessi abiti neri che indossava la prima volta che la vidi. Dalla porta di fianco uscì un uomo estremamente alto dal fisico possente, con i capelli castani, corti e ricci e con la barba che gli ricopriva il volto, lievemente più rada intorno alle labbra e gli occhi castani come la cioccolata.
Indossava una giacca elegante verde scuro e pantaloni neri aderenti che facevano risaltare il colore bronzeo della sua pelle.
Alla sua sinistra vi era una donna con un vestito stretto rosso sangue sopra alle ginocchia con un bolero nero e stretto che le abbracciava i fianchi esili. Non era molto alta e i capelli corvini lunghi poco sotto alle scapole valorizzavano il suo fisico.
Infine, davanti all'ultima porta, vi era un uomo alto sul metro e settantacinque con il viso allungato, la carnagione pallida e l'espressione assente.
~ Bene ragazzi.~ tuonò l'uomo in giacca verde con voce profonda. ~ Ora cominciano le prove.~
Ero molto arrabbiata per il fatto che la Dyulig voleva farmi fare la prova per ultima. Non ne capivo il senso ed ero estremamente nervosa per la figura che avrei fatto. Per la figura che ero convinta di fare.
Le eccezioni di ragazzi che riuscivano a superare la prova non mi infondevano la minima sicurezza, dunque tremavo come una foglia anche se mi sforzavo di non darlo a vedere.
Avevo smesso di guardare i demoni svolgere a turno la loro prova e mi limitavo ad ascoltare il lento scorrere delle lettere, attendendone la fine.
Eravamo arrivati praticamente alla fine; la ragazza di nome Vernt riuscì a restare impassibile dopo un acuto strillo iniziale e cominciai a chiedermi se mi sarei mai comportata anche lontanamente come lei.
~ Bene, signorina Denely. Ora tocca a lei.~ dichiarò la Dyulig con un largo sorriso a labbra strette rivolto alla mia persona.
Restituii il sorrisetto e lentamente mi diressi verso il fatidico cerchio dove avrei affrontato la mia prova.
"Va bene, calmati. Stai tranquilla, andrà tutto benissimo." cercai di pensare.
Era molto difficile per me credere davvero a quelle parole, ma mi sforzai al massimo per riuscirvi.
Camminai più o meno normalmente in direzione della sede della paura.
"Cosa mi spaventa di più?" mi chiesi cercando di anticipare ciò che mi sarei trovata davanti, però non ottenni alcuna risposta dai meandri della mia mente.
Ci avevo pensato parecchie volte in passato. Cosa mi spaventava di più?
Non ero mai riuscita a rispondermi e la cosa non mi preoccupò, fino adesso.
Non mi restava che scoprirlo.
Entrai nel cerchio che, mi accorsi, era rosso porpora e recava dei segni argentati.
Varcai la sottile linea, percependo un leggero brivido sulla pelle e mi posizionai al centro dello spazio.
Sentivo decine di paia di occhi piantati su di me almeno quanto sentivo una lieve pelle d'oca espandersi su tutta la superficie del mio corpo.
Appena smisi di tremare alzai lo sguardo sul buio che si stagliava davanti a me e attesi.
Attesi e continuai ad attendere finché non vidi qualcosa brillare nell'oscurità.
All'inizio avevo pensato di essermelo immaginato, ma quando lo rividi ancora e ancora fui certa della sua realtà.
Sentii un leggero suono di passi. Sembrava il ritmico contatto di una suola di gomma sul pavimento.
Qualsiasi cosa fosse stava avanzando e veniva verso di me. Con un'irritante lentezza si mostrò ai miei occhi, che si spalancarono quando mi trovai di fronte a me stessa.
Lei era lì davanti a me. Mi sorrideva, con un sorriso glaciale, freddo e inquietante.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Dai miei.
Solo che non erano come i miei. Erano più scuri, tenebrosi e agghiaccianti. Pensandoci sembravano quasi di un'altra persona.
La osservai sempre più attentamente.
La pelle era più chiara della mia sembrava essere più alta di quanto fossi io.
Mi ricambiava lo sguardo con un ghigno beffardo sul volto tanto scarno quanto il mio era leggermente paffutello.
Stendendo le lunghe gambe fece un altro passo avanti, mostrandomi le ali bianche sulla sua schiena che parevano quasi ingrigite e appassite.
Notando il mio sguardo alzò gli angoli della bocca scoprendo i canini esageratamente appuntiti dai quali prese a scorrere un rivolo di sangue.
Spalancai gli occhi davanti a quello spettacolo e lei prese a ridere a pieni polmoni, strizzando le palpebre e inondando la stanza con la cattiveria nella sua voce.
Sarei diventata così?
Quella ero io?
Era la mia "io" che avevo dentro, nascosta dentro di me?
"Questa non posso essere io..." pensai serrando la mascella.
"Calma, Angy, non reagire. Non darle questa soddisfazione." mi dissi con rabbia.
Rialzai lo sguardo e lo puntai con furia su di lei.
"Non è reale, è un'invenzione creata per spaventarti."
Quella cosa cominciò a ringhiarmi, sporgendo i canini. L'attimo dopo mi si era lanciata contro, correndo a una velocità pazzesca.
"Non ti farà del male, lei non esiste." quasi mi urlai.
Quando fu a un metro da me serrai le palpebre senza muovermi da dov'ero, le braccia strette al corpo, le spalle chiuse e la testa abbassata, attendendo che tutto finisse.
~ Ora può tornare qui, signorina Denely.~ sentii dire dalla Dyulig.
Aspettai qualche momento prima di riaprire gli occhi.
Ripresi le funzioni motorie momentaneamente sparite a causa dell'improvviso irrigidimento che aveva coinvolto ogni osso, muscolo e nervo nel mio corpo e tornai al mio posto lanciando alla professoressa un'occhiata colma di soddisfazione che nascondeva la palese agitazione che ancora mi fremeva dentro.
Non mi staccava gli occhi di dosso. Pensandoci bene sembrava che aspettasse qualcosa.
~ Può andare, signorina.~ mi disse sollevando le sopracciglia arcuate, come fosse ovvio.
~ Dove?~ chiesi corrugando la fronte.
Perché quella donna mi faceva sempre sentire stupida?
~ A fare le altre prove.~ mi rispose visibilmente spazientita.
~ Ah... Va bene.~ feci dirigendomi verso la porta sotto alla quale si vedeva una sottile striscia di luce.
~ Signorina.~ mi chiamò.
Roteai gli occhi e mi voltai, attendendo ciò che aveva da dirmi.
~ È buona regola salutare, quando qualcuno se ne va.~ spiegò con un tono estremamente borioso.
~ Ha ragione, professoressa, ma non serve che si scomodi tanto. Io non mi ero offesa.~ ribattei godendomi quel pizzico di sorpresa sul suo viso.
~ Arrivederci.~ dissi aprendo la porta con un ghigno stampato sul volto.
Chiusa la porta dietro di me, mi tirai uno schiaffo da sola con tutta la forza che riuscii a trovare.
Perché avevo risposto così? Perché non avevo tenuto la bocca chiusa?
Se già da prima non le stavo simpatica, adesso mi detestava a morte!
Camminai su e giù lungo il pianerottolo tentando di decidere quale prova volevo fare per seconda. Elija mi aveva detto che i licantropi facevano svolgere delle prove fisiche, dunque il dessert andava preso per ultimo.
Mi ispirava molto il signor Waily. Sembrava una persona con i piedi per terra, sicuro e capace.
Mi aspettavo di andare d'accordo con lui. Sicuramente più che con la Dyulig.
Il professor Craund non mi faceva impazzire, a differenza della Ginely, dunque decisi di togliermi il problema e fare la prova degli spettri.
Avanzai verso l'ultima porta con un unico pensiero in testa: se i demoni mi avevano sorpresa così tanto, cosa avrei dovuto aspettarmi dagli spettri?

Mezz'essereWhere stories live. Discover now