CAPITOLO 25:

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Per tutti gli esseri noti con il nome di demoni o con quello di angeli la crescita delle ali è il passaggio ultimo che chiude il cerchio della loro crescita in quanto creature alate dotate di poteri.
Oltre ad un cambiamento fisico, la conclusione dello sviluppo del demone o dell'angelo gli provoca inevitabilmente un invecchiamento mentale alquanto riscontrabile nei soggetti più potenti, i quali si trovano una maggiore maturità causata, appunto, dalla presenza delle ali che sembra non solo calmare gli animi inquieti per natura di ambo le specie, ma anche conferirgli una mente più rilassata e ponderante.
In sostanza, la crescita delle ali comporta una crescita anche del soggetto. Questo la rende un passaggio fondamentale nella vita degli esseri alati dotati di poteri, senza il quale nessuno di essi potrebbe dirsi completamente sviluppato.

Quell'intrico di parole mi confondeva, e per quanto mi sforzassi di rileggerlo il più attentamente possibile il senso di quelle frasi non diveniva mai chiaro del tutto.

Quando Xavier mi aveva dato quei due libri in biblioteca, scrivendoli a nome suo, non avevo atteso un solo secondo prima di mettermi a leggerli.
Certo, erano corti, ma la lettura non era scorrevole nemmeno la metà di quanto mi ero immaginata o avevo sperato.
Erano dello stesso autore, un certo Frenceyr, vissuto decenni prima, che sembrava amare paroloni e frasi completamente prive di punteggiatura.
Il suo pensiero in merito alle ali degli esseri alati dotati di poteri, come lui li definiva, era limpido come acqua di sorgente, al contrario di tutto quello che aveva scritto.
Erano, a suo parere, la cosa migliore che accade nella vita di un demone o di un angelo, e ne descriveva con pura ammirazione i pregi.
Non diceva nulla, però, sui difetti. Sul dolore che si provava, su come potessero cambiare negativamente le persone o semplicemente su come qualsiasi cosa durante la crescita delle ali potesse andare storto.
Cominciai a pensare che Xavier avesse scelto quei due libri appositamente per quello, per farmi leggere solo i pregi di ciò che mi stava per accadere, credendomi abbastanza stupida da ignorare l'assenza di effetti collaterali.
Mi sentivo presa in giro anche da lui.
Quando, ricevuta la notizia, mi aveva detto che gli dispiaceva invece di congratularsi avevo creduto che fosse davvero diverso e soprattutto che fosse dalla mia parte, ma più tempo passavo alla Highsbury più sembrava che non conoscessi affatto nessuno dei miei "amici".

Chiusi il libro con la dovuta delicatezza e lo riposi nel cassetto del comodino dove conservavo anche l'altro.
Non mi piaceva che le mie compagne di stanza sapessero del mio...problema, anche se non saprei se definirlo tale.
Invece sapevo di dovermi sforzare per apparire il più normale possibile. Solo Maryka sapeva che ero stata in infermeria e solo Xavier sapeva delle ali. La situazione doveva restare quella, assolutamente.
Avrei detto che mi era stata data una pozione da bere e che in una settimana sarebbe sparito il dolore alla schiena, così nessuno avrebbe più fatto domande. Intanto, come ho detto, la mia priorità era comportarmi normalmente. Motivo per cui accettai la proposta di Eleonor di portare me, Agnes, Nabija e Jane a visitare un borgo vicinissimo alla scuola dove non avevo ancora avuto occasione di andare, che a quanto tutti gli studenti vecchi dicevano era straripante di negozi, cafè, botteghe con gli ingredienti per ogni tipo di pozioni. Mi avevano parlato anche di un locale, di un paio di ristoranti, di un sarto e di una pizzeria.
Non sentivo alcun desiderio di uscire, di vedere gente e di chiacchierare, anche se si trattava delle mie compagne di stanza, tuttavia acconsentii cercando di mostrarmi il più contenta possibile.

Ci trovammo tutte in camera nel primo pomeriggio e cominciammo a vestirci per uscire.
Quando fui pronta mi resi conto che stonavo in mezzo a loro, con il mio abbigliamento che era praticamente il mio umore in forma di stoffa: nero.
T-shirt nera con qualche decorazione di pizzo, giacca leggera di jeans nera, leggins neri con del pizzo in fondo tanto per abbinarli con la maglia e tronchetti in finta pelle nera, con alcune borchie sparse.
Le altre ragazze avevano addosso molti più colori, e soprattutto il sorriso sulle labbra.
Jane, in particolare, sembrava un piccolo arcobaleno. L'unica cosa che ci rassomigliava era la semplicità dei vestiti scelti, per il resto eravamo diverse come un'arancia e uno yacht.
Notai che era già da un po' che studiava i suoi capelli davanti allo specchio, spostandoli prima su una spalla, poi tutti indietro, poi legandoli a coda e infine tentando un disordinato chignon, ma nessuna di quelle acconciature parve minimamente soddisfarla.
~ Angy mi fai le treccine?~ fece girandosi dopo che con un gesto esasperato si era quasi strappata via la testa dal collo.
Qualche giorno prima avevo imparato come fare le trecce attaccate alla testa con i numerosi capelli di Nabija; rifarne una a Jane non doveva essere un problema.
~ Certo.~
La feci sedere sul mio letto e con una spazzola le lisciai i capelli. Poco dopo, sotto pressanti incitamenti di Eleonor, presi a muovere febbrilmente le dita intorno alle ciocche castano chiaro di Jane, sempre più veloce cercando comunque di intrecciarle nel modo più preciso possibile.
Alla fine il risultato piacque a entrambe e placò anche la fretta della vampira, visto che avevo concluso la treccia in un tempo ragionevole, così pochi istanti dopo prendemmo la porta e uscimmo tutte insieme.

Poiché tra noi Eleonor era l'unica a conoscere la strada, fummo costrette a seguirla come cagnolini per tutta la scuola, affrettandoci a imitare il suo passo deciso e spedito fuori dalle camere, nell'atrio, fuori dall'edificio fino ad arrivare nel medesimo spiazzo dove ero finita la prima volta che avevo raggiunto la Highsbury.
Sembravamo a tutti gli effetti un esercito in marcia contro il nemico, ma a favore della ragazza posso dire che raggiungemmo la meta in un tempo brevissimo.
Si trattava semplicemente di seguire un sentiero non troppo grande che per un po' si accostava alle mura esterne della scuola fino ad un arco di pietra dall'aspetto antichissimo e decadente, con quattro colonne marmoree dai capitelli riccamente decorati a sostenerlo.
Sull'arco c'era una lastra scura con sopra incisi strani segni dorati e sbiaditi il cui significato mi era ignoto.
~ Ele?~
~ Che c'è?~
~ Tu sai cosa significa?~ Le indicai la scritta.
~ Mmh...No. Nessuno lo sa, in realtà...~
~ Perché?~
~ È L'Antico Linguaggio. Non esiste più nessuno che lo capisca. Ecco percgé tutti chiamano questo posto semplicemente "Il Borgo"~
~ Seriamente?~ intervenne Jane sbucando fuori da dietro di me.
~ Sì. Seriamente.~ Eleonor fece schioccare la lingua e spostò il peso sulle gambe. ~ Possiamo andare ora? Non sono una guida turistica.~
Si girò e riprese a camminare svelta.
Solo un vampiro poteva muoversi in modo così aggraziato su un sentierino di terra battuta, pensai osservando i sandali con zeppa di più di dieci centimetri ai piedi di Eleonor.
Pochi minuti dopo il percorso si fece più arduo perché in discesa, anche se nessuna delle mie compagne sembrava averlo notato.
Perfino Nabija aveva sviluppato un'agilità e una prontezza di riflessi invidiabili.
Scesi insieme a loro giù per il lieve pendio, trattenendo per un paio di volte un'esclamazione dovuta alla perdita di aderenza sul terreno delle mie semplici scarpe a ginnastica.
"Come fanno queste a camminare con i tacchi meglio di come cammino io con le scarpe basse??"
Fortunatamente tornammo presto su un terreno pianeggiante, così non dovetti più preoccuparmi del mio equilibrio.
~ Siamo arrivate?~ fece Jane quando affiorammo dalla vegetazione che fino a quel momento ci aveva circondate.
~ Sì, Jane.~ sbuffò Ele impercettibilmente.
~ È...carino...~ Nabija non sembrava troppo convinta delle sue parole.
~ Questa è solo l'entrata. Venite.~
Un grande cancello in ferro nero ondeggiava avanti e indietro a causa del leggero vento che si era alzato. Questo era diviso da sbarre il cui percorso era interrotto solo da una lastra di una dozzina di centimetri che recava i nomi delle quattro creature entros in lettere sbiadite.
Appena Eleonor gli si avvicinò smise di ondeggiare e si aprì verso l'interno.
Il borgo era costituito da molti più edifici di quanti me ne immaginassi, tutti ammassati l'uno contro l'altro creando uno sfondo caotico dietro a tutte le persone che si affacendavano su e giù per l'unica strada presente.

La nostra prima meta fu una gelateria; era una giornata piuttosto calda rispetto alla precedente e tutte, compresa Eleonor, sembravamo averlo notato.
Con una granita alla menta in mano tutto appariva più piacevole, così, seduta insieme alle altre attorno a uno dei tavolini esterni della gelateria, mi misi a osservare la gente.
Tutte le creature oscure parevano convivere in perfetta armonia con gli umani presenti, che si comportavano come se la presenza degli entros in mezzo a loro fosse del tutto normale.
Be', tecnicamente per loro era normale, l'unica che ancora non si era abituata a quell'ambiente sembravo essere io.
Notai con dispiacere che la mia granita era quasi terminata. Stavo giusto pensando se comprarnene un'altra quando davanti a una libreria notai una folta chioma di capelli bianchi a me molto nota, la quale apparteneva a Xavier, che stava appunto uscendo dal negozio.
Istintivamente mi alzai per salutarlo, ma lui, appena ebbe posato lo sguardo su di me, si dileguò nell'aria sparendo all'improvviso.
"Ma che...?"
Delusa, mi rimisi a sedere.
Alzandomi avevo attirato l'attenzione delle ragazze che ora mi guardavano incuriosite.
~ Fai sempre quest'effetto ai ragazzi?~ ridacchiò Ele rigitando la cannuccia nel frullato.
Le risposi con un sorriso, in modo da non distrarre la mente dall'espressione che aveva fatto il demone vedendomi, e soprattutto dall'enorme livido che aveva in faccia.

Mezz'essereWhere stories live. Discover now