CAPITOLO 40:

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La cena fu ovviamente rovinata. Io non avevo spiccicato più una singola parola dopo l'arrivo di Elija e lo stesso aveva fatto Xavier. Tra noi tre si era creata immediatamente una tensione impossibile da ignorare; potevo quasi veder crepitare l'aria in piccoli scoppi di scintille.
Con la coda dell'occhio vedevo Xavier spostare repentinamente lo sguardo da me a Elija, da Elija a me e così via. Non so cosa si aspettava che succedesse, ma niente è successo se non un lungo, imbarazzante, nervoso silenzio che non era sfuggito a nessuno.
Lo stomaco mi si era chiuso del tutto solo a vederlo, così non ero riuscita nemmeno a finire il piatto di pasta che avevo davanti e me n'ero andata per prima dalla sala, sotto agli sguardi curiosi di tutti i demoni presenti.
Forse non ero stata molto rispettosa, ma era una situazione che non riuscivo a sopportare nemmeno sforzandomi, così avevo spostato la sedia, avevo mormorato un "scusate" ed ero uscita.

Ritrovare la mia stanza era l'ultimo dei miei problemi; con un'andatura da marciatrice professionista attraversai il lungo e tenebroso corridoio e giunta davanti alla mia camera l'aprii di slancio e mi ci chiusi dentro.
Infatti avevo trovato la chiave nel comodino poco prima, e anche se qualcosa mi diceva che Baeron non avrebbe gradito che io la utilizzassi, non mi interessava.

Mi gettai di schiena sul letto, e restai immobile a fissare il soffitto.
Stupidamente non avevo mai considerato che potesse accadere, che Elija potesse tornare, e dunque non ero preparata. Era stato uno shock niente male trovarmelo davanti, talmente tanto che ora non vedevo l'ora che se ne andasse.
Non potevo restare nello stesso posto dove stava lui. Già mi era costato perdonare Xavier per avermi tenuto nascosta tutta quella storia, ma ci ero riuscita perché era stato l'unico gentile con me lì dentro ed era ancora l'unico a cui sembrava importare di me.
Sarei anche rimasta chiusa in stanza tutto il giorno pur di non dovermi imbattere ancora in Elija.
Chiusi gli occhi e ascoltai il mio respiro per un po'; così, riuscii a rilassarmi abbastanza da smettere di pensare ossessivamente a lui.
Era così silenzioso lì dentro... Mi sentivo quasi in pace con tutto ciò che mi circondava, e un piccolo innocente sorriso mi si formò sulle labbra.
Dalla finestra aperta entrava una leggera brezza che mi accarezzava la pelle, rendendo il tutto ancora più rilassante. Pochi minuti dopo, mi appisolai.

~ Angy? Angy mi apri?~
Spalancai gli occhi di colpo nel momento in cui quella voce raggiunse il mio cervello.
Xavier mi chiamava con insistenza, e a giudicare dal tono che usava doveva esser lì da un po'.
~ Arrivo...~ borbottai.
Feci scattare la chiave e me ne tornai subito sul letto, lasciando che si aprisse la porta da solo. Non avevo mai fatto molti pisolini pomeridiani nella mia vita, e riprendermi da questo sembrava dura.
Sentii la porta chiudersi, il rumore dei passi di Xavier e poi il letto che si muoveva; si era già messo comodo.
Mi voltai di schiena per guardarlo in faccia e scoprii che non aveva un bell'aspetto. In genere mi sorrideva, o se non lo faceva comunque mi rivolgeva uno sguardo gentile; adesso sembrava solo nervoso.
~ Come va?~ mi chiese con un sospiro. Lo domandò come fosse una formalità, lui sapeva già la risposta.
Feci un sorriso tirato. ~ Più o meno come va a te immagino.~
~ Visto che te ne sei andata così ho pensato di controllare se stavi male.~ spiegò. ~ Tuo padre...~
~ Baeron.~ lo corressi io con forza.
~ Baeron. Si è stupito del tuo comportamento... Insomma, che tu te ne sia andata in quel modo.~
~ Mi dispiace di averti lasciato da solo.~ dissi con sincerità. ~ Ma non ce la facevo proprio.~
~ Oh lo so, non ti preoccupare.~ Il suo tono si era ammorbidito. Mi piaceva da morire la dolcezza di Xavier, anche se mi mancavano le sue battute. In fin dei conti mi sembrava di non aver mai veramente conosciuto nessuno dei miei cosiddetti "amici" della scuola, poiché tutti si erano rivelati essere qualcos'altro.
~ Ha...detto qualcosa?~ gli chiesi incerta. Non ero certa di volerlo sapere.
Lui mi rivolse un'occhiata interrogativa.
~ Elija.~ chiarii. Mi accorsi con vergogna di avere un po' di timore nel pronunciare il suo nome.
~ Oh... No, non molto. Ha parlato parecchio con tuo...con Baeron e Dristen, ma non di te.~
~ E con te?~
Xavier fece spallucce. ~ Giusto qualche parola.~
~ Non siete così amici come lo eravate a scuola.~ osservai. ~ Fingevate o è successo qualcosa?~
Lui restò in silenzio. Sapevo che mi aveva ascoltata, così attesi.
~ Mi dispiace...~ disse scuotendo la testa. ~ Non penso di potertelo dire. O meglio non penso di essere la persona adatta a raccontarti questa storia.~
~ Devo chiederlo a lui?~
Non sapevo neanch'io se quella frase doveva essere una semplice domanda o una minaccia.
~ Non farlo.~
~ Perché potrebbe rispondermi?~
~ Non voglio pensare a cosa potrebbe dirti, ma Angy mi devi promettere che qualsiasi cosa ti dirà mai, che sia un fatto sconvolgente o un complimento per come sei vestita, tu lo prenderai con le pinze. Non credere ciecamente alle sue parole.~
~ Non credo ciecamente alle parole di nessuno qui dentro.~
~ Non è vero, Angy. Tu di me ti fidi. E ti fidi anche di Mailor. E sai perché?~
Lievemente indispettita, negai.
~ Perché io e lui siamo gentili con te. Ti fidi di Baron come ti fidi di noi?~
~ Certo che no.~ risposi con una risata secca.
~ Perché lui è più severo di noi e non ti tratta allo stesso modo.~
Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Lo odiavo per questo, ma ero troppo contenta e sollevata di averlo vicino a me. La sua brutale onestà mi colpiva e rassicurava allo stesso tempo.
~ È vero...~ mormorai.
~ Non volevo offenderti.~ si affrettò ad aggiungere.
Gli sorrisi. ~ Non mi hai offeso, Xavier. Mi fa piacere sapere che ciò che mi dici è davvero quello che pensi.~
Lui mi restituì il sorriso, e mi sentii meglio.
~ Che pranzo di merda vero?~
Ridemmo insieme, dissipando tutto quello stress e quell'ansia che ci assillavano.
~ Hai proprio ragione.~ dissi. ~ Davvero orribile.~

Entrambi desideravamo solo cambiare discorso, questo lo sentivo chiaramente, ma ero decisamente a corto di argomenti da portare in quella conversazione.
~ Sai una cosa?~ fece lui all'improvviso.
Mi voltai incuriosita.
~ Potrei portarti nella serra. Non ci sei stata vero?~
~ Mi piacerebbe molto vederla.~ sorrisi.
~ Andiamo subito?~
~ Sì, per favore.~ dissi alzandomi.
Andai verso la porta, tolsi la chiave dalla serratura e aprii la porta, con una mezza idea di chiuderla a chiave.
Feci un salto fino al soffitto per lo spavento che mi fece prendere la figura immobile davanti alla mia camera, la figura -ovviamente- di Elija.
~ Stavi origliando?~ ringhiai.
Lui sorrise con un detestabile sorriso da sbruffone. ~ Non lo farei mai.~
Poi spostò lo sguardo su Xavier. ~ Andate da qualche parte?~
~ Sì.~
~ Posso sapere dove?~
~ No.~ risposi io trascinando fuori Xavier dalla mia stanza e sbattendo la porta.
Lo spinsi affinché mi guidasse via da lì, e non guardai indietro da dove potevo quasi sentire la risatina di Elija.
Archiviai l'idea di chiudere la porta a chiave. Chiunque ci si poteva trasportare dentro, che fosse aperta o chiusa. Mi sarei solo resa ridicola davanti a lui.
Camminando in fretta, pregai che la giornata si concludesse senza altri incontri del genere.

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