Capitolo 7

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Che cazzo voleva? Perché mi seguiva? Che intenzioni aveva? Forse si è accorto che c’è qualcosa che no va? O forse mi stavo facendo solo paranoie, come era mio solito fare, molto probabilmente si è alzato per andare in bagno come me, solo nello stesso momento. Io entrai nel bagno delle donne, misi le mani sul lavandino cercando di sorreggermi con l’aiuto del lavandino, mi guardai allo specchio ero pallida, non mi stupirei se qualcuno se ne fosse accorto, all’interno della borsa c’era la scatolina con l’antidolorifico, la presi, ne avevo già prese cinque in una mattina, non andava bene, aprii la scatolina e all’interno erano rimaste solo sette pillole, quello che stavo per fare mi avrebbe ucciso di sicuro ma non mi importava, se facendo questo sarei morta, beh meglio per me no? Odiavo la mia vita è la mia morte non sarebbe importata a nessuno. Guardai le pillole sperando di cambiare idea, ma niente, le presi tutte in un colpo. Prima che potessi aprire il rubinetto, per sciacquarmi la faccia, entrò qualcuno. L’uomo che era seduto di fronte a me, mi aveva seguito fino al bagno delle donne? “credo che tu abbia sbagliato, il bagno degli uomini è qui difronte” non sembrava aver capito, o semplicemente non voleva capire, aprii il rubinetto e mentre si lavava le mani mi fissava con i suoi occhi. Cosa aveva da guardare? Sembrava interessato a me? Ma che sto dicendo, continuava a fissarmi e io feci lo stesso, non mi accorsi che tra uno sguardo e l’altro indietreggiai come per cadere ma rimasi in piedi si girò e mi si mise di fronte, “stai bene?” sto bene? No certo che no ma non avevo di certo intenzione di dirlo ad uno sconosciuto, così indossati la mia solita maschera, della ragazza perfetta e senza problemi “si, certo che sto bene” mi guardava negli occhi, senza presentare nessuna emozione, “ok. Tuo padre ti starà aspettando, ha una cosa importante da dire e presumo che voglia sua figlia accanto a lui, o mi sbaglio” me? Ma fammi il piacere, sono a questa specie di festa solo perché sono obbligata, ma anche questo non glielo potevo dire “no affatto, ci stavo per andare adesso” fece un semplice cenno con la testa e mi indicò lo strada con la mano, senza toccarmi. Appena arrivato in salone non c’era nessuno “sono già saliti di sopra, avanti andiamo” non sapevo la strada quindi mi limitai a seguirlo, “l’ascensore non va” era uno scherzo, perché se lo era non mi piaceva, di sicuro non sarei riuscita ad arrivare al piano di sopra tutta intera, a mala pena ci vedevo, avevo quei minuti che vedevo tutto sfocato e pur sbattendo le palpebre non cambiava niente, lui salì i primi due gradini, si fermò e mi guardò mentre ero immersa nei miei pensieri, mi chiedevo come avrei potuto salire quelle maledette scale così com’ero. Alzai lo sguardo, e lo vidi guardarmi. Salì il primo scalino con fatica, non dissi una parola ero concentrata a salire le scale in modo da non destare sospetti. Lui non fece domande e salì le scale. “finalmente” lo vidi fare un piccolo sorriso, ma non volevo mettermi nei guai così non aprii bocca, e anche se l’avessi fatto cosa avrei detto, perché hai sorriso? Sarebbe stato da stupidi e io non lo ero, almeno in parte. Entrammo e ci trovammo in piedi davanti a un tavolo, con Liam al mio fianco e mi guardava in un modo che non mi piaceva “dove eri finita?” mi sussurrò all’orecchio senza che nessuno lo notasse, “ero in bagno te l’ho detto. Poi è arrivato quel tizio” lo guardai con gli occhi, Liam seguì i miei occhi e penso che abbia capito a chi mi riferivo perché si irrigidì immediatamente “e abbiamo salito le scale” non volevo entrare troppo nei dettagli. Non mi disse nulla, non mi minaccio, non mi disse che appena tornati a casa me l’avrebbe fatta pagare, niente. “devo salire sul palco tu non combinare cazzate intesi?” annui con la testa niente di più non avevo nemmeno capito cosa avesse detto, non c’è la facevo più, tra un momento o l’altro sarei caduta a terra. L’uomo di prima mi guardava, non distolse gli occhi da me, manco fossi una collana di diamanti, mi teneva d’occhio, ma perché? Non reggevo la mia testa, chiudevo gli occhi e gli riaprivo, di continuo. “Sicura di stare bene?” mi domandò di nuovo, non feci neanche in tempo a rispondergli o meglio a mentirgli, che mi prese il polso della mano e mi trascinò fuori dalla sala e mi portò in una stanza, nella quale c’era un bagno e mi mise davanti allo specchio “Guardati!” mi ordinò.

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