Capitolo 40

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Dopo qualche minuto smise e si mise a dormire, ero esausta anch’io eppure non riuscivo a dormire tranquillamente con lui affianco a me. Ripenso a tutte quelle volte che ho pensato che ci fosse un minimo di gentilezza in lui, che cazzata. I miei genitori si sono dimenticati di me ciò implica che non ho ne un padre e ne una madre. Per quanto riguarda “mio marito” non poteva essere chiamato tale, dopo ciò che mi ha tolto. Dopo un po’ smisi di farmi male con i miei stessi pensieri crollando nel sonno.

“Elisabhett vieni tesoro! ” papà è dolce con me alcune volte no, ma in fondo lo è, io lo so, so che in lui c’è di più. Andai in giardino dove si trovava lui e Jason “eccomi” dissi sorridendo “tieni questa” mi diede fra le mani la sua pistola “cosa ci devo fare” si abbassò alla mia altezza per guardarmi negli occhi “che cosa si fa con le pistole Elisabhett?” mi sembra una domanda stupida visto che ho finito di allenarmi con la pistola qualche minuto fa “si spara” sorrise “brava la mia bambina. Ora puntala su Jason” sgranai gli occhi “p-perché?” io voglio bene a Jason non voglio fargli del male “non ti preoccupare è vuota, quindi non gli succederà niente” non gli succederà niente? feci per controllare se fosse vuota ma mi fermò “ho controllato io stesso è vuota Elisabhett” okay mi fido allora. Mi misi in posizione, portai la pistola davanti e sparai. “brava! ” esultava, era contento, davanti al corpo di suo figlio, rimasi pietrificata, controllai la pistola lentamente come se potesse farmi del male. Non era presente nessun proiettile, c’è n’era solo uno e lui lo sapeva. “a-avevi…”

“ cazzo” mi svegliai a fiato corto mentre sudavo freddo. Mi passai una mano fra i capelli, mi aveva slegata e lui non c’era, mi alzai lentamente dal letto, accorgendomi della pozza di sangue sulle lenzuola, ritrassi le lacrime al pensiero di ciò che successe ieri sera. Andai in bagno e mi feci una doccia calda per rilassarmi. Passarono un paio d’ore e finalmente decisi di uscire. Le lenzuola erano state cambiate, lo avrà ordinato Dominic. Mi vestii comodamente e rimasi in camera, riflettendo sul scendere o meno.

All’improvviso qualcuno busso alla porta, mi alzai in fretta aprendola, per mia fortuna non era Dominic “dimmi” era una delle cameriere “le ho portato la colazione signora Ivanov” non sarà presente ma ho pur sempre il suo cognome “grazie ma non ho...

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All’improvviso qualcuno busso alla porta, mi alzai in fretta aprendola, per mia fortuna non era Dominic “dimmi” era una delle cameriere “le ho portato la colazione signora Ivanov” non sarà presente ma ho pur sempre il suo cognome “grazie ma non ho fame” dissi cercando di essere più dolce possibile “ma signora-” la fermai “chiamami solo Elisabhett e per quanto riguarda la colazione me lo dia a me” “va bene signora…. Volevo dire Elisabhett” fece per andarsene ma alla mia voce si fermò “io non so come ti chiami?” gli si illuminarono gli occhi “mi chiamo Serena” “piacere di conoscerti allora” se ne andò salutandomi. Chiusi la porta e apoggiai il vassoio sul comodino. Dannazione, potevo chiedere a Serena se Dominic era in casa o meno. Iniziai a stancarmi di stare in camera così uscii dalla stanza. Vidi Edward per i corridoi “Edward!” sussurrai lievemente, la persona giusta al momento giusto “dimmi tutto dolcezza” dolcezza? Okay tutto normale è solo Edward che fa Edward “sai dirmi se il bastardo è a casa” sorrise “no tranquilla non c’è, è uscito qualche minuto fa incazzato” “perché?” “non lo so pure Noah era arrabbiato, ma penso che centri tu in questa discussione” mi fece l’occhiolino. Avrà di scuro origliato tutto e se il fulcro della discussione ero io allora sia Noah che Edward sanno tutto. “fossi in te mi vendicherei” disse Edward con uno sguardo da chi ha voglia di fare casini “e come?” chiesi curiosa “rovinandogli ciò che gli è più caro” di certo non tiene a me “sarebbe?” quando la smetterà di fare delle frasi a monosillabi “il lavoro” giusto, per una persona egoista come lui come primo posto c’è il lavoro. “come cavolo vuoi che faccia” dissi incrociando le braccia “destino vuole che oggi ci sia una specie di festa, potrei darti un passaggio” tutto ciò mi piace “quando se ne va Dominic?” dissi sorridendo. Ora si gioca a mie regole.

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